Daniele Papuli ci aspetta per l’intervista nella sua casa laboratorio ricavata all’interno di un ex officina meccanica e nascosta nel cortile di un grande palazzo milanese della zona di viale Monza.
Lucia Maffei
“Lavoro molto, anche di notte, e vivere assieme alle mie opere è una cosa per me naturale”. In realtà l’impressione è quella di entrare in una vera e propria galleria d’arte polifunzionale dove si può prendere un caffè, leggere un libro e fare due chiacchiere, seduti ad una cassettiera da tipografo diventata tavolo da cucina, comunque circondati, come per caso, da sculture e arredi di carta.
Nel sottosuolo del loft industriale si scende nel vero e proprio laboratorio dove un mare di carte colorate, tagliate in strisce sottilissime, invade con eleganza lo spazio. Il profumo di carta è la prima cosa che si avverte, insieme a una cascata di colore. Sono le prove, i bozzetti e le opere in divenire che Papuli crea per se e per i molti clienti. Ormai da tempo infatti ricercati non solo i puri oggetti d’arte, le sculture, ma anche ambientazioni e scenografie dove il designer, con la magia della sua vena artistica, restituisce alla carta nuovi significati unendola al design ed alla moda.
QUESTO GIOVANE ARTISTA DI TRENTACINQUE ANNI NATO A MAGLIE, in Puglia e - arrivato a Milano - come lui stesso ci racconta - solo 7 anni fa con moltissime speranze, pochi soldi e tre piccole “sculturine” di carta, custodite gelosamente in piccole scatoline di cartone – è oggi uno degli artisti emergenti nel panorama milanese dell’arte contemporanea e del design.
DANIELE PAPULI HA SCELTO LA CARTA COME MATERIA DA ESPLORARE E DA PLASMARE. E in questo materiale fragile eppure così durevole realizza sculture, composizioni astratte e oggetti d’arredo che si pongono in relazione con lo spazio per dialogare con esso. A partire dalla superficie bidimensionale del foglio di carta Papuli crea sequenze di onde, in risme di setoso materiale colorato, opere che acquistano nello spazio un volume, una fisicità, una luce propria. - Sono rimasto affascinato dal percorso tattile e dalla resa luminosa di questo incredibile materiale. – ci dice – E la mia tecnica è nata proprio dal “toccare” la carta, una sensazione tattile incredibile, una sorta di piacere. Durante le estati pugliesi, libero dall’accademia e dalla scultura “seria” giocavo con questo materiale “raccattato” tra gli scarti delle tipografie del mio paese e, per un certo periodo, mi sono anche fabbricato da solo “la carta fatta a mano” utilizzando i più svariati ingredienti! Ma quello era un piacere estivo, legato al caldo, alla luce, al sole. –
DA QUESTO GIOCO È NATA PERÒ UN’OCCASIONE IMPORTANTE. Nel 1998 Papuli realizza una straordinaria produzione di fogli, fatti a mano, per un libro d’arte tirato in 300 esemplari, un trittico di tre poesie, della poetessa polacca Wislawa Szymborska, vincitrice del premio Nobel 1996.
- Oggi posso dire che mi è passata davvero tanta carta tra le mani. La fascinazione che provo davanti alle infinite potenzialità di questo materiale mi spinge a sperimentare sempre nuove forme di restituzione della luce interna. La carta, a seconda di come è “toccata”, mossa, tagliata, crea infiniti giochi d’ombra e di trasparenza. E l’ombra diventa segno e disegno. -
UNA RICERCA ARTISTICA DUNQUE LEGATA ALLA LUCE e tesa a valorizzare e strutturare la superficie sottilissima del foglio fino a farla diventare un volume tridimensionale. “Il percorso non è stato semplice. Quando sono arrivato a Milano non conoscevo nulla. Alla Fiera la Mia Casa ho preso i miei primi contatti e da li ho iniziato una sorta di cammino di Santiago, non in senso economico ma di riconoscimento. Ho continuato a presentare le mie opere e ciascuna delle persone che ho incontrato mi ha dato indicazioni per il passo successivo da compiere.
MA L’OCCASIONE VERAMENTE IMPORTANTE È SCATURITA IN UN GIORNO PIOVOSO, di grande tristezza e scoraggiamento, mentre nella Galleria di Milano guardavo le vetrine. Fermo davanti agli abiti di Missoni, con le loro trame filate, nel gioco di luce e di colore, nell’andamento delle ombre ho colto strane e impreviste affinità con le mie opere.
Ho chiamato l’atelier, presentandomi come un giovane artista salentino di passaggio. La famiglia Missoni mi ha dato il primo importante lavoro: progettare e allestire le 12 vetrine di via S. Andrea con le mie opere durante il Salone del Mobile.” Era l’aprile del 2000. L’evento si chiamava Please Touch. Papuli proponeva un percorso tattile tra le sculture di carta e i capi della collezione Missoni.
DAL 2000 PAPULI HA FATTO MOLTA STRADA e oggi le sue opere sono presenti in molte collezioni private in Italia e all’estero, mentre le grandi firme della moda e dell’arredamento gli chiedono di integrare le sue creazioni con i loro prodotti. Le opere Pantarei, Amur e Bubusettete sono tre impianti scenografici realizzati per la Maison Hermès a Roma e Milano per la collezione autunno-inverno 2005: strutture alte, lamellari, monocrome che interpretano il fiume e l’acqua.
Del 2006 il progetto otto bu, otto pezzi unici, per interpretare troni e sedute esposte al Salone del Mobile a Milano.
“E INFINE UN GIOCO: IL PACKAGING. Dalle prime scatoline nate per contenere le sculture da viaggio Papuli ha creato poi due collezioni di scatole Fleur e Stotsu, tutte in carta ecocompatibile, assolutamente prive di colla e all’insegna dell’usa e getta: ciotole, bicchieri, box di diverse dimensioni, tutte unità take away da comporre a seconda del menu.
Un gioco questo che gli ha preso addirittura la mano, ormai in moltissimi, aziende, ristoranti, privati telefonano all’atelier per ordinare le sue scatoline e le richieste spesso sono per molte centinaia di pezzi.
“Credo” – ci dice – “di dover pensare ad una soluzione diversa e, seppure un po’ a malincuore, temo di non potermi più occupare direttamente di questo. Non mi ero immaginato un tale ritorno da qualcosa che avevo fatto per puro gioco!“.
EVIDENTEMENTE PERÒ UN PO’ TUTTI I GIOCHI DI CARTA DI PAPULI COLPISCONO PROFONDAMENTE. Di questo giovane artista impressiona senza dubbio il rapporto inedito e sperimentale, costruito con questa materia di tutti i giorni, la carta, ma forse ancora di più il pensiero, la leggerezza della visione e la novità dell’interpretazione artistica che rilegge i nostri luoghi dell’abitare e i modi del vivere.