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Piaceri di carta

Le qualità culturali dell’estetica giapponese tradizionale hanno sempre suscitato grandissimo interesse per la loro sobrietà ed eleganza. Grandi illustratori del passato ci hanno consentito di conoscere e apprezzare gli aspetti più importanti di queste qualità attraverso le loro opere.

Nico Zardo


Tra il XVII e la prima metà del XIX (cioè fino a quando il Giappone ha resistito nel suo splendido isolamento) nella città di Edo, l’attuale Tokio, sono avvenute profonde trasformazioni che hanno segnato il passaggio della società giapponese dalla condizione feudale a quella borghese. In precedenza, i principi tradizionali di comportamento ispirati dalla religione, sottolineavano come positivo il valore della sofferenza e del distacco dai beni materiali.


A PARTIRE DAL SEICENTO CON LA CRISI DELLA ARISTOCRAZIA FEUDALE E IL FORTE INURBAMENTO DELLA CAPITALE EDO prendono il sopravvento costumi decisamente opposti ai precedenti. Accanto a un fervore culturale di grande intensità si sviluppa un atteggiamento fortemente edonistico, una tendenza cioè ai piaceri effimeri, la moda, le feste, l’autorappresentazione, l’amore mercenario.

L’intensa attività sociale e culturale di questo periodo è stata rappresentata e documentata in modo molto ampio attraverso disegni, libri, stampe, decorazioni su paraventi.

Le opere dei più famosi artisti dell’epoca come Morunobu, Harunobo, Utamaro, Hokusai, Kuniyoshi - presentate in modo splendido nel corso di una mostra tenuta a Milano nel 2004 - raccontano con ricchezza di dettagli quel mondo descrivendo visivamente i temi che maggiormente hanno interessato la realtà socio culturale della Capitale: il teatro, la tradizione, la natura, il paesaggio, i piaceri della vita di città, le beltà femminili.


IL TEATRO KABUKI SI AFFERMA A PARTIRE DAL 1600, come tipo di rappresentazione innovativa e molto popolare con tematiche narrative simili al nostro melodramma. Il suo successo è molto basato sulla figura dell’attore, che riesce a coinvolgere il pubblico con le sue qualità interpretative e a mantenere una popolarità personale grazie anche ai molti ritratti in circolazione che tengono viva la sua immagine con fenomeni divistici molto simili a quelli dei giorni nostri. Hishikawa Moronobu è tra gli artisti più famosi che hanno saputo narrare visivamente la forza espressiva degli attori e della rappresentazione scenica.


IL RISPETTO PER LE TRADIZIONI, l’uso del kimono, la cerimonia del the, le gare di componimenti poetici o calligrafici, e la conservazione degli antichi miti - allora come adesso - sono sempre stati presenti nella cultura giapponese convivendo e resistendo con le più forti spinte di cambiamento. Tra le storie predilette, spesso riprese in rappresentazioni teatrali, troviamo quelle di amori sfortunati: Utamaro ha interpretato una di queste storie raffigurando due amanti prima che ponessero in atto il loro tragico suicidio.


LA NATURA VIENE VISTA COME UNA COSA VIVA: fiori, animali fiumi e montagne sono considerati come esseri viventi coi quali stabilire un rapporto di simbiosi poetica. In quest’ambito come nel paesaggio, altro tema di grande interesse per gli artisti dell’epoca, esempio di grande interesse costituiscono i lavori di Hokusai: la forza espressiva della sua grande onda riesce a comunicare la forza fragorosa del mare e il sereno rispetto di chi osserva la natura.

La vita di città viene rappresentata attraverso l’attività di artigiani e mercanti - la presenza dei quali costituisce uno dei più importanti elementi di evoluzione della società - le attività dei quartieri di piacere, le cortigiane in parata sulla strada principale, le folle che ammirano i fuochi artificiali.


IL VELOCE INURBAMENTO DI EDO a partire dal 1635 era stato determinato dalle disposizioni dello shogun Iemochi che impose ai duecentosessanta feudatari di risiedere, con famigliari e cortigiani, per un anno nei loro domini e per un anno a Edo.

Il quartiere più famoso era Yoshiwara detto la città senza notte per la sua intensa attività mondana. All’ingresso del quartiere, recintato con un fossato, si trovava la bottega di Tsutaya Juzaburo, considerato il più raffinato editore del Giappone, dove si potevano acquistare stampe, libri, dipinti e calligrafie.

Uno dei mezzi più diffusi per il sostentamento degli artisti del mondo fluttuante era la produzione di stampe e libri a soggetto erotico, lavori che si guardavano bene dal firmare in chiaro (in genere siglavano il lavoro su un paravanto o un quadro rappresentato all’interno della scena) per non incappare nella maglie della censura… che conosceva benissimo gli escamotage degli artisti e faceva finta di nulla. Tra queste la più famosa è l’Album del Canto del Guanciale di Utamaro che viene considerato importante opera sia per la tecnica di rappresentazione sia per l’intensità della situazione rappresentata.


LA RAPPRESENTAZIONE DELLA BELTÀ FEMMINILE ha costituito un elemento dominante e ricco di raffinate raffigurazioni.

Gli artisti di quel periodo hanno interpretato alternando nel tempo rappresentazioni che privilegiavano l’aspetto fisico e sensuale a quello più dolce e idealizzante. Anche in questo ambito lo stile di Utamaro si afferma con qualità artistiche superiori e capacità di analisi della psicologia femminile tali da consentire all’osservatore delle sue opere di entrare nel mondo segreto dei sottili piaceri della città di Edo. •

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