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Come in uno specchio

È stato definito il pittore della "solitudine e del silenzio", e molti critici gli hanno riconoscuto il merito di aver interpretato l'anima dell'America del ventesimo secolo rappresentando, con le sue opere cariche di forti emozioni, la bruttezza e la bellezza della vita quotidiana.

Dal 15 ottobre 2009 al 24 gennaio 2010, una grande mostra organizzata al Palazzo Reale di Milano ripercorre la lunga carriera di Edward Hopper offrendo, con più di 160 opere, una importante panoramica sul suo lavoro.

 

Nico Zardo

Edward Hopper è nato sulle rive del fiume Hudson, a Nyack, nello stato di New York, il 22 luglio 1882 in una famiglia di origine inglese. Sin da ragazzo manifesta interesse per il disegno facendo paesaggi e caricature e i genitori lo assecondano iscrivendolo a una scuola d'arte. Nel 1900 si trasferisce a New York per frequentare la New York School of Art dove pittori d'avanguardia come William M. Chase , Robert Henry e Kenneth Miller lo iniziano ai principi e alle tecniche del nuovo realismo secondo le forti influenze culturali provenienti dalla Francia e gli trasmettono il gusto per una pittura pulita e una composizione ordinata."Il mio obbiettivo - scriverà Hopper, traducendo le lezioni dei maestri - è di usare sempre la natura come mezzo per fissare sulla tela le mie reazioni più intime nei confronti dell'oggetto come esso mi appare nel momento in cui lo amo di più".

 

SONO ANNI DI GRANDE FERMENTO ARTISTICO: sull'onda dell'entusiamo per l'arte moderna europea l'attenzione delle avanguardie americane si sposta da un romantico idealismo formale alla durezza quotidiana della vita nelle città in forte sviluppo della quale rappresenta povertà e miseria.

Tra il 1906 e 1910 Hopper compie tre viaggi in Europa soggiornando principalmente in Francia dove ha modo di venire in contatto con le esperienze impressioniste. È affascinato da Manet e Degas dai quali trae il gusto materico di trattare le superfici e il taglio fotografico della rappresentazione pittorica. Visitando assiduamente mostre e musei - anche in Olanda e Belgio - ha l'opportunità di apprezzare dal vivo la "luminosità" delle opere di Goya e Vermeer. Resta invece indifferente o, probabilmente, contrariato dalle tendenze del nascente astrattismo, confermando la sua scelta di impostazione realistica.

Tornato a New York fatica non poco a scrollarsi di dosso la profonda influenza dell'esperienza europea. Per sbarcare il lunario fa illustrazioni per agenzie pubblicitarie e per giornali: lavoro che odia profondamente! Per suo piacere realizza acqueforti che vende per 10-20 dollari a copia. I soggetti favoriti sono angoli di strada semideserti con lunghe ombre (Night Shadows, 1921), persone solitarie che leggono il giornale nel parco alla luce di un lampione (Night in the Park,1921), una giovane donna che cuce a macchina guardando la luce che viene dalla finestra, come in attesa di un qualcosa che... anche noi vorremmo conoscere (East Side Interior, 1922).

Nel 1913 vende il primo quadro nel corso di una esposizione collettiva, ma dovrà aspettare altri dieci anni per vendere il secondo.

 

TRA IL 1923 E IL 1928 PASSA L'ESTATE A GLOUCESTER, un villaggio di pescatori situato su Cape Cod, Massachusetts (USA). Qui, particolarmente ispirato dalla luce e dall'agilità del dipingere all'acquarello ritrae paesaggi, fari e case. Questa attività segna la nascita del percorso professionale di Hopper: il Brooklyn Museum acquista nel novembre 1923 uno dei suoi acquarelli (The Mansarda Roof) e l'anno dopo (ottobre 1924) Frank Rehn, gallerista della Quinta strada, organizza una mostra personale il cui successo gli consente di dedicarsi all'arte a tempo pieno.

Importante sostenitrice dei suoi acquarelli era stata Josephine Verstille Nivison, un'artista conosciuta a Gloucester che sposerà nel luglio del 1924 e gli farà da modella tutta la vita. Lui tranquillo, solitario e taciturno, lei estroversa e amante della conversazione, costituirono un sodalizio non proprio tranquillo ma sicuramente resistente.

Con il successo e la sicurezza economica le semplici abitudini di Hopper non cambiano.

Continua a vivere nella casa di Washington Square dove si era installato nel 1913 e dove starà fino alla sua morte avvenuta nel 1967. Nel 1927 l'acquista un auto di seconda mano con la quale si spingerà a esplorare le coste del Maine alla ricerca dei soggetti preferiti per le sue opere: le torri dei fari, i paesaggi costieri, le solide case vittoriane, le barche a vela, la ferrovia. Dal 1930 Hopper e la moglie Jo trascorreranno i periodi estivi a Cape Cod dove la coppia si costruisce una casa nella città di Truro, Massachusetts.

 

A NEW YORK L'ATTENZIONE DI HOPPER PROCEDE CONTROCORRENTE RISPETTO AI COLLEGHI. Niente grattacieli, niente folla in movimento ma strade deserte con vecchi fabbricati bassi, caffè e ristoranti frequentati da poche persone, spesso una sola. E poi visioni apparentemente indiscrete rubate inquadrando una porzione del fabbricato di fronte: finestre aperte dalle quali si intravedono frammenti di persone intente a semplici gesti quotidiani. Azioni che non sarebbero importanti se Hopper non ce le facesse notare suggerendoci ipotetici misteri che nessuno potrà mai svelare.

Questo suo invito a soffermarci su scene e situazioni apparentemente banali ma curiose e stimolanti ha sollecitato più di un regista: Hitchcock ha tratto spunto da "Night Windows" (1928) per "La finestra sul cortile" e ha usato l'immagine di "House by the Railroad" (1928) per rifare la misteriosa casa di "Psyco" (1960).

Il cinema ama Hopper e Hopper ama il cinema non solo con il suo modo di inquadrare le situazioni a lui preferite come se fossero il "fermo macchina" di un film noir, ma anche le sale cinematografiche, alle quali ha dedicato diverse opere, riuscendo a trasformare questi luoghi tipicamente associati a una moltitudine di gente in ambienti rarefatti con poche persone normali ma che nella sua interpretazione diventano immediatamente attori di storie inquietanti. (Two on the Aisle, 1927; New York Movie, 1939; First Row Orchestra, 1951).

 

ALLA FINE DEGLI ANNI TRENTA HOPPER CAMBIA METODO DI LAVORO. Abbandona il dipingere all'aria aperta: raccoglie schizzi e dettagliate impressioni sui luoghi , le persone e i particolari che lo colpiscono e li rielabora in studio.Nel 1933 il Museo di Arte Moderna di New York gli dedica la prima retrospettiva (la seconda sarà organizzata dal Whitney Museum nel 1964) conferendogli un riconoscimento raramente tributato a un artista contemporaneo.

In sessantanni di attività Hopper ha prodotto, tra acqueforti, aquarelli e oli circa ottocento opere. Il suo stile non ha mostrato negli anni alcun ammorbidimento, anzi col tempo le sue composizioni sono diventate più "intransigenti" sia nella struttura caratterizzata da un equilibrio di linee orizzontali e verticali sia nella ricerca di rappresentare gli elementi a lui particolarmente cari: la luce e il vuoto (Sun in Empty Room, 1963). Ai giornalisti che gli chiedevano di dare spiegazioni sulle sue opere rispondeva semplicemente: "Tutte le risposte le potete trovare sulla tela".

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