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Il libro: dai rotoli di seta, papiro e pergamena alle pagine di carta

La storia del libro è una storia lunga e particolare che si intreccia strettamente alla storia della scrittura al punto che spesso l’una si identifica con l’altra, creando a volte anche un po’ di confusione: è difficile per l’uomo contemporaneo pensare a una pietra con iscrizioni incise 3000 anni fa come all’antenato del libro che oggi si legge comodamente seduti in poltrona.

Luisa Canovi


I segni che in ogni parte del mondo gli uomini hanno inventato per comunicare tra loro sono diventati via via scritture differenti trascritte su altrettanto differenti materiali che niente avevano in comune con la carta che si usa oggi. Nella sua lunghissima storia di oltre 5000 anni la scrittura incontra il libro nella sua attuale forma riconoscibile non meno di 1500 anni fa e ne occorreranno molti altri ancora prima di passare alla sua struttura definitiva.

Prima che la comunicazione fosse affidata alle pagine di carta dei libri, gli uomini scrivevano su altri supporti: foglie, pezzi d’osso, gusci di animali, pietra, argilla, legno, tavolette cerate, tessuto, papiro, pelli d’animale e altro ancora. Ogni materiale aveva caratteristiche proprie e richiedeva strumenti adatti per lasciare impressi segni cuneiformi, gereoglificici, ideogrammi, alfabetici ecc. delle varie scritture.

Tralasciando i supporti più primitivi come foglie, ossa, pietre ecc. gli antenati della carta vanno cercati in materiali più vicini e simili alla carta stessa, non tanto come costituzione fisica ma come utilizzo per la scrittura: i tessuti di seta, i fogli di papiro e le pelli di pergamena.

La nascita del libro nella sua forma tipica di oggetto formato da fogli piegati, raccolti in fascicoli, cuciti insieme e rilegati non si trova quindi in un unico luogo geografico ma compare indipendentemente in più luoghi evolvendosi da precedenti forme dettate dai vari materiali usati.


PRIMA DELL’INVENZIONE DELLA CARTA NEL 105 D.C IN CINA E DELLA SUA LENTA DIFFUSIONE VERSO OCCIDENTE SI SCRIVEVA PRINCIPALMENTE SUI TRE MATERIALI considerati gli antenati della carta stessa, la seta (in Estremo Oriente), il papiro (nel bacino del Mediterraneo), la pergamena (in Asia Minore). Curiosamente ma altrettanto naturalmente questi tre differenti materiali, dopo essere stati scritti, assumevano la stessa forma arrotolandosi attorno a un bastoncino. Si scriveva su una faccia sola e per leggere una mano teneva il rotolo e con l’altra si srotolava il lungo foglio per poi riavvolgere il tutto dalla parte opposta (... lo stesso tipo di lettura a nastro verticale che oggi incontriamo su internet!)

Quando in Cina venne scoperto il sistema di feltrazione delle fibre che diede origine alla carta, materiale più economico e rapido da fabbricare che si sostituì alla seta, rimase naturale mantenere la forma di rotolo con un lungo foglio di carta avvolto intorno a un bastoncino di bambù. A differenza della seta però la carta mal sopporta di essere arrotolata, soprattutto perché i rotoli venivano riposti orizzontalmente e in questo modo si formavano schiacciamenti e piegature.

Probabilmente fu proprio un rotolo schiacciato e appiattito a far nascere il primo libro con pagine piane, chiamato poi in seguito libro a fisarmonica,essendo costituito dal lungo foglio di carta come nei rotoli ma con pieghe alternate a valle e a monte in modo da permettere un’apertura e una chiusura facili e veloci. Contrariamente alla seta infatti la carta conserva le pieghe che la irrobustiscono e le danno struttura e solidità quindi fu relativamente naturale passare dalla forma arrotolata alla forma piegata.


DAI LIBRI PIEGHETTATI A FISARMONICA, A VOLTE TROPPO LUNGHI E SCOMODI DA USARE, NASCONO I PRIMI LIBRI CUCITI SUL DORSO E APRIBILI PAGINA PER PAGINA.

