PJL-38

L'Accademia Navale di Livorno: la tradizione del mare

Tradizione antica e moderne tecnologie si fondono in nome del rispetto del mare e dell'uomo.

Lucia Maffei

Il rapporto tra l'uomo ed il mare in un paese circondato dall'acqua come l'Italia è, indubbiamente, imprescindibile. Non è un caso se italiani furono proprio coloro che, che oltre 500 anni fa, realizzarono le principali scoperte geografiche. Cristoforo Colombo, Antonio Pigafetta, Amerigo Vespucci, Giovanni e Sebastiano Caboto e moltissimi altri marinai senza nome contribuirono, navigando, a "disegnare" l'esatta e completa geografia del globo terrestre.

 

A Livorno, città toscana considerata da sempre uno dei principali porti del Mediterraneo, ha sede l'Accademia Navale, la prestigiosa scuola che forma gli ufficiali della Marina Militare italiana e che tutt'oggi tramanda e tutela le antiche tradizioni della marineria italiana.L'Accademia, fondata nel 1881 pochi anni dopo l'Unità d'Italia, si estende per oltre 2 chilometri sul Lungomare di Livorno, proprio nel cuore della città a poca distanza dall'antico porto Mediceo.

 

Ogni anno, dopo una severissima selezione vengono ammessi in Accademia circa 120 giovani che, da quel momento, resteranno all'interno della struttura per cinque anni. La formazione è complessa ed articolata. Ogni attimo della giornata degli allievi è scandito e severamente organizzato: non solo si seguono i corsi universitari per conseguire la laurea in materie quali Scienze Marittime e Navali, Ingegneria Navale, Ingegneria delle Telecomunicazioni, Giurisprudenza, Medicina e Chirurgia ma, quotidianamente, si studia per diventare dei provetti marinai preparati alla perfezione sia fisicamente che tecnicamente. La preparazione alla vita in mare inizia, per gli allievi, con l'addestramento velico e con le manovre alla vela da eseguire sull'alberatura completa di un antico brigantino interrato nel piazzale centrale dell'Accademia.

 

"Il mare richiede un addestramento molto particolare" - spiega il Capitano di Vascello Flavio Biaggi, Direttore dei corsi allievi, "un addestramento in cui è fondamentale, non solo la preparazione fisica e la conoscenza delle nozioni tecniche ma anche e soprattutto l'acquisizione di un'etica e di valori che a volte oggi sembrano passati di moda o dimenticati. Vivere in mare richiede coraggio, senso di responsabilità, lealtà, capacità decisionale, senso di appartenenza e spirito di squadra. In Accademia ogni allievo non ottiene solo un titolo di studio ma acquista, nei cinque anni di formazione, un bagaglio di valori etico-professionali che lo guideranno nella sua vita professionale e personale futura."

 

A Livorno, in 130 anni di attività, si sono formati oltre 38.000 ufficiali. Se il rapporto con il mare è il fulcro su cui ruota ogni azione e attività dell'Accademia Navale altrettanto certo è che la "prova" più importante e dura, per ogni allievo, è la crociera di tre mesi, chiamata "campagna", sulla Nave Scuola Amerigo Vespucci durante la quale il completo isolamento dal mondo civile intensifica un'esperienza professionale che diviene indimenticabile e fornisce un imprinting indelebile nella preparazione di ogni Ufficiale.L'Amerigo Vespucci conosciuto in tutto il mondo, è uno dei più forti simboli del fascino e dello stile dell'Italia e, per l'eleganza senza tempo delle sue forme, nel 1976 è stata insignito del titolo di "nave più bella del mondo".

 

Questo splendido veliero che da oltre ottant'anni solca i mari di tutto il mondo fu progettato, costruito e varato nel 1931 a Castellammare di Stabia e, da subito, destinato ad essere la nave scuola della Marina Militare. Oggi, in un'epoca dove gli strumenti e la tecnologia hanno raggiunto livelli altissimi, potrebbe sembrare paradossale una "campagna" di addestramento su una nave così fuori dal nostro tempo. Pur tuttavia i tre mesi di navigazione sul Vespucci restano, per ogni allievo dell'Accademia, un'esperienza di vita e di formazione uniche ed insostituibili. A bordo le sensazioni della navigazione sono forti, d'altri tempi, il rapporto con il mare duro, diretto, senza filtri o compromessi.

 

Saper navigare, in primo luogo, significa saper affrontare il mare con la sapienza e le conoscenze degli antichi marinai. Leggere le coordinate col sestante, eseguire le manovre per spiegare e richiudere gli oltre 2.500 metri quadrati di vele in pesante tela olona e i 20 chilometri di funi, cavi e cime ma anche dedicarsi alla lucidatura di ogni singolo ottone o legno della nave vanno a comporre un'esperienza formativa che va ben oltre le semplici nozioni. E, non a caso, il motto del Vespucci recita non chi comincia, ma quel che persevera, un motto che, da sempre, ispira tutta la vita di bordo. Per gli allievi la navigazione sul Vespucci si corona con la scelta del nome del loro corso. Questo è forse il momento più emozionante di tutta la campagna e descrive, meglio di ogni altro, il senso di appartenenza che si crea a bordo.

 

I 120 allievi dopo aver vissuto per tre giorni isolati, sottocoperta, in una sorta di conclave, una volta scelto il nome che li identificherà per sempre, escono e tutti assieme salgono sull'albero di maestra dove gridano, all'unisono, quel nome al mare ed ai compagni. Sul Vespucci, che ancora oggi idealmente perpetua lo spirito dell'andar per mare del grande navigatore italiano da cui prende il nome, il confronto con il mare, con se stessi e con i compagni fa di tutto l'equipaggio un unico perfetto ingranaggio che si muove in totale sintonia con la nave.

Commenti:
Accedi o Registrati subito per pubblicare un commento