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Gioielli di carta

Il pensiero di un gioiello evoca immediatamente ori, argenti, coralli, perle, pietre preziose o magari, in ambiti più comuni e quotidiani qualcosa che felicemente possa assomigliare a quei materiali nobili. Avreste mai pensato alla carta?

Luisa Canovi


Al gioiello si associano anche idee di lunga durata nel tempo, sia come paziente e complessa fabbricazione a cura di abilissimi artigiani sia come oggetto simbolo da tramandarsi di generazione in generazione. Prezioso e immutabile nel tempo, queste sono le caratteristiche che si trovano in un piccolo anello nuziale o nella corona di un re.

Nella storia del gioiello però le cose sono spesso andate in altro modo, da sempre uomini e donne hanno costruito monili decorativi per abbellire il loro corpo e spesso ciò è stato fatto usando materiali di facile reperibilità: foglie, cortecce, pezzi di legno, conchiglie, corde, pelli, sassi, pietre, semi, bacche e in tempi più recenti metalli poveri, resine, plastica, materiali di recupero e anche carta.


DI TUTTI I MATERIALI, ANTICHI E MODERNI, LA CARTA È, IN APPARENZA, SICURAMENTE IL PIÙ STRANO PER COSTRUIRE GIOIELLI. Come può un fragile foglio di carta trasformarsi in un gioiello forte e duraturo, un gioiello che si possa indossare senza rompersi, un gioiello che non si sporchi e che l’acqua non rovini, insomma un gioiello vero e proprio? Qualcuno l’ha fatto e con tecniche e risultanti sorprendenti.


LE COLLANE “QUILLING” DI ANGELA SIMONE. Utilizzando una tecnica chiamata quilling che consiste nell’arrotolare striscioline di carta su se stesse per formare dei piccoli cilindretti o dei coni, Angela, grafica di professione, realizza raffinate e leggere collane da indossare di giorno e di sera. La tecnica del quilling è molto semplice e relativamente veloce ma permette di realizzare perle di carta diversissime fra loro come aspetto, forma e colore e quindi offre innumerevoli spunti per la creazione delle collane stesse. Per tenere compatto il rotolino di carta si usa una colla trasparente vinilica diluita con acqua che penetra nella carta incollando le volute della spirale arrotolata facendola diventare un corpo unico. A colla essiccata il rotolino risulterà solido e impermeabile.

Lavorando con sottili striscette di velina o di carta di riso si ottengono piccolissime perle compatte e resistenti come pietre, oppure si usano carte fatte a mano con le fibre a vista e le perle sembreranno intessute di seta, o ancora con carte decorate e marmorizzate si avrà un effetto anticato e fascinoso, con cartoncini ondulati ecco grandi perle ruvide e materiche seppur leggerissime, con carte riciclate si otterranno collane originali nei contrasti di materia e colore e così via. Le perle ottenute sono pronte per essere raccolte e distribuite nell’ordine preferito. Durante la lavorazione si arrotola la carta intorno a un bastoncino in modo da lasciare all’interno di ogni perla un foro passante che agevolerà il passaggio del filo. Fili di seta, di cotone, di lana, cordini e altro tengono insieme le perle formando collane sempre diverse. Spesso vengono inseriti fra le perle altri elementi che ben si abbinano al tipo di carta usata, perline di vetro, ceramica, legno, così come possono esserci piastre di chiusura in metallo o cartoncino ricoperto o decorato.


I MEDAGLIONI IN “PAPIER MACHÈ” DI RITA SANCI. Alle collane di carta fatte con perle arrotolate Rita, appassionata di arti cartarie, abbina spesso la tecnica del papier machè per ottenere altre perle oppure medaglioni e finiture particolari. La tecnica del papier machè è quella della cartapesta in pasta: carta povera e di recupero (da giornale per esempio) viene fatta macerare in acqua tiepida e frullata fino a ridurla in poltiglia. Si aggiunge un po’ di colla (di farina o da parati) e si forma una pasta plasmabile come una creta. Dentro a stampi fatti per l’occasione o recuperati fra i giochi dei bambini o in cucina (le formine per la sabbia o quelle per i biscotti) si versa il papier machè e lo si lascia asciugare. Togliendolo poi dallo stampo si ha una forma grezza che può essere rifinita scolpendola delicatamente per ottenere effetti diversi e pezzi unici pur provenienti dallo stesso stampo. La coloritura è fatta applicando pezzi colorati di carta fatta a mano strappati e incollati insieme sulla forma base. Lo strappo permette alle fibre della carta di rimanere filamentose e attaccarsi meglio le une alle altre in modo da ottenere giunzioni invisibili e sfumature naturali. Il gioiello in papier machè risulta incredibilmente leggero e solido insieme permettendo così di realizzare anche forme piuttosto grandi mantenendo eleganza e portabilità.


