PJL-26

Motivo di celebrazione o riflessione?

Nel 2005 l’industria del Tissue ha raggiunto un picco produttivo, ma alcuni segnali preoccupanti indicano che troppi investimenti porteranno un eccesso di capacità produttiva.

Guy Goldstein


25 milioni di tonnellate! Questo è il picco raggiunto nel 2005 per la produzione mondiale di tissue. Esiste un eccesso di capacità produttiva? Sicuramente sì, in certe zone del mondo, e scarsità in altre; e la crescita produttiva non è sempre legata a richieste di mercato. La produzione cresce di almeno 750.000 tonnellate l’anno, il che indica l’avviamento di molte macchine continue, almeno trenta se facciamo un calcolo basato su:


• 4 macchine di 540 cm di larghezza, ad elevata produzione, 55-60.000 tonnellate ognuna;

• 8 macchine di 270 cm in larghezza, ad elevata produttività, 28-30.000 tonnellate;

• 18/20 macchine ad una produzione più bassa, per un totale di 300.000 tonnellate.


SICURAMENTE, CALCOLI DEL GENERE ANIMANO I PRODUTTORI DI MACCHINE CONTINUE E I FORNITORI DI MACCHINARI PER LA TRASFORMAZIONE, e non includono i vari tipi di ricostruzioni di macchine che sono eseguite ogni anno. Queste ricostruzioni sono tese ad ottenere una maggiore capacità da una macchina esistente con un investimento più basso per tonnellata rispetto all’acquisto di una nuova macchina.

E’ dunque un vantaggio per i fornitori di macchine? Si e no, perché secondo me, probabilmente esistono troppi fornitori potenziali, con diversi tipi di offerta e livelli tecnologici, ed anche con tecniche di costruzione diverse. Il mondo è pronto ad una concentrazione che porterà ad un minor numero dei fornitori di macchine. Certo non indicherò i fornitori che dovrebbero “lasciare la scena”, ma penso che sia l’ora che tutti i produttori di macchine per carta tissue si chiedano che cosa vogliono ottenere con l’offerta di prezzi così bassi. È possibile che questi progetti siano realmente proficui?


DI CERTO CI SONO ALCUNI BUONI MOTIVI PER SPIEGARE, ALMENO IN PARTE, L’ABBASSAMENTO DEI PREZZI DELLE MACCHINE TISSUE. Il prezzo di una macchina tissue è direttamente legato al peso dell’acciaio inossidabile, al numero dei componenti e, più che altro, al numero delle ore impiegate per la progettazione, la costruzione, l’assemblaggio e la messa in opera di queste macchine. Le macchine sono sempre più sofisticate perchè il costo dell’automazione si è abbassato notevolmente e la standardizzazione sta finalmente prevalendo. Oggi giorno una macchina per la produzione tissue è sempre più una copia a carta carbone di un ordine precedente, con una minore personalizzazione. È un assemblaggio di componenti standard, secondo un modello di progettazione “plug & play”.


LE LARGHEZZE DELLE MACCHINE SI STANNO STANDARDIZZANDO SUI 540 O 270 CM. I monolucidi possono essere comprati direttamente dagli scaffali. Cappe e sistemi di aspirazione polveri hanno solo pochi livelli di sofisticazione. Presto la scelta si limiterà a volere il controllo della macchina a destra o a sinistra. Secondo i produttori, ben presto potremmo vedere offerte come: “due al prezzo di una”, o come viene pubblicizzato da uno dei più grandi retailers: “ogni giorno prezzi sempre più bassi!” I venditori di macchinari protestano sui margini estremamente bassi, ma… prendono ancora ordini. E’ giusto questo? I prezzi sono così bassi che alcune aziende dell’estremo oriente ordinano tre macchine per volta; recentemente sono state perfino ordinate dieci macchine identiche. Un produttore giapponese produce macchine in lotti, cosa mai accaduta fino ad ora.

La capacità produttiva installata in Cina oggi sta crescendo al doppio della crescita del mercato… sembra come l’Italia o la Spagna! In Cina è possibile trovare sia macchine all’avanguardia, sia macchine costruite localmente con una capacità di 5/10 tonnellate al giorno. L’India è ritenuta il prossimo grande mercato, ma anche se la sua popolazione supererà quella della Cina, per il momento esistono ancora molte barriere culturali insieme ad una mancanza di distribuzione organizzata. Questo paese riuscirà a superare questi ostacoli, ma ci vorrà tempo. Alla metà degli anni ottanta molta gente credeva che il livello di consumo del tissue in India sarebbe esploso. Questo mercato è potenzialmente enorme, non ancora sfruttato, ma in realtà molto lontano. Come in molti paesi, non è soltanto una questione di popolazione, di cultura, di urbanizzazione e di reddito, bensì una combinazione di queste, più la necessità che la distribuzione si estenda su vasti territori, per portare i prodotti nelle case dei potenziali consumatori.


PER QUANTO RIGUARDA L’ECCESSO DI PRODUTTIVITÀ, che cosa stiamo facendo? Non molto, veramente. I gruppi importanti come K-C, SCA e G-P hanno annunciato riduzioni di tonnellaggio e dell’organico che loro chiamano: “iniziative per un ulteriore miglioramento della Posizione Competitiva”. Sostanzialmente, stanno mettendo fuori produzione macchinari non-competitivi, che sono stati trascurati per anni. I vecchi macchinari non servono nemmeno nei paesi sottosviluppati, dove forse vent’anni fa sarebbero stati ben accetti. Lo stato in cui si trovano alcune cartiere di grandi aziende é incredibile, sembra che tutto sia fermo da decenni.