Poiché un libro pieghettato si può leggere anche sfogliando le pagine lungo le piegature si pensò di cucire il dorso per agevolarne l’uso. Le pagine del libro cucito rimangono doppie, un po’ simili a quelle da tagliare dei vecchi libri intonsi occidentali e vengono chiamate “a sacchetto”. Queste pagine avevano una doppia funzione estetica e pratica: quella estetica era data dalla piacevolezza tattile di scorrere con le dita la piegatura anziché il taglio vivo dei fogli singoli ma soprattutto la pagina a sacchetto risultava utile per la scrittura a pennello. Nella calligrafia orientale spesso le tracce dell’inchiostro penetrano nelle fibre della carta e macchiano il retro del foglio, con la pagina a sacchetto invece le macchie rimangono nascoste all’interno. Da semplici legature funzionali le cuciture dei libri cinesi e giapponesi diventano veri e propri elementi decorativi assumendo nomi poetici e fantasiosi come cucitura a guscio di tartaruga, a zampa d’uccello ecc. e vengono anche chiamate cuciture a vista.


DALL’ESTREMO ORIENTE ALL’EUROPA, SIMILE ALLA STRUTTURA DEI LIBRI ORIENTALI CUCITI SUL DORSO SONO I PRIMI LIBRI DI EPOCA ROMANO-CRISTIANA che nascono dall’unione dei “codici” e dei “volumi”. Queste due parole, usate oggi come sinonimi della parola libro, in realtà significavano cose molto diverse e solo il loro uso applicato allo scrivere ha portato al significato attuale. Codex era la tavola di legno con cui a Roma si preparavano le tavolette cerate per la scrittura. Quando si misero insieme più tavolette legate insieme sul dorso da striscioline di cuoio o di corda si continuò a chiamare codice quello che poi successivamente prenderà il nome di libro.

Estremamente pesante e rigido il codice permetteva una suddivisione in pagine vantaggiosa rispetto all’altro sistema usato nello stesso periodo dai romani e cioè il rotolo di papiro di provenienza egiziana. Il papiro arrotolato, chiamato volumen che significa appunto avvolgere, era costituito da un unico lungo foglio fatto da striscioline tagliate della pianta di papiro accostate e sovrapposte fra loro. Anche la parola volume, come già per la parola codice, verrà poi usata come sinonimo di libro. I Romani cercarono allora di sfruttare le migliori caratteristiche delle due forme di libro, il codice costruito con le pagine di legno e il volume di papiro arrotolato, per arrivare a un unico risultato che comprendesse il meglio di entrambe. Intorno alla fine del 1° secolo d.C si fabbricarono i primi libri veri e propri fatti con pagine di leggeri fogli piani di papiro messi uno sull’altro e legati sul dorso ad imitazione dei codici di tavolette cerate che pian piano andarono scomparendo.


MENTRE A ROMA SI DIFFONDEVANO I NUOVI LIBRI DI PAPIRO, IN TUTTA L’ASIA MINORE SI SCRIVEVA SULLA PERGAMENA, pelle di animale seccata e levigata chiamata così perché originaria della città di Pergamo. La pergamena, sia nella sua terra d’origine sia nei paesi dove veniva esportata manteneva la forma di rotolo come già era successo per le seta cinese e per il papiro egiziano. A differenza della seta e del papiro però poteva essere scritta su entrambe le facce e questa possibilità favorì la trasformazione da rotolo voluminoso e scomodo da leggere recto-verso in libro costituito da pagine da sfogliare. Rispetto ai libri di papiro fatti di singole e fragili pagine la pergamena permetteva di essere piegata e sovrapposta in fascicoli che venivano poi cuciti su nervature per ottenere libri di grande spessore. Quando i libri di pergamena arrivarono in Europa si affiancarono a quelli già esistenti e di nuovo ci furono miglioramenti di forma e d’utilizzo. A ricordo dei vecchi codici si mantennero due tavolette di legno sopra e sotto il libro membranaceo (così veniva chiamata in Italia la pergamena) per proteggerlo e costituire così le prime forme di rilegatura. Successivamente le rilegature si fecero con materiali diversi dal legno come ad esempio cuoio, pelle, metallo, avorio, tessuto, cartone ecc., spesso arricchiti da decorazioni incise o a rilievo, fregi, borchie e anche pietre preziose.


QUANDO, INTORNO ALL’ANNO 1000-1100 ARRIVÒ IN EUROPA (ITALIA, SPAGNA, FRANCIA) LA TECNICA DI FABBRICAZIONE DELLA CARTA, la forma del libro aveva già una sua struttura definita e i fogli di carta, relativamente economici e semplici da fabbricare lentamente sostituirono la pergamena, dapprima solo per libri considerati poco preziosi e successivamente, con l’introduzione dei caratteri a stampa inventati nel 1450, sulla pressocchè totalità della produzione editoriale

Così, da materiali diversi, da una forma differente e da lontani luoghi della terra nasce l’oggetto libro come viene usato oggi in tutto il mondo. •

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