La grande popolarità di George Simenon è dovuta in buona parte al personaggio da lui creato nel 1930, il Commissario Maigret e le riedizioni dei suoi "romanzi duri", percorsi profondi alla ricerca della natura dell'uomo, hanno ritrovato in questi ultimi anni un pubblico attento e fedele. Ma la vera grande avventura è quella della sua vita.
Nico Zardo
C'è voluta parecchia carta per stampare le innumerevoli edizioni dei suoi libri: più di 500 milioni di copie. Fate conto che messe uno vicino all'altro potrebbero coprire 5000 campi da calcio! Dal 1921 al 1972 George Simenon ha scritto circa 400 romanzi, tradotti in più di 50 lingue. Moltissimi i film e le serie televisive tratte dalle sue opere che lo hanno reso popolare presso un vasto pubblico. Difficile raccontare l'opera "torrenziale" di George Simenon, sarebbe come tentare di comunicare il gusto di un cibo, l'intensità di un profumo, l'atmosfera di un paesaggio. Forse avendo le sue capacità di scrittura si potrebbe... Egli infatti riusciva benissimo a catturare l'attenzione del lettore fornendo con poche parole, l'immagine dei suoi personaggi, rendendoli vivi e presenti; a comunicare l'atmosfera di un luogo, a tratteggiare una situazione con pochi fatti, ad accompagnarci, inchiodati alle pagine, in racconti densi di situazioni intriganti che scavano nella complessa psicologia dei comportamenti umani.
Nato a Liegi, in Belgio, nel 1903 da un padre contabile (Désiré Simenon) e una madre commessa ai grandi magazzini (Henriette Brüll), George Simenon dimostra sin da ragazzo un grande interesse per la letteratura di avventura (Dumas, Conrad, Dickens, Balzac, Stendhal, Stevenson). A 16 anni interrompe gli studi e lavora come giornalista alla Gazzetta di Liegi iniziando così il suo precoce apprendistato alla scrittura, interessandosi principalmente di cronaca nera, ambito in cui potrà raccogliere per quattro anni, parecchio materiale per i suoi futuri romanzi.
Nel 1921 pubblica il suo primo libro Au pont des Arches, un romanzo umoristico. Negli anni successivi si trasferisce a Parigi, sposa Régine Renchon detta "Tigy", una giovane artista conosciuta a Liegi due anni prima. Lavora come segretario presso il marchese Tracy e nottetempo scrive per le riviste parigine, racconti che hanno un notevole successo e che nel giro di pochi anni gli consentono di dedicarsi completamente alla scrittura. L'amicizia con la scrittrice Colette gli procura una collaborazione fissa con Le Matin e i suoi preziosi consigli lo aiutano ad affinare il suo stile letterario rendendolo semplice e asciutto.
Dal 1921 al 1930, sono gli anni della "scrittura alimentare": circa 200 tra libri e racconti firmati con diversi pseudonomi (nella maggior parte dei casi George Sim). Tre sono le diverse tipologie: romanzi leggeri, più o meno osé con titoli ammiccanti (Orgies Bourgeoises, Etreintes passionnées...), romanzi sentimentali come Roman d'une dactylo o Coeur de Poupée e romanzi di avventura (Le Monstre blanc de la Terre de feu, Un drame au pôle Sud...). Naturalmente la critica si guarda bene dal prendere in considerazione questi scritti ma per Simenon costituiscono una palestra che lo formerà come scrittore prolifico e gli consentirà una vita agiata. Popolarità e buoni guadagni proiettano lo scrittore nel bel mondo parigino iniziandolo alla frequentazione di pittori (Vlaminck e Picasso), poeti come Max Jacob e artisti come Josephin Baker con la quale avrà una delle tantisssime "fughe sentimentali" che gli sono state attribuite.
All'inizio del 1927, Eugène Merle, direttore di diversi giornali parigini, volendo sfruttare promozionalmente la sua fama di veloce romanziere (riusciva a produrre fino a 80 pagine al giorno!), lo sfida a scriverne uno "in diretta" e sotto l'occhio del pubblico, rinchiudendo Simenon in una gabbia di vetro.
Lo scrittore accetta, attratto dal un grosso compenso; l'avvenimento è pubblicizzato e atteso ma per ragioni non ancora chiarite il progetto non verrà realizzato.
Negli anni successivi, spinto dal desiderio di realizzare i suoi sogni giovanili si mette a viaggiare con una barca, prima in Francia navigando sui canali, che diventeranno fonte di ambientazione di diversi romanzi (Le Charretier de la "Providence"), poi in Belgio e in Olanda.
La leggenda narra che proprio in Olanda, nel porto di Delfzijl, nel settembre del 1929, durante unasosta forzata per operazioni di rimessaggio della barca, venisse alla luce un nuovo personaggio, uncerto Maigret.
