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Obiettivo Sicurezza: quando fare ZERO significa vincere!

Nel mondo dell’industria, sicurezza e lavoro sono un binomio inscindibile. Su questo tema un’inedita iniziativa è stata lanciata con successo in tutta Italia dalla Fondazione Giuseppe Lazzareschi di Porcari a Lucca: il Progetto Sicurezza Obiettivo Zero.

Lucia Maffei


Un concorso nazionale promosso tra le aziende del settore cartario e cartotecnico del tissue, un premio annuale conferito a quelle realtà che non hanno registrato incidenti sul lavoro durante il 2004. Si tratta della seconda iniziativa nel settore socio-economico che, assieme al progetto Start up (vedi Perini Journal n° 22), vede la Fondazione impegnata sul fronte della cultura d’impresa.

“L’idea di creare questo premio – spiega Angelo del Carlo, Presidente della Fondazione - nasce dalla volontà di diffondere una cultura della sicurezza al di là dei cancelli dell’impresa stessa. L’opinione pubblica è infatti spesso convinta che l’azienda sia un luogo di solo conseguimento del profitto dove la sicurezza non è tra gli obiettivi primari dell’imprenditore. Questo progetto che vede in prima linea, tutti assieme, imprenditori, enti di controllo, associazioni di categoria testimonia lo sforzo costante e congiunto fatto per rendere più sicuro l’ambiente di lavoro e per diffondere la cultura della sicurezza.” Nell’industria cartaria infatti, ormai da molti anni, l’attenzione alla prevenzione degli infortuni sul lavoro è elemento dominante della strategia aziendale. Investimenti importanti e continui interessano ogni aspetto della vita di un’azienda dalle infrastrutture alle macchine produttive, dalla formazione degli addetti all’adeguamento degli strumenti di lavoro. Elementi questi divenuti una forte priorità per ciascuna impresa che operi nel settore della produzione o della trasformazione del tissue.


PROPRIO QUESTA SENSIBILITÀ È ALLA BASE DELLA CONSISTENTE PARTECIPAZIONE DIMOSTRATA DALLE AZIENDE ITALIANE FIN DA QUESTO PRIMO ANNO DI LANCIO DEL PROGETTO SICUREZZA: oltre il 56% degli stabilimenti (100 unità produttive su un totale di circa 160 in Italia) hanno infatti aderito al concorso con una ripartizione geografica che premia, in particolare, il centro e il sud Italia (Nord 5%; Centro 82%; Sud ed Isole 13%).

Alla luce di questo primo anno di attività dunque la Fondazione Lazzareschi, promotrice del progetto assieme ad Assocarta, Assoindustria, INAIL, Azienda Sanitaria Locale e all’Università di Pisa, ha ottenuto un risultato che dimostra la grande coesione e la maturità culturale delle aziende del settore cartario.

“Un risultato che per certi aspetti ha sorpreso anche noi – afferma Silvio Bianchi, coordinatore delle attività socio-economiche della Fondazione - non solo per la massiccia adesione ma soprattutto per i risultati raggiunti dalle aziende. Abbiamo conferito a 20 stabilimenti il premio per la riduzione dell’indice di frequenza degli infortuni che dal 2003 al 2004 si è ridotto del 22% circa, ma soprattutto abbiamo premiato ben 18 unità produttive, delle cento aderenti al progetto, per aver conseguito l’Obiettivo Zero.

In particolare i premi per l’abbattimento degli indici di frequenza sono stati assegnati ripartendo i partecipanti in quattro diverse categorie: da un lato abbiamo diviso le cartiere dalle cartotecniche. Successivamente ciascuna di queste categorie e stata a sua volta segmentata in ulteriori due gruppi sulla base del numero degli addetti operanti nello stabilimento: l’una per aziende con meno di trenta addetti, l’altra per quelle con un numero superiore a trenta unità. In questo modo il calcolo percentuale degli indici di frequenza è stato formulato su gruppi di partecipanti con caratteristiche tra loro omogenee, non solo per tipologia produttiva, ma anche per dimensioni.”

“Un’iniziativa questa – aggiunge Massimo Ramunni di Assocarta – che dimostra la maturità culturale e socio-imprenditoriale del settore del tissue. Lo sviluppo di una cultura della sicurezza è infatti il primo fondamento per una vera prevenzione, e la sicurezza si costruisce tutti assieme attraverso l’impegno alla diffusione capillare di un patrimonio di conoscenze ed esperienze che aiutano a spezzare la vecchia logica che legava l’infortunio alla fatalità.”


UN CONTINUO E COSTANTE LAVORO DI ELIMINAZIONE DELLE CONDIZIONI DI RISCHIO, UN MONITORAGGIO CAPILLARE DELLE CRITICITÀ, L’ANALISI DELLE CAUSE sono gli elementi su cui, oggi, si basa l’organizzazione di ogni aspetto della vita aziendale.

Oggi dunque non solo nelle multinazionali, ma anche in piccole realtà industriali, la sicurezza è divenuta parte integrante della mission aziendale, un principio cardine dell’attività produttiva piuttosto che un costo da sostenere.

“Un imprenditore – afferma Luigi Lazzareschi - desidera per la sua impresa, prima di ogni altra cosa, il successo, e un successo di lungo periodo.

Tre sono i tipi di successo che debbono essere tra loro sinergici e svilupparsi con armonia: un successo competitivo, un successo reddituale ed un successo sociale. Non basta migliorare la propria competitività conquistando nuovi mercati e creare profitto, è anche fondamentale conseguire il cosiddetto “successo sociale” ovvero la soddisfazione e il consenso sia interno che esterno all’azienda.”

Alla Fondazione nel frattempo si sta già pensando di allargare il Progetto Sicurezza: Obiettivo Zero a tutto il mondo italiano del Paper e degli imballaggi perché, citando la filosofia di una grande multinazionale come Procter & Gamble, all’avanguardia da anni in tema di sicurezza, è importante ricordare sempre che “nulla di tutto ciò che facciamo vale una ferita”.•

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