LE COLORATE CARTAPESTE DI PIERA NOCENTINI. Ancora col papier machè oppure con la tecnica della cartapesta a strati i gioielli di Piera Nocentini, esperta di arti cartarie. Se nel papier machè la carta viene fatta macerare e ridotta in pasta per essere modellata, nella cartapesta a strati si lavora incollando striscioline di carta strappata su un’anima di cartoncino ritagliato o di fil di ferro sagomato nella forma voluta. La carta può essere di recupero quale carta di giornale oppure carta pregiata. Nel primo caso la finitura sarà fatta tramite colori a tempera stesi a pennello, nel secondo la carta stessa, con le sue fibre naturali a vista, colora e decora direttamente la forma realizzata. La tecnica della cartapesta, simile in tutto e per tutto alle tecniche scultoree plasmabili, permette di realizzare qualsiasi soggetto, dalle forme animali alle forme astratte. In particolare si presta alla creazione di elementi di fantasia e di creature strane dove i colori vivaci mettono in risalto ogni piccolo particolare.

Per irrobustire e proteggere i gioielli si può usare una vernice ecologica all’acqua. Con queste tecniche si realizzano gioielli anche piuttosto grandi ma leggeri e facilmente indossabili.


LE CREAZIONI DI CATERINA CREPAX. Ancora più leggere le creazioni di Caterina, architetto e artista della carta, che inventa gioielli strani e fascinosi come usciti da un mondo di fiaba e di fantasia. Con le carte più diverse, da quelle povere e comuni a quelle preziosissime e orientali Caterina crea particolarissimi bracciali, collane e altro ancora fatti di foglioline tagliate una ad una o di piccole conchiglie, spirali, cuoricini, ciuffi, quadratini e mille piccole forme che danno vita a gioielli forse da non indossare ma sicuramente da far sognare.


IL FILO DI CARTA “TWISTART” DI TIINA ARRANKOSKI. Dalla Finlandia arriva una carta particolare nella sua forma di filo strettamente arrotolato, colorato e resistentissimo: il filo di carta twistart. Tiina, finlandese creativa, lavora col filo realizzando fiori, oggetti, tessiture, tappeti e anche gioielli. Fra i tanti modi per lavorare col filo di carta c’è la tecnica dei nodi che permette di intrecciare e annodare più fili fra loro a formare cordoni o strisce di estrema resistenza e compattezza oppure semplicemente annodare un singolo filo su se stesso per assomigliare a un’arborescenza floreale o a un corallo.

L’aspetto dei gioielli realizzati col filo di carta evoca la freschezza primaverile, l’allegria estiva ma anche la delicata brina invernale. Nonostante il loro aspetto raffinato e fragile i gioielli di filo di carta sono incredibilmente forti e resistenti anche a contatto con l’acqua che non deforma né stinge la brillantezza dei colori.


LE SPILLE “ORIGAMI” DI MARK KENNEDY. Dal Giappone arriva la tecnica dell’origami, piegatura della carta per ottenere forme di ogni genere. L’americano Mark Kennedy, informatico di professione, costruisce gioielli origami piegando foglietti colorati nelle forme che più lo appassionano: animali, pesci, uccelli, insetti, draghi, maschere, stelle, figure geometriche…

I modelli origami vengono costruiti a partire da un foglio di carta, solitamente di forma quadrata, e da una serie di piegature che via via modificano la forma originaria per trasformarsi nella forma voluta.

Esistono parecchi modelli nella tradizione giapponese ma molti di più ne vengono creati da nuovi maestri dell’origami e Mark attinge proprio da questi autori contemporanei per creare i suoi gioielli. Il modello scelto viene accuratamente piegato scegliendo la carta più adatta e spesso abbinandola a un leggero foglio di carta alluminio che la irrobustisce e permette una più facile modellazione finale. Quando la piegatura è finita occorre rendere la figura ottenuta rigida e impermeabile, nell’origami infatti, al contrario di tecniche come il quilling o il papier machè non si usa colla e quindi è indispensabile una lavorazione finale di finitura. Anziché usare semplice colla che renderebbe l’origami più robusto ma toglierebbe luminosità al colore della carta viene usata una vernice vetrificante in cui l’origami viene completamente immerso.

Dopo una perfetta asciugatura il modello appare come ricoperto da un sottile strato lucido e trasparente che lo rende forte e liscio al tatto.


I MICRORIGAMI DI WANDA BATTAGLIA. Altri gioielli origami sono quelli di Wanda Battaglia, che alterna il lavoro di infermiera con l’attività di creatrice di gioielli e che sceglie modelli geometrici e floreali per le sue creazioni in piccolissimo formato. Collane, orecchini, spille e altro realizzati con minuscoli foglietti di carta per origami che si trasformano in microscopiche rose, stelle e girandole.

In questo caso viene utilizzata sottilissima carta, spesso metallizzata o luminescente o con colori sfumati e a modello finito non segue alcun trattamento vetrificante, la piccolissima dimensione rende forti e compatti i modelli senza bisogno di colle o vernici. Occorrono invece piccoli strumentini d’aiuto alle mani, pinzette da chirurgo aghi e simili per arrivare a lavorare nelle pieghe della carta dove le dita non riescono.

Gioielli di carta dalle tecniche e dalle forme più differenti accomunati da uno stesso materiale, la carta. •

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