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New Economy: il futuro é nella rete

Giorno dopo giorno il nostro comunicare attraverso il Web sta cambiando il modo in cui viviamo. Da qualche anno siamo passati, quasi senza accorgercene, da una comunicazione unidirezionale a un tipo di discorso corale che coinvolge amici, parenti e conoscenti nella rete della nuova economia.

Nico Zardo

Quando si parla di New Economy il pensiero corre immediatamente al Web. Ma non sono pochi a pensare che questo binomio sia un po' riduttivo e l'idea di nuova economia dovrebbe essere estesa a tutte le forme di utilizzo del digitale. Molti e profondi sono infatti i cambiamenti che dopo gli anni '80, con la diffusione del PC, si sono avuti con l'impiego di programmi digitali nella gestione di macchine, nelle trasmissioni audio e video, nei sistemi di scrittura, di progettazione, di gestione amministrativa, finanziaria e, infine, il Web stesso.

 

Per trovare un cambiamento di analoga portata dobbiamo andare indietro ai fermenti rivoluzionari presenti in Francia e Inghilterra a fine settecento. Con l'invenzione di macchine a vapore si sono enormemente sviluppati la produzione di manufatti e i trasporti (navi, locomotive...!) mentre, parallelamente, nuovi sistemi di produzione di carta e di stampa favorivano con giornali, libri ed enciclopedie la diffusione delle idee e delle conoscenze. Anche allora la capacità delle macchine di sostituire la forza lavoro fornita dall'uomo costrinse molti a cambiare mestiere e sul momento non furono affatto contenti di essere surrogati da pezzi di ferro che sbuffavano vapore e, infatti, si rivoltarono anche violentemente. La prospettiva storica ci consente di guardare a quei fatti con serena sufficienza ma non altrettanto serenamente possono oggi guardare al loro futuro i nipoti di quei lavoratori che si erano convertiti all'uso delle macchine e che la nuova economia occidentale tende a emarginare.

 

Il Web sembra il paese del bengodi, tutto è gratis: notizie, musica, video, tutto è a portata di un doppio click. Puoi comunicare scrivendo o parlando in video con chi vuoi da un capo all'altro del mondo senza spendere nulla (se non l'abbonamento al tuo provider) e se vuoi acquistare qualcosa, portali tipo eBay ti offrono una gamma di scelta molto ampia a costi anche ragionevoli.

Una cosa è certa, la nuova economia legata al Web sta cambiando profondamente il nostro modo di vivere e di lavorare, sempre più proiettato in una realtà virtuale. Al punto che per le nuove generazioni cresciute con gli occhi sul video, un i-Pod nelle orecchie e un i-Phone in tasca, i confini tra reale e virtuale diventano sempre più labili e sono ben diversi da quelli che ha colui con qualche capello grigio in testa.

Un aspetto interessante del Web sta nell'atteggiamento apparentemente amichevole che sembra pervadere i personaggi che hanno contribuito a crearlo: tipico del clima libertario californiano degli anni ‘60-'70 nella Silicon Valley che è all'origine della rivoluzione digitale. Con quello spirito non pochi sono i programmi di software messi a disposizione gratuitamente ed emblematico é stato il caso di uno dei sistemi operativi per PC più affidabili, il GNU/Linus, creato da Linus Torvalds e Richard Stallman, utilizzabile liberamente da parte di tutti.

 

I primi esperimenti di comunicazione tra computer risalgono al luglio del 1961 ad opera di Leonard Kleinrock. Nel 1964 Paul Baran conducendo una ricerca per la Rand Corporation (istituto di ricerca della US Air Force) su un sistema di comunicazione che fosse in grado di sopravvivere ad attacchi militari, mise a punto un progetto basato sul concetto di "rete diffusa", una rete, cioè, caratterizzata dall'assenza di un nodo centrale. In caso di malfunzionamento o distruzione di un nodo, infatti, le informazioni trasmesse erano in grado di giungere a destinazione attraverso percorsi alternativi superstiti. Successivamente, nell'ambito delle ricerche messe in atto dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti in risposta alla supremazia tecnologica dimostrata dall'Unione Sovietica con il lancio dello Sputnik, un ex scienziato della NASA, Robert W. Taylor ebbe l'idea di creare una rete nazionale di computer in grado di dialogare fra di loro. Questo progetto divenne operante nel 1969 con il nome di Arpanet. Con il passo successivo si giunse alla realizzazione di internet, collegata alla nascita di ARPA (Advanced Research Project Agency) INTERNET, resa possibile dalla progettazione ad opera di Robert Kahn e Vinton Cerf del protocollo TCP/IP (Transmission Control Protocol/Internet Protocol) che permette di controllare il flusso dei dati tra le diverse reti.

