PJL-30

Non c’è innovazione senza risultato

Ci siamo accorti di parlare spesso, nelle pagine di questo giornale, di innovazione. Forse ne parliamo troppo spesso.

E l’eccesso fa perdere al termine senso e forza: nel momento in cui tutto viene etichettato come “innovazione”, rischiamo di perdere la nozione di cosa effettivamente sia innovativo.

Secondo Peter Drucker, uno dei guru della teoria del management, è innovazione «un cambiamento che crea una nuova dimensione di performance.» E la definizione ufficiale data dal Ministero dell’Industria britannico è «lo sfruttamento efficace di nuove idee.»

Queste definizioni ci riportano al nocciolo del problema: non c’è innovazione senza risultato. In assenza della dimostrazione della sua efficacia economica - che si manifesti attraverso un miglioramento misurabile della produttività, della qualità, del vantaggio competitivo o della quota di mercato - un prodotto, un processo o una prassi operativa non possono essere definiti innovativi, per quanto possano essere nuovi.

Un’idea creativa non è che la base e il presupposto dell’innovazione. Ma per promuovere l’innovazione si deve agire sulle idee creative in modo da generare una differenza tangibile, quantificabile e riconoscibile nello stato delle cose. Il confondere, come spesso facciamo, l’invenzione – o la semplice novità - con l’innovazione ci distrae da un concetto fondamentale per ogni organizzazione aziendale: l’innovazione è ciò di cui si nutre l’attività d’impresa, perché senza innovazione non c’è crescita.

Proprio sulla base di questa considerazione, vorremmo avviare una riflessione a più voci, sulle pagine del Perini Journal, sul concetto di innovazione, sui processi che la promuovono e su cosa, nel nostro settore, abbia effettivamente rappresentato un’innovazione nel recente passato.

Nel frattempo, promettiamo una maggiore cautela nell’uso del termine.

 

Walter Tamarri

Direttore Responsabile

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