In mostra dal 12 febbraio al 15 maggio 2011 al Lu.C.C.A. la mostra "Jean Dubuffet e l'Italia", a cura di Stefano Cecchetto e Maurizio Vanni realizzata, in collaborazione con la Fondation Dubuffet. Una mostra composta da oltre 60 opere, per buona parte inedite, che riporta Dubuffet in Italia a distanza di un decennio e che propone una lettura proprio dei legami dell'artista con il nostro paese.
Rileggere l'opera del padre dell'Art Brut potrebbe voler dire indagare l'opera artistica su carta di Jean Dubuffet attraverso il noto scambio epistolare tenuto con Giordano Falzoni, giornalista, intellettuale e artista, che, con il suo articolo su "Il Mondo Europeo" dell'1 novembre 1947, presenta per la prima volta la figura dell'artista al pubblico italiano.Introducendo nel nostro paese il dibattito critico sul pittore, Giordano Falzoni coglie nella sua analisi gli aspetti sintomatici che attraversano le numerose evoluzioni del processo creativo di Dubuffet, soprattutto in questa particolare fase - tra la fine degli anni ‘40 all'inizio degli anni '50 - della sua produzione artistica, dove la ricerca diventa invenzione e i conseguenti lavori risentono della scoperta dell'Art Brut e quindi di un'improvvisa spolverata d'innocenza, che guarda a quella meraviglia inattesa che solo i folli sanno cogliere.
In quegli anni, tra Falzoni e Dubuffet nasce anche una sincera amicizia di affinità intellettuale, testimoniata dal carteggio epistolare che i due intrattengono nel momento in cui Dubuffet parte per l'Africa del Nord, in particolare per il territorio sahariano di El Goléa, soggiornandovi tra il novembre del '47 e l'aprile del '48.
Le lettere sono corredate da splendidi disegni che, nel caso di quelli eseguiti dall'artista francese, trovano un interessante corrispettivo nei taccuini elaborati durante il viaggio.
Per il pittore, allora in cerca di nuovi spunti creativi, la fascinazione della cultura araba e del deserto passa attraverso la rappresentazione di cammelli, gazzelle, palme e altre creature del luogo, oggetto di un'investigazione vitale e compartecipata della realtà africana.
Scriverà a proposito Dubuffet: «c'est un pays très extraordinaire». Suggestioni che, parallelamente, saranno elaborate nella sua produzione pittorica. Lo scambio epistolare intercorso tra i due personaggi diventa così un vero e proprio reperto artistico e prezioso veicolo di comunicazione. Dubuffet scriveva delle personalissime lettere artistiche, che oltre al testo, contenevano piccoli dipinti su carta originati con pastelli o acquerelli.
Raccontato ed esposto al Lu.C.C.A., nella mostra "Jean Dubuffet e l'Italia", dove una sala è dedicata ai lavori di quel periodo ispirati proprio al suo soggiorno nel deseto del Sahara; piccole gouache, e pastelli su carta che rimandano alla fascinazione dei luoghi e dei personaggi incontrati attraverso i percorsi di quell'indimenticabile viaggio vissuto tra meraviglia, lucido sogno e realtà.