In quello stesso periodo Simenon decide di abbandonare gli pseudomini e di firmare i suoi romanzi con il suo vero nome: nel febbraio del 1931 l'editore Fayard pubblica Pietro il Lettone (Pietr-le-Letton) con una manifestazione promozionale alla quale tutta Parigi viene invitata. Dopo di allora l'immagine di Simenon e di Maigret, sulle cui inchieste, dal 1931 al 1972, scriverà 75 romanzi e 29 racconti, proseguiranno di pari passo.
Più di 50 saranno i film tratti dai suoi romanzi (tra storie di Maigret e altri romanzi), ma pur con il contributo di grandi registi (Jean Renoir, Claude Autant-Lara) e di attori di fama come Jean Gabin che darà un'immagine ineguagliabile del famoso commissario, non riusciranno ad avere la stessa fortuna dei romanzi.
Attraverso il commissario del Quai des Orfevre l'autore dipinge, in tutte le sue stagioni, la Parigi di quegli anni, delle "brasserie", dei lungo Senna, degli alberghetti di malaffare, delle portinerie che odorano di cucina. Ma anche la provincia francese, quella dei canali navigabili, delle campagne nebbiose, della borghesia agricola sospettosa e invidiosa.
Il "modus operandi" del commissario Maigret è del tutto particolare: pur rispettando le prassi canoniche dalle quali trae elementi di indagine "scientifici", si lascia trasportare dalle vicende e dall'istinto indagando sul carattere dellepersone, ricercando le possibili motivazioni, quasi mettendosi "nei panni" degli altri, per capire dove e quando può nascere "il delitto". L'approfondimento della conoscenza dell'ambiente e della psicologia degli attori coinvolti gli consente di dipanare vicende intricatissime, maturate nei più diversi ambiti sociali.
L'affresco che ne viene fuori è il ritratto di un'umanità che nel cercare di migliorare la mediocrità della propria esistenza non si ferma nemmeno di fronte al comportamento criminale. Maigret ci insegna a comprendere questi percorsi, spesso tortuosi, ad individuare le motivazioni complesse di comportamenti devianti, e pur non giudicando mette il colpevole di fronte alle sue responsabilità.
Ricchezza e fama cambiano la vita di Simenon, lascia Parigi e va a vivere in campagna in una fattoria del XVI° secolo nei pressi di La Rochelle, in Vandea. Ma se da un lato lo scrittore cerca un ambiente tranquillo per concentrarsi sul suo lavoro, i suoi trent'anni e il desiderio di esplorare il mondo lo spingeranno a viaggiare. Prima in Africa da cui trarrà spunto per i suoi romanzi esotici e poi in Germania da dove - nel 1933 - manderà al suo giornale reportage giudicati troppo accomodanti nei confronti del regime tedesco e verranno parzialmente censurati. Miglior fortuna avrà successivamente facendo uno scoop con l'intervista a Trotzki, in esilio a Prinkipo, un'isola della Turchia. Ma il giornalismo investigativo non sembra proprio nel suo destino: la pubblicazione di suoi articoli sul caso Stavinsky (uno scandalo che nel 1934 aveva fatto cadere il governo francese) con alcune notizie non attendibili, da lui raccolte attraverso informatori che lo avevano imbrogliato, gli procurano un discredito tale da spingerlo ad abbandonare questa attività.
Riprende a viaggiare attorno al mondo (New York, Panama, le Galapagos, Tahiti, l'Australia e il Mar Rosso), mette da parte temporaneamente Maigret e inaugura un nuovo genere di romanzo pubblicando con il suo nuovo editore, Gallimard, L'ospite di riguardo (Le Locataire, 1934) il primo dei "roman dur". Il passaggio dall'editore Fayard a Gallimard e questo nuovo romanzo segnano il tentativo di Simenon di sganciarsi dall'immagine di scrittore di romanzi "popolari" e il tentativo di farsi accettare dalla élite culturale parigina che lo ha sempre snobbato. Ma solo nel 1935 dopo che Andre Gide, premio Nobel per la letteratura, ne avrà riconosciuta la statura di "fenomeno" potrà considerarsi riconosciuto come un grande autore e il suo nome verrà affiancato a quello di Balzac. Con i romanzi duri Simenon si muove spesso seguendo la psicologia del protagonista come filo conduttore della storia. Il più delle volte si tratta di un perseguitato o un disadattato, il quale nel momento in cui si sente sollecitato ad uscire da una condizione di inferiorità o di costrizione, viene inevitabilmente travolto da un mondo che non lascia spazio ai deboli o ai diversi. Vedi Corte d'assise (Cour d'assis, 1941), Il fidanzamento del signor Hire (Le fiançaille de mr. Hire, 1933), La finestra dei Rouet (La fenêtre des Rouet,1945), per citarne alcuni.
