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Pinocchio nacque a Collodi

"C’era una volta…- Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori.- No ragazzi avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze. Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un falegname…”

Lucia Maffei


Sono le battute d’inizio di uno dei libri più conosciuti e amati dai bambini di tutto il mondo: Le avventure di Pinocchio. La storia del burattino di legno è infatti, dopo la Bibbia ed il Corano, il titolo ancora oggi più diffuso: nel mondo si contano oltre duecento traduzioni in lingue diverse e incalcolabile è il numero di edizioni e ristampe pubblicate dal 1883 a oggi.

Pinocchio nacque a Collodi, un piccolo paese tra Lucca e Pescia dalla penna dello scrittore Carlo Lorenzini che, fiorentino di nascita, trascorse però proprio a Collodi gli anni della sua infanzia: sua madre infatti lavorava come cuoca a Villa Garzoni.

Che questo piccolo paese della campagna toscana sia stato per lo scrittore la sua terra d’adozione lo denuncia con forza proprio lo pseudonimo che adottò fin dagli inizi della sua carriera di giornalista: i suoi articoli sulla rivista “il Lampione” uscivano infatti a firma di Carlo Collodi.

Uno pseudonimo, poi mantenuto, che ha creato quel legame, oggi inscindibile, tra questa terra e la figura di Pinocchio.


È L'ESTATE DEL 1881: COLLODI PUBBLICA L'INIZIO DI UN RACCONTO A PUNTATE, “La storia di un burattino”, destinato a un nuovo settimanale per l'infanzia, il “Giornale per i bambini”. Il racconto termina, dopo solo quindici puntate, con Pinocchio impiccato a un ramo di quercia. Questo brusco epilogo scatena la furia dei giovani lettori e tanto numerose sono le lettere di protesta che a novembre di quello stesso anno la storia ricomincia, questa volta col titolo “Avventure di Pinocchio”: nel gennaio 1883, alla definitiva conclusione del racconto, il burattino di legno diventerà un bambino in carne e ossa.

Uscito dalle pagine del racconto a puntate, tre settimane più tardi Pinocchio è già libro: lo pubblica, con le famose illustrazioni di Enrico Mazzanti, l'editore fiorentino Felice Paggi.

Da quel momento è un continuo susseguirsi di nuove edizioni, ciascuna illustrata dai migliori illustratori dell’epoca. Nel mondo della narrativa per l’infanzia infatti le immagini devono riuscire, da sole, a raccontarci una storia con emozione. E dunque, anche un'opera arcinota come quella di Pinocchio narrata graficamente riesce a suscitare nuove e inaspettate sensazioni.

La fortuna del libro ha dunque creato una vera e propria “storia delle illustrazioni” e a Firenze, nell’Archivio Storico della Casa Editrice Giunti è conservato un fondo dedicato interamente all’iconografia di Pinocchio: una panoramica pressoché completa del percorso editoriale del libro dall’Ottocento ad oggi.

Ritrovare e collezionare le più belle edizioni di Pinocchio non è infatti cosa facile, considerando che la maggior parte dei volumi pubblicati, prima di raggiungere il mercato degli estimatori, è passata tra le mani dei piccoli lettori, mani curiose, impazienti e spesso colorate di merenda.

Solo per dare qualche indicazione oggi, sul mercato antiquario, la prima edizione Paggi, praticamente introvabile, ha una quotazione che si aggira attorno ai 7.500 Euro mentre la nota edizione illustrata da Attilio Mussino per Bemporad, del 1910, ha un valore di circa 700 Euro.


NON SOLO IL MONDO DELLA GRAFICA SI È PERÒ DEDICATO A PINOCCHIO, la svolta determinante per la fortuna mondiale del burattino risale al 1940 quando Walt Disney riprende il testo di Collodi e ne realizza un film d’animazione. Da questo momento l’iconografia del burattino di legno sarà per sempre legata al Pinocchio disneyano.

Ma il cinema non ha mai smesso di occuparsi di questa “favola per grandi e piccini” e l’ultimo, in ordine di tempo a cimentarsi con questo “pezzo di legno” è stato il fiorentino Roberto Benigni che in un’intervista ha dichiarato: “Pinocchio è la vita, la morte, la gioia, il sorriso, la sofferenza, l'inganno, l'amicizia, la libertà, il perdono, il male…Un testo unico come la Bibbia. Mi sono innamorato di questo pezzo di legno e ogni volta che vedo un albero mi vien voglia di abbracciarlo!”.

Un personaggio, Pinocchio, che riporta in modo prepotente non solo Benigni ma tutti noi alla nostra infanzia: è certo infatti che ogni mamma, almeno una volta, ha detto al figlio queste parole: “attento che se racconti le bugie ti cresce il naso come a Pinocchio!”.•

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