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Un golfo magico amato dai poeti

“A quelli che giungono dal mare appare nel lido il porto di Venere e qui - nei colli che ammanta l'ulivo è fama che anche Minerva scordasse per tanta dolcezza Atene - sua patria...”.

Con questi versi Francesco Petrarca, nel 1338, celebrava Portovenere. Ancor oggi Portovenere è definito un “miracolo panoramico” e tanta è la bellezza e la particolarità di questo luogo che nel 1997 è stato dichiarato dall’Unesco, assieme al suo arcipelago di piccole isole, “Sito patrimonio Mondiale dell'Umanità”.


Lucia Maffei


Il paesino è collocato sulla punta del ramo occidentale del golfo di La Spezia proprio sull’ultimo lembo della Riviera Ligure di Levante. Protetto da una massiccia cinta murata appoggiata al monte alle sue spalle, Portovenere compare all’improvviso al visitatore. Un piccolo golfo, delimitato davanti dall’isola Palmaria, il caratteristico e colorato porticciolo, ma soprattutto quella inconfondibile parete di case, alte, strette e coloratissime affacciate sul mare. E quando il paese finisce, in alto, su un picco di roccia, la chiesa di San Pietro, meraviglioso esempio di romanico genovese dal rigoroso paramento di strisce di marmo bianco e nero che dalla punta estrema del promontorio domina, da un lato il paese e il porto mentre dall’altro, guarda al mare aperto. Oggi questo piccolo borgo di pescatori, dalle antiche origine romane, è meta di un turismo colto e raffinato e accoglie i visitatori regalando loro il fascino intatto e l’atmosfera incantata di una vita antica ancora scandita dai ritmi del mare e della pesca.


E PER APPROFONDIRE LA CONOSCENZA DI QUESTA TERRA, MA SOPRATTUTTO DEL SUO MARE, forse il modo migliore è proprio quello di salire a bordo di una delle tante barche di pescatori presenti in porto e andare alla scoperta della costa e delle tre piccole isole della Palmaria, del Tino e del Tinetto che proteggono e riparano, con la loro presenza, il porto e il paese. Appena superato lo stretto passaggio che separa l'isola Palmaria da Portovenere, chiamato Le Bocche, la vista è catturata dalla sequenza di insenature, scogliere a picco sul mare ricoperte da una rigogliosa macchia mediterranea e da grotte che si aprono improvvisamente nell’aspra parete rocciosa.


LA PERFEZIONE E LA BELLEZZA DI QUESTO SCENARIO CHE, ANCORA OGGI EMOZIONA CHI VI GIUNGA PER LA PRIMA VOLTA, è stato grande fonte di ispirazione per i poeti di ogni tempo. La memoria di questa presenza è oggi tutelata da un Parco dedicato ai Poeti: un itinerario che si snoda in tutto il Golfo di La Spezia e che ripercorre i luoghi che furono cari a questi artisti. E la storia “letteraria” di questo angolo di costa è davvero antica se nel Trecento Dante, Boccaccio e Petrarca già conoscevano bene questo pezzo di Liguria. A partire poi dal XVIII secolo la moda del “Gran Tour en l’Italie” conduce nel Golfo di La Spezia, molti intellettuali famosi ed artisti stranieri che spesso, incantati dalla bellezza dei luoghi, decidono di fermarsi per lungo tempo. Ma è nell’Ottocento che la luce, i colori e il profumo di questo golfo italiano divengono una straordinaria fonte di ispirazione per i poeti inglesi. Nei romantici versi di Percy Bysshe Shelley si percepiscono e si rivivono le sensazioni “ …e gli effluvi che ogni fiore alato disserra, e la freschezza delle ore di rugiada, e il tepore lasciato dal giorno: tutto difondevasi intorno quasi rifolgorasse su la baia splendente”.


ANCHE IL MITICO LORD BYRON NEL 1822 SOGGIORNA A LUNGO A PORTOVENERE e tra le molte memorie curiose legate alla sua presenza in questi luoghi si narra di un episodio secondo il quale, venuto a conoscenza che il collega Shelley si trovava a Lerici, si tuffò per raggiungerlo, colmando la distanza di 8 chilometri a nuoto. In onore di questa traversata oggi, durante il mese di agosto, si disputa la Coppa Byron, una gara che prevede una nuotata nel golfo di circa 10 chilometri! Ma forse la bellezza del mare era davvero irresistibile se Mary Shelley scriveva che “...La bellezza del luogo pareva irreale per il suo stesso eccesso: la distanza da ogni traccia di civiltà, il mare ai nostri piedi, i suoi mormorii o il suo ruggire sempre nelle nostre orecchie - tutte queste cose inducevano la mente a meditare su strani pensieri e, sollevandola dalla vita di ogni giorno, la portavano a familiarizzare con l’irreale. Una sorta di incantesimo ci circondava...” L’elenco di scrittori stregati dalla bellezza di questi paesaggi e dalla semplicità della vita quotidiana è lunghissimo ed ininterrotto: D.H. Lawrence, Virginia Woolf, Pier Paolo Pasolini, Eugenio Montale, Quasimodo, Tomlinson, Mario Soldati, tutti si fermano a lungo e scrivono gli amici invitandoli a raggiungerli in questo “luogo ideale”. David H. Lawrence in una lettera scrive: “Il Mediterraneo è veramente fantastico, e quando il sole tramonta dietro le isole di Porto Venere, e il mare appare come una enorme massa di bianco latte attraversata da una strada di fuoco con sullo sfondo le isole di ametista, è troppo bello...”


OGGI È SORPRENDENTE SCOPRIRE COME, DOPO TANTO TEMPO, PORTOVENERE ANCORA SEDUCE offrendo un’atmosfera speciale, un profumo di mare e di pane fresco, e tante piccole grandi scoperte in regalo a chi si avventura nei suoi carrugi, le piccole vie tortuose e buie, dove, all’improvviso, si aprono botteghe e osterie e anche la più semplice porta è così diversa dalle altre che chiede di essere guardata e ricordata.

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