Durante l'occupazione tedesca della Francia, Simenon viene nominato dall'ambasciata belga alto commissario per l'accoglienza dei suoi concittadini sfollati in Vandea, sua regione di adozione.
Lo scrittore svolge egregiamente il compito assegnatogli, ma mantenendo un atteggiamento di opportunistica neutralità rispetto agli avvenimenti.
Continua a pubblicare malgrado la penuria di carta, sembra non disdegnare le sollecitazioni di giornali collaborazionisti e intrattiene rapporti commerciali con dei produttori tedeschi ai quali vende i diritti di adattamento cinematografico di alcuni romanzi di Maigret. Alla fine del conflitto questo suo comportamento sarà oggetto di una "istruttoria" informale per collaborazionismo che pur non portando reali conseguenze spingerà lo scrittore a lasciare la Francia.
Dal 1945 al 1955 vive e lavora negli Stati Uniti stabilendosi prima in Arizona e poi in New England. L'incontro a New York con una giovane canadese, Denyse Ouimet, che doveva fargli da segretaria diventa una travolgente passione, che racconterà nel romanzo Tre camere a New York (Trois chambres à Manhattan, 1946). A 42 anni Simenon comincia una nuova vita con un menage a trois che gestisce abilmente con la moglie Tigy, che gli resta formalmente accanto per curarsi del figlio Marc (nato nel '39) e la nuova compagna che gestisce relazioni e interessi commerciali che ormai hanno raggiunto una dimensione rilevante. Simenon sposerà Denyse a Rheno, in Nevada, nel 1950, dopo aver divorziato da Tigy. Dalla loro unione nasceranno John (1949) e Marie Jo (1953).
Nel 1952 spinto da nostalgia, fa un lungo viaggio in Europa. A Parigi viene accolto con grandi onori al Quai des Orfevre, la sede della polizia giudiziaria, il regno di Maigret. Liegi, la sua città natale, lo accoglie in pompa magna. A Bruxelles gli viene offerto l'ingresso nell'Académie Royale de Langue et de Littérature Françaises de Belgique. Due anni dopo rientra definitivamente in Europa stabilendosi prima nel Mezzogiorno della Francia e successivamente nei pressi di Losanna dove, si farà costruire, a Epalinges, una residenza su misura per le esigenze della famiglia e dell'"azienda Simenon". Con il rientro nel vecchio continente l'equilibrio della coppia comincia a incrinarsi, il ricorso all'alcol da parte di entrambi favorisce isterie e depressioni che mettono a dura prova la loro relazione.
Nel '60, l'instabilità di Simenon, nominato presidente della giuria di Cannes, diviene pubblica, con la scenata che conduce alla Palma d'Oro Fellini, malvisto da tutta la giuria e amatissimo dallo scrittore belga. Nel 1964, dopo una serie di ricoveri in case di cura e cliniche psichiatriche, la moglie Denyse lascerà definitivamente Simenon che troverà affetto e consolazione nell'italiana Teresa Sburelin, dal 1961 al suo servizio come femme de chambre.
In quegli anni le statistiche dell'UNESCO basate sul numero di traduzioni e libri venduti lo presentano come lo scrittore più letto del mondo, in quel momento. E le anticipazioni dei giornali che, nel maggio 1961, riportavano la sua candidatura al premio Nobel per la letteratura restano lettera morta forse per fargli scontare - come nell'avverso destino dei suoi personaggi - l'origine della sua letteratura popolare.
Nel febbraio '72 scrive l'ultimo romanzo, Maigret e il signor Charles (Maigret et monsier Charles). Successivamente la sua passione per raccontare prenderà un'altra forma e si esprimerà con i "dettati", pensieri e riflessioni registrati al magnetofono, pubblicati dal '75 all'81. Eccezioni alla decisione presa sono Lettera a mia madre (Lettre à ma mere, 1974), uno dei capolavori di Simenon scritto nel 1974, ricordando il difficile rapporto che ha avuto con lei, morta quattro anni prima; e le Memorie intime (Mèmoire intimes, 1981) un'autobiografia appassionata di più di mille pagine nata dall'esigenza di difendersi dalle accuse sollevate da un libro di sua moglie Denyse che gli attribuisce la responsabilità della morte della figlia Marie Jo suicidatasi nel 1978. Ormai, ammalato e depresso Simenon nell'84 viene operato di tumore al cervello; nell'87 subisce una paralisi al braccio sinistro e alle gambe. Secondo la sua volontà, i figli apprenderanno dai giornali la notizia della sua morte, avvenuta a Losanna nella notte tra il 3 e il 4 settembre del 1989.