 

La fase di diffusione del fenomeno new economy prende avvio, nei primi anni 90, grazie allo scienziato inglese Tim Berner Lee del laboratorio Cern di Ginevra, inventore, con Robert Cailliau, del World Wide Web (origine della sigla www), cioè di quel sistema che permette di cliccare su parole o immagini sullo schermo del computer per seguire percorsi di informazione collegati. Tale innovazione si basa sul protocollo http (Hyper-Test Transfer Protocol) e sul linguaggio ipertestuale HTML (Hyper-Test Markup Language). Tim Berner Lee nell'intento di "favorire la collaborazione tra i popoli" mise a disposizione di tutti la sua invenzione, gratuitamente.

Con il lancio del primo browser commerciale, Netscape di Jim Clark, negli anni 1994-95 internet diventa un fenomeno economico. Il sistema di navigazione consente, digitando l'indirizzo internet, di muoversi da un sito Web all'altro e di penetrare facilmente nei contenuti di questi ultimi. Da quel momento, esplode la terza rivoluzione industriale.

 

Nella prima fase di vita del web (WEB 1.0) le rete è stata utilizzata come una diretta estensione della Old Economy. Un nuovo mezzo molto potente che ha inciso sulle modalità di operare delleimprese che creano la loro vetrina permanente sul web usufruendo di una visibilità a livello globale. Le strutture di intermediazione commerciale, grazie a una possibilità di comunicazione semplice e diretta con il cliente finale, si riducono notevolmente con evidenti economie per le aziende. Le tendenze, già in atto, alla globalizzazione dei mercati hanno subito una forte accelerazione.

Con il WEB 2.0, definizione coniata nel 2004 dall'editore di informatica Tim O'Reilly, internet si arrichisce di un nuovo il tipo di approccio con la presenza di siti interattivi (Facebook, Twitter, Wikipidia...) dove l'utente può intervenire contribuendo alla formazione dei contenuti, ad allargare il dialogo (già presente con le chat e i blog) con comunità di persone amiche o affini. In molti casi questi siti ripropongono in modo virtuale la funzione che aveva la piazza come luogo di ritrovo, di scambio, di socializzazione e di autorappresentazione. Infatti viene definito anche Web Sociale.

La mancanza di un'autorità che filtri e garantisca la qualità dei contenuti ha fatto nascere parecchie critiche nei confronti di questi siti. La posizione dominante di motori di ricerca tipo Google si é guadagnata, oltre a rispettabili primati in borsa, una condizione di monopolio che restringe molto lo spazio di eventuali concorrenti.

 

Secondo la "vecchia" economia l'atteggiamento con cui si abborda una nuova iniziativa commerciale parte da una sua valutazione del rapporto costo/benefici: se il mercato fa intravedere una buona possibilità di ritorno economico dell'operazione si parte, altrimenti no. Nella New Economy del Web 2.0 il ragionamento sembra modificare l'ordine d'importanza dei presupposti. E cioè se l'operazione che si vuole fare ha un'utilità effettiva per la gente che accetterà la proposta allora potrà esserci anche un ritorno economico.

 

MENTRE NEL PRIMO CASO CI TROVIAMO IN UNA SITUAZIONE DI MERCATO CLASSICO in cui, in un rapporto produttore/cliente si propongono beni o servizi, nel secondo caso i siti di intrattenimento e socializzazione "vendono" i loro contatti, spesso selezionati per categorie, alle aziende che fanno pubblicità sulle loro pagine. La logica è analoga alla vendita di spazi in programmi televisivi osu riviste specializzate con la differenza che nel Web 2.0 é il potenziale cliente che diventa attore dello spettacolo che contiene la pubblicità a lui diretta: un astuto cortocircuito!

Non ci resta che aspettare l'evoluzione di questi meccanismi in quello che viene già da tempo chiamato Web 3.0, ovvero una nuova internet, un Web semantico, sensoriale, da toccare, sentire e vivere, nel quale connettività, interattività, globalizzazione e sviluppo della società creativa si fonderanno in sofisticati meccanismi di interrogazione ed elaborazione dell'informazione creando una nuova tecnologia che entrerà nelle cose... e noi staremo a guardare.

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