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Virtuale & Virtuoso

Le sculture di carta a volte sono fini a sé stesse altre volte sono strumentali alle più diverse attività, a volte più realistiche dell’originale, altre volte ironicamente evocative di ciò che rappresentano. Non sempre si può tirare in ballo la parola Arte di certo molti di quelli che le vedono per la prima volta restano con la bocca aperta. E se produrre arte significa suscitare anche emozione...

Luisa Canovi

Nella storia dell’arte quando si parla di “scultura” si pensa a materiali come il legno, il ferro, il marmo, e altri materiali forti e duraturi nel tempo. Difficilmente il termine scultura evoca elementi leggeri ed effimeri come la carta, ciò nonostante negli ultimi anni c’è stato un proliferare di artisti che hanno preferito proprio questo materiale all’apparenza fragile e deperibile per le loro creazioni. Il termine “scultura di carta” è ormai d’uso comune al punto che sarebbe possibile scrivere un nuovo capitolo della storia dell’arte inserendo origami, cartapesta, vestiti, installazioni e altre sculture fatte con carte poverissime come carta da giornale o con fogli preziosi giapponesi fatti a mano.

Nella panoramica delle sculture di carta le più curiose sono le opere figurative perché, rispetto a quelle astratte o concettuali in cui il materiale carta traduce un pensiero artistico, riproducono soggetti e materiali diversissimi con effetti al tempo stesso veritieri e inaspettati.

 

LA SORPRESA DI RICONOSCERE CAPI DI ABBIGLIAMENTO COME SE FOSSERO FATTI DI TESSUTO ma evidentemente fatti di carta è spiazzante come un’opera metafisica. Nelle (apparentemente) semplici calze e camicie dell’artista Marnie Burns c’è un lungo e paziente lavoro: su indumenti veri viene colata una pasta di carta ottenuta da fibre di altri indumenti ridotti a pezzettini e fatti macerare, il tutto messo fra due tavolette di legno e pressato fortissimo così che nella pasta umida possa imprimersi non solo l’impronta della sagoma dell’indumento ma anche ogni piccolo particolare come bottoni, cuciture, piegoline e arricciature. Una volta asciutta la pasta di fibre diventa un foglio-scultura che può essere rifinito, colorato e stirato.

Completamente diverso il lavoro di Charlie Thomas che riproduce con fogli di carta colorata comune abiti veri e propri tagliati su cartamodelli da sartoria. L’effetto, quando gli abiti vengono indossati da persone vere è straniante per la sua iperrealtà. Stupirebbe di meno un costume teatrale perché in teatro è normale la finzione ma nella vita di tutti i giorni un abito da tutti i giorni dovrebbe essere di tessuto, farlo di carta porta a scardinare la certezza dell’abitudine. Davanti allo strano cappello creato per uno spettacolo di danza da Kei Ito infatti non si prova sconcerto ma si ammira l’invenzione artistica fatta per un uso artistico.

Sguardo divertito invece nelle calze del greco Pavlos, dove l’utilizzo di striscioline colorate derivate dagli scarti di tipografia lavorate a nido d’ape imita in modo giocoso il lavoro a maglia.

 

DIVERTIMENTO MISTO AD AMMIRAZIONE per l’inventiva di autori come Chris Gilmour che seguendo la propria vocazione al riciclo dei materiali realizza con certosina precisione i pezzi di una moto con cartone ondulato, materiale povero per eccellenza che nella ricostruzione creativa si trasforma nello status symbol Harley Davidson. O ancora di più lo scultore francese Vincent Floderer che traduce artisticamente il semplice gesto della stropicciatura della carta e realizza forme vegetali di assoluta bellezza. I suoi funghi sono più veri del vero ma contemporaneamente talmente belli da non poter essere veri.

Atmosfera rarefatta per l’installazione di scarpe bianche di Susan Cutts, pur trattandosi di forme assolutamente realistiche l’insieme si presenta come un’opera astratta da ogni materialità e presenza fisica. Le scarpe, tutte uguali fatte su un calco con polpa di carta a mano, formano una composizione in cui le scarpe perdono completamente la loro fisicità e la loro funzione.

Per ultime alcune sculture origami: il monoplano di Mark Kirschenbaum che sembra voler fare a tutti i costi l’aeroplano con un unico foglio di carta piegato senza tagli né colla, riuscendovi con un risultato virtuoso ma un po’ forzato. Altra qualità nell’incredibile pangolino di Eric Joisel, scultore francese che dell’origami ha usato la tecnica esaltandola con risultati sorprendenti. Il suo modello, e come questo molte altre sue opere, è realizzato con un unico foglio e centinaia di piegature progettate per ottenere le scaglie dell’animale. Realismo misto ad astrazione, in un certo senso non si parla più né di origami né di carta ma di scultura vera e propria.

 

DIVERTENTI IL GALLO E LA GALLINA DI SUSANNE NAKAJIMA, modelli creati per il l’anno 2005 dedicato al gallo. Tecnica origami abbastanza tradizionale per riprodurre gli elementi caratteristici dell’animale ma reinterpretata in modo moderno nel disegno della coda del gallo. Il gioco dei due colori ottenuto incollando insieme un foglio rosso e uno bianco spruzzato oro si traduce in un disegno che esalta la forma della coda con un effetto figurativo ma estremamente essenziale. Di nuovo figurativo ed essenziale il piccolo toro di Akira Yoshizawa, grande maestro dell’origami contemporaneo che con un sapiente lavoro di poche ed essenziali pieghe abbinato alla modellazione della carta giapponese esalta la forma e lo spirito dell’animale.

 

SCULTURA DI CARTA COME RAPPRESENTAZIONE VIRTUALE DELLA REALTÀ? O virtuosismo nel rappresentare le cose? L’una e l’altra teoria sono entrambe valide, esattamente come nelle infinite tecniche dell’arte ci sono esempi di utilizzo di un certo materiale con risultati felici e altri in cui lo stesso utilizzo porta a opere banali. La riproduzione virtuosa è quella in cui si ammira l’abilità dell’esecutore ma non si prova emozione alcuna, un po’ come nei castelli fatti coi fiammiferi, tanta pazienza ma anche tanta noia. L’idea invece che si traduce in una forma geniale come il pangolino o l’installazione di scarpe bianche o ancora nei funghi stropicciati è sicuramente sulla strada del virtuale, il materiale carta rappresenta il mezzo attraverso cui realizzare appunto l’idea. Può capitare addirittura che l’opera sia più chiara, evocativa, emozionante del soggetto stesso, è il caso in cui l’abilità dell’artista non è fine a se stessa ma diventa strumento creativo per un intervento via via poetico, ironico, dissacrante, ribelle, spettacolare e altro ancora.•

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