E l’impressione è giusta! Ma ciò nonostante sono stati tagliati solo un paio di punti percentuale della produzione mondiale, e questo perché i grandi gruppi si trovano a far fronte alla concorrenza creata da macchinari allo stato dell’arte e moderni, installati da aziende appena arrivate nel settore.

In molti paesi oggi, si investe su macchinari allo stato dell’arte, pronti per una piena automazione. Molti paesi non accettano più macchinari usati, perché i gruppi maggiori ne hanno usufruito troppe volte per avvalersi di una deduzione di tasse nei propri paesi, piuttosto che mandarli alla rottamazione.


DIAMO UNO SGUARDO VELOCE A CHE COSA AVVIENE IN ALCUNI PAESI. Italia: sappiamo di fatto che la produzione è il doppio del consumo. Il consumo del tissue è di circa 765.000 tonnellate e nei prossimi dieci anni crescerà fino a forse 1.000.000 tonnellate. La capacità installata è già di 1.650.000 tonnellate, ciò significa che la capacità di export è di 900.000 tonnellate, che in realtà è un surplus notevole! Spagna/Portogallo: in realtà non possiamo separare i due paesi a causa della loro vicinanza geografica e culturale. Il consumo é ora di circa 700.000 tonnellate e la capacità è di solo 620.000 tonnellate, quindi ad oggi esiste un netto deficit. L’installazione di una quantità di nuovi macchinari sicuramente riempirà lo spazio mancante. SCA sta aggiungendo 60.000 tonnellate a Valls, ICT punta a raggiungere 65.000 tonnellate, Ibrica de Papel 18.000 tonnellate, Georgia Pacific Allo PM3 60.000 tonnellate, Goma Camps/Wepa 55.000 tonnellate e Sofidel 30.000 tonnellate. Il totale corrisponde ad un potenziale netto di 288.000 tonnellate, che significa un surplus netto per l’esportazione di 200.000 tonnellate. Inoltre, anche Renova sta progettando per un futuro prossimo una nuova PM (ma potrebbe essere in Francia).

Turchia: con il chiaro dominio di Ipek Kagit sul mercato, la joint venture della Eczaçibaçsi/Georgia Pacific, gli imprenditori turchi si sono messi dalla parte dei più forti. Con una richiesta di 135.000 tonnellate e una capacità installata vicino alle 170.000 tonnellate, il paese è già un esportatore netto. Stanno arrivando due nuove PM per ulteriori 85.000 tonnellate. Questa capacità extra arriverà nel medio oriente, che sta investendo molto e diventerà anch’esso un esportatore. L’Europa dell’est trarrà benificio da questa capacità, visto che molti progetti in quella zona sembrano incontrare ostacoli politici e finanziari ed una ben allenata burocrazia. Polonia è l’eccezione data la sua crescita interna e la vicinanza della Germania, il suo sbocco naturale.


POTREI CONTINUARE ALL’INFINITO CON I SINGOLI PAESI, MA NON È LO SCOPO DI QUESTO ARTICOLO. La situazione non è grave, ma sicuramente molto seria. Secondo me, probabilmente, nei prossimi anni porterà ad un’altra ricaduta negli investimenti, mentre tutti proveranno a sfruttare al massimo impianti e macchinari già esistenti.

Le grandi aziende hanno un leggero vantaggio, potendo mettere sul mercato più prodotti attraverso i loro marchi, ma la distribuzione e soprattutto gli “hard discounters” lavorano contro di essi, abbassando i prezzi e profitti, allo stesso tempo offrendo un livello di qualità che si avvicina ai brand dei “grandi”.


RIASSUMENDO, SOSTERREI CHE L’ECCESSO DI CAPACITÀ PRODUTTIVA È DEFINITIVAMENTE UN GROSSO PROBLEMA ECONOMICO, che in alcune parti del mondo, particolarmente in Europa, potrebbe finire in un “bagno di sangue”. I prodotti di marca sono seriamente minacciati dalle private label e dai distributori a basso margine. Le grandi aziende devono investire con saggezza, rivedendo sistematicamente le proprie posizioni competitive e misurando il dislivello che potrebbe separarli dai nuovi arrivati e i loro nuovi investimenti. Penso che tutte le cartiere subiranno gli effetti di questi sviluppi. Sicuramente i macchinari dedicati saranno sempre meno, eccetto forse nei mercati molto grandi e maturi. Preparatevi alla flessibilità, con macchinari più modulari con capacità di cambio veloce.

Il mondo del tissue deve risvegliarsi e riflettere attentamente sugli investimenti, che alla fine potrebbero far crollare sia l’industria che le singole aziende. Mi rendo conto che è una dura lotta; ma non servono più vittime del necessario. •


Dr. Guy Goldstein è un consulente indipendente, ma abbiamo concordato che risponderà, al meglio delle sue conoscenze, a ogni domanda ragionevole collegata alla nostra industria.

Potete contattarlo attraverso il Perini Journal: e-mail: perinijournal@fp.kpl.net

Le risposte arriveranno tramite il PJL o direttamente.

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