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Pietrasanta, dove l'arte vive... in piazza.

Sulla costa della Versilia esiste un luogo dove l'arte contemporanea da idea e pensiero diviene creazione.

Di Lucia Maffei, foto di Giuliano Sargentini


Pietrasanta, piccola e antica cittadina dell'entroterra versiliese, a pochi chilometri dalle spiagge di Forte dei Marmi e Viareggio, è oggi una sorta di enclave dove gli artisti più rappresentativi della scultura mondiale si ritrovano per pensare, sbozzare e infine realizzare le loro opere. In effetti c'e chi dice che non ci sia posto migliore di un tavolino all'aperto, in un caffè di Pietrasanta, per incontrare qualche artista famoso. Qualcuno la chiama "La piccola Atene della Versilia" altri addirittura "l'Hollywood della scultura" e forse proprio in queste spiritose definizioni si spiega il fascino di un luogo magico dove l'arte viva si crea e prende forma.

Responsabile di questo incontro plurisecolare tra la Versilia e l'arte è il marmo: il prezioso marmo bianco statuario, racchiuso nei fianchi delle alpi Apuane, che chiama, da sempre, gli artisti in questi luoghi. Nel passato in questa città d'arte - fondata nel 1255 da Guiscardo da Pietrasanta - hanno trascorso molto tempo artisti illustri: il grande genio del Rinascimento italiano, Michelangelo Buonarroti, per volere di Leone X, abitò in Versilia per oltre tre anni, aprì le cave di Trambiserra e Cappella e, per trasportare i bellissimi marmi statuari racchiusi nel Monte Altissimo, collegò le montagne al mare con una strada. Ma non fu il solo artista che venne a scegliersi personalmente i blocchi di marmo bianchissimo per le proprie opere anche Giambologna, Niccolò Pericoli detto il Tribolo, Vincenzo Danti, L'Ammannati e il Vasari visitarono a lungo questi luoghi.

E oggi, nel "libro d'onore" degli artisti moderni, si incontra la firma di Henry Moore, che ha lavorato molto in Versilia, e di molti altri che hanno un ruolo di spicco nel panorama artistico internazionale come Botero, Cascella, Kan Yasuda, Thimer, Mitoraj Messina e molti altri.

Pietrasanta per gli artisti di tutto il mondo, e per gli scultori in particolare, è luogo d'incontro, di scambio e confronto, e, per molti i loro, è divenuta anche luogo d'elezione dove trasferirsi stabilmente. Ma è anche, e soprattutto, la migliore e più qualificata sede al mondo dove produrre e realizzare opere scultore di monumentali dimensioni, sia in marmo che in bronzo. Dal paesaggio duro e surreale delle cave, fino al laboratori artistici e alle botteghe artigiane a Pietrasanta si respira una "cultura del marmo" che, a cavallo tra tecnologie d'avanguardia e il tramandarsi di preziosi e antichi mestieri, vive oggi in totale e continua simbiosi con una comunità cosmopolita di oltre 400 artisti. Un crocevia dove tecnica e creazione si incontrano dando vita ad un centro culturale spontaneo, culla per nuove idee, movimenti e tendenze dell'arte contemporanea.


Alexandra De Lazareff, arte classica e meccanica si "fondono".


Alexandra è arrivata a Pietrasanta qualche anno fa, in "cerca", assieme al suo compagno, anche lui scultore, di un blocco di marmo. Da allora si sono stabiliti in questa terra e, appresi i segreti della fusione, hanno cominciato a creare sculture, non solo in marmo, ma anche in metallo, bronzo in particolare. A Pietrasanta con il rifiorire della scultura infatti, sono nate, negli anni '50 e '60, anche le fonderie artistiche.

Ed oggi si può dire che questa città è leader mondiale nel campo della fusione artistica sia per qualità che per la quantità delle fonderie presenti sul territorio. Alexandra ci ha accolto nella sua casa-laboratorio, alla quale è annessa anche una piccola ma efficiente fonderia. Nella casa si respira arte: ogni piano d'appoggio, ogni angolo è ricco di storia e, tutto è letteralmente invaso dai bozzetti delle sue opere. Artista di fama internazionale, ha commissioni da importanti città francesi per opere monumentali che fanno bella mostra di sé in piazze e parchi pubblici. Affascinata da un lato dalla natura e dalla sua perfetta funzionalità e movimento, dall'altra attratta come per un incomprensibile incantesimo, da tutto ciò che è macchina, macchinario, pezzo vivo di un congegno prodotto dall'uomo, fonde questi due elementi in sculture che hanno il sapore di un moderno "bestiario meccanico".

Nascono cavalli di bronzo alti 4 metri, dalla potenza espressiva che ricorda i disegni di Leonardo Da Vinci o i dipinti di Paolo Uccello, costruiti con pezzi dismessi di ingranaggi meccanici. Minotauri, tori meccanici, cinghiali, pesci, elefanti in cui l'ingranaggio industriale si fonde con immagini mitologiche dando una lettura poetica e moderna del rapporto uomo- natura, in una visione, una volta tanto, positivista in cui, dall'integrazione tra macchina e natura, si approda a una galassia di vorticosi movimenti, dove la potenza creativa si esprime con una forza d'urto affascinante. Il sogno di questa artista, nata a Kiev, cresciuta in Germania e giunta a Parigi dopo qualche anno, è in qualche modo raccontato dalla sua ultima opera, ancora solo in bozzetto, un alce con le corna realizzate come i dodici cilindri di un'auto. Alexandra De Lazareff sogna infatti di realizzare un'opera monumentale utilizzando pezzi meccanici di una macchina o di un macchinario famoso e perché no, magari addirittura fondere un gigantesco "cavallo Ferrari".

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