PJL-24

Bolgheri: un viaggio nella storia, tra poesia e vino, alla ricerca dei Super Tuscans

Sassicaia, Ornellaia, Masseto, Grattamacco, Guado al Tasso, Ca’ Marcanda, Piastraia; Incisa della Rocchetta, Antinori, Satta, Gaja. In una parola Bolgheri: l’enclave enologica italiana dei Super Tuscans.

Lucia Maffei


Sulla costa toscana, pochi chilometri a sud di Livorno, si incontra un territorio antico, la Costa degli Etruschi nel quale natura, storia e poesia riassumono il senso della cultura della campagna toscana. Un panorama di rara bellezza che oggi è conosciuto in tutto il mondo non soltanto come uno tra i principali nuclei della civiltà Etrusca ma anche come cuore pulsante della migliore produzione enologica europea.


IL VINO QUI È PARTE INTEGRANTE DELLA MEMORIA E DELLA STORIA DEL TERRITORIO: gli etruschi, che lo introdussero dall’Oriente in Toscana, lo consideravano una bevanda “sacra”, i romani, che lo esportarono in Francia e in Germania, celebravano Bacco con trionfi e feste interminabili.

Come un filo d’Arianna, un profumo, un colore, il vino ci accompagna alla scoperta di questi luoghi antichi, culla della civiltà del bere, rivelandoci moderni vigneti, antiche cantine, tini, botti e migliaia di bottiglie allineate con cura sugli scaffali in attesa che un cavatappi “schiuda” i segreti di questo moderno nettare degli dei.


LA STORIA DI OGGI SI RACCONTA A PARTIRE DALLA NASCITA DEL SASSICAIA. Non solo Bolgheri, Castagneto e la Costa degli Etruschi, ma l’intera Italia in bottiglia, ha il suo “Rinascimento” grazie alla celebre etichetta con la stella d’oro a otto punte in campo blu. Il merito, in partenza, è di due giovani contessine dell’antica famiglia dei Della Gherardesca che fanno innamorare un Antinori e un Incisa della Rocchetta, li sposano e li conducono in Maremma. Il Marchese Antinori, toscano e “vinattiere” professionista da 25 generazioni. Il Marchese Incisa della Rocchetta, piemontese, “vinattiere” dilettante e appassionato di ippica. Mario Incisa se la cava infatti piuttosto bene con i cavalli è lui il proprietario del leggendario Ribot, il cavallo imbattibile, che tra il 1955 e il 1958, vince in tutte le competizioni dall’Arc de Triomphe, al Royal Ascot da San Siro a Longchamp. Ribot il più grande purosangue dell’ippica: sedici gare, sedici vittorie, un record ancora adesso imbattuto.


PERÒ IL MARCHESE NON SI LIMITA AI CAVALLI e, sempre a Bolgheri, verso il 1942, lungo quel viale di cipressi reso celebre dai versi del Carducci decide di creare un suo vino. Un vino che sia totalmente diverso dai vini toscani e di eccezionale qualità. Importa a Bolgheri le barbatelle dei vitigni di Cabernet Sauvignon coltivati dai Duchi Salviati nella loro Tenuta di Migliarino Pisano. Sceglie un podere che, fin dall’Ottocento, era detto Sassicaia per tutte le pietre che era stato necessario tirar via per renderlo coltivabile. Decide l’esposizione della vigna a nord-est come nei vigneti francesi della Côte d’Or e del Medoc, e fa arrivare a Bolgheri delle botticelle, le barriques, così piccole, rispetto alle tradizionali botti toscane, da dover essere riempite a mano. Quasi una sfida al Sangiovese toscano segna la nascita del Sassicaia.

Passano però oltre dieci anni prima che il vino, definito dal fattore e dagli intenditori locali, “imbevibile” ottenga invece la “laurea” di Luigi Veronelli, il nume tutelare dell’enologia italiana: “il vino era eccelso. Ne scrissi.” Con la vendemmia del 1964, imbottigliata nel 1967, compare per la prima volta l’inconfondibile etichetta, disegnata personalmente dal Marchese.


LA SINERGIA COMMERCIALE CON I CUGINI ANTINORI e la scelta di un enologo d’eccezione, il piemontese Giacomo Tachis fanno il resto; ed ecco che, in pochi anni, il Sassicaia diventa imbattibile come Ribot! Alla fine degli anni ’70 la rivista inglese Decanter acclama il vino di Bolgheri come il migliore Cabernet dei cinque continenti. Da quel momento, in pochissimo tempo, tutta la zona di Bolgheri, Castagneto Carducci, Suvereto, Massa Marittima diventa il fulcro di un’attività enologica di altissimo livello. All’etichetta del Sassicaia presto se ne aggiungono altre che, in breve, raggiungono una fama altrettanto grande e… altrettanto elevate diventano le loro quotazioni sul mercato mondiale dei vini.

Nella Fattoria dell’Ornellaia, distante solo pochi passi dalla Sassicaia, è Lodovico Antinori che, seguendo l’idea di un vino “diverso” avuta dallo zio Mario Incisa, dopo aver girato gli Stati Uniti da costa a costa e aver accumulato una grandissima esperienza del mercato d’oltreoceano torna in Italia e si ferma a Bolgheri. Lodovico assieme ad André Tchelistcheff, fondatore dell’enologia americana, estraggono dai 45 ettari della tenuta un nuovo nettare, un’altra etichetta d’eccezione, l’Ornellaia appunto.

Se si prosegue poi il cammino tra i vigneti, imboccata la strada che da Bolgheri conduce a Castagneto, quasi in fila, un po’ come i secolari cipressi del viale, si incontrano una impressionante concentrazione di vigne e cantine. Da questo paesaggio magico provengono le blasonate etichette di Guado al Tasso, Grattamacco, Ca’ Marcanda, Piastraia, Paleo.


RISPETTO DELLA TRADIZIONE E INNOVAZIONE, ecco il segreto di questi luoghi: alle aziende storiche si sono aggiunte, oggi, nuove cantine e vigne come Ca’ Marcanda voluta dal produttore italiano di cru piemontesi più conosciuto all’estero, Angelo Gaja. Questa nuova azienda è un luogo dove architettura, design, arte e tecnologia si integrano con il paesaggio dei curatissimi vigneti di Cabernet e Merlot creando una sintesi perfetta tra storia e modernità: un ponte che ci conduce direttamente nella cultura del vino del terzo millennio.


RICERCA E TECNOLOGIA OGGI QUI A BOLGHERI SI FONDONO CON L’ANTICA CULTURA E I SAPORI DELLA TRADIZIONE TOSCANA hanno dato vita a un vero e proprio mito collettivo. Da tempo infatti le annate migliori del Sassicaia sono divenute un oggetto di culto al punto da creare una vera e propria, frenetica, caccia alla bottiglia! Si racconta di un appassionato bevitore canadese che, dopo aver passato una notte al gelo per riuscire ad accaparrarsi una preziosissima bottiglia di Sassicaia ‘81, esibiva con fierezza, sul bavero della giacca, una spilla con la scritta “I froze my ass for the 81 Sass”!

E per queste spesso “irraggiungibili”, preziose etichette è nata una speciale categoria, dedicata solo a loro: quella dei Super Tuscans.•

Commenti:
Accedi o Registrati subito per pubblicare un commento