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Matteo Ricci alla conquista del Paese di Mezzo!

Coloro che vivranno tra cento generazioni non sono ancora nati, e io non so dirti che tipo di persone saranno. Grazie all'esisten-za della cultura scritta, però, anche quelli che verranno al mondo tra diecimila generazioni saranno in grado di penetrare nella mia mente come se fossero miei contemporanei." Matteo Ricci, Introduzione a Il giardino di inchiostro del Signor Cheng.

Michela Fontana

Un quadernetto di carta orientale di 131 pagine, ricoperto di morbido cuoio marrone scuro, e riempito con una fitta calligrafia ordinata, oggi conservato in cassaforte nell'Archivio Storico dei Gesuiti di Roma. Un oggetto semplice, spoglio, prezioso. È ciò che di più personale rimane di Matteo Ricci, il gesuita maceratese entrato in Cina nel 1582 e morto a Pechino nel 1610, dopo avere conquistato un posto di rilievo nella storia delle relazioni tra Cina ed Europa. Si tratta del racconto della sua missione pionieristica in terra cinese, Dell'Entrata della Compagnia di Gesù e Christianità nella Cina, compilato negli ultimi anni di vita. Di Ricci si sono conservate anche una cinquantina di lettere spedite in Europa vergate su sottili fogli di carta cinese e occidentale ingialliti dal tempo, e alcuni manoscritti, come il primo dizionario portoghese-cinese in pregiata carta bianca mien-chih preparato a Zhaoqing, nel 1587. Sono rimaste anche copie delle opere etiche, religiose e scientifiche in lingua mandarina date alle stampe durante il suo soggiorno cinese ed alcuni dei suoi famosi planisferi, che presentavano per la prima volta l'Europa, l'Africa e il continente americano, ancora sconosciuto ai cinesi. Nelle sue mappe Ricci, abile diplomatico, disegnava nella posizione centrale la Cina, che veniva chiamata il Paese di Mezzo (Zhong Guo), e veniva percepita dai suoi abitanti come il punto di riferimento del mondo intero. Le opere di Ricci, fragili oggetti di carta ricchi di storia, evocano un'avventura umana e intellettuale ricordata lo scorso anno nel quattricentenario della morte del maceratese, con innumerevoli iniziative in Italia e in Cina.

Ricci pioniere. Matteo Ricci, Li Madou in cinese, fu il primo europeo ad essere accolto in Cina in epoca Ming, quando il grande impero era chiuso ad ogni penetrazione straniera, tre secoli dopo la visita di Marco Polo alla corte mongola. Si stabilì nella cittadina di Zhaoqing nella provincia costiera del Guangdong nel 1583, e da quel momento non lasciò più la Cina. Si trasferì a Shaozhou, e poi visse a Nanchang nello Jiangxi, e a Nanchino nel Jiangsu. Nel 1601 raggiunse la capitale Pechino, dove rimase fino alla morte, grazie alla protezione dell'imperatore Wanli, anche se non ebbe mai il privilegio di incontrare personalmente il Figlio del Cielo.

Ricci era arrivato come missionario per conquistare i cinesi alla sua religione, per convincerli a riconoscere il suo Dio unico e personale, creatore del Cielo e della Terra. Ma dalla Cina, imponente impero di antica cultura dove la religione era sottoposta al potere imperiale, fu lui stesso conquistato. Per poter parlare alla pari con i membri della burocrazia, Ricci imparò il mandarino, si vestì di seta come un letterato, si adeguò alle usanze locali. Studiò e apprezzò la filosofia di Confucio, scrisse libri in cinese e tradusse in mandarino i testi di matematica e astronomia che aveva portato con sè dall'Europa. Fattosi letterato tra i letterati, rispettato dai mandarini, divenne un efficace e intelligente mediatore culturale e usò la scienza per conquistare le menti degli ufficiali imperiali. Parlò di stelle, pianeti e comete, per arrivare alla teologia e convincere gli intellettuali cinesi ad aderire alla sua visione religiosa.

 

Da Roma alla Cina. Dopo avere studiato a Roma al Collegio Romano, la più famosa università gesuita, il maceratese si era imbarcato in Portogallo nel 1578 come missionario verso l'Asia. Nel suo bagaglio, insieme ai testi religiosi, erano compresi alcuni volumi su cui aveva studiato, inclusi gli Elementi di Euclide, nella versione latina del suo docente Cristoforo Clavio, gesuita tedesco, eminente matematico ed astronomo. Altri testi filosofici e scientifici li aveva "nella memoria" come più avanti scrisse in una lettera. Durante il lungo viaggio per mare verso oriente, non poteva ancora immaginare che ciascuna delle opere che aveva con sè sarebbe stata un valido strumento di dialogo con la cultura cinese.

Arrivato a Macao nel 1582, Ricci iniziò lo studio della lingua e della cultura cinese, secondo le indicazioni di Alessandro Valignano, Visitatore delle missioni in Asia. Deciso a "conquistare" la Cina al credo cristiano, Valignano proponeva un nuovo approccio all'evangelizzazione, chiamato "adattamento culturale". Invece di imporre la propria religione con la coercizione e la forza, come era stato fatto in passato in particolare dai portoghesi in India, i gesuiti avrebbero dovuto studiare la lingua e la cultura della popolazione a cui rivolgevano la loro opera, per trovare punti di incontro tra il cristianesimo e le credenze locali.

 

Libri. Ricci si impegnò nello studio e si stupì di avere a disposizione una produzione libraria locale molto vasta; si trovavano sul mercato opere storiche filosofiche e morali in cinese letterario, e volumi per tutti i gusti in lingua vernacolare, manuali pratici e tecnici, romanzi. La ricca offerta era resa possibile dall'uso delle xilografia, diffusa in Cina già nel VI secolo, ben prima che venisse impiegata in Europa, dove fu utilizzata a partire del XIII secolo. Anche la stampa a caratteri mobili si era diffusa in Cina nell XI secolo, mentre in Europa era stata impiegata su larga scala dalla metà del XV secolo. In Cina la stampa a caratteri mobili aveva minore diffusione che in Europa, perchè l'elevatissimo numero dei caratteri della scrittura richiedeva un gran numero di "tipi", rendendo troppo costoso il processo di stampa. La xilografia invece, più conveniente, permetteva di stampare un libro tutte le volte che si voleva nel numero di copie volute, riutilizzando per le edizioni successive le stesse matrici di legno con incise le pagine della prima edizione.

Ricci ammirava molto l'abilità degli intagliatori, più veloci dei tipografi occidentali "... nello stesso tempo... che i nostri stampatori compongono o emendano un foglio... i loro intagliatori intaglianouna tavola."

Resosi conto della grande diffusione libraria, Ricci capì che la scrittura sarebbe stata il veicolo più efficace per fare arrivare il suo messaggio ai cinesi : "I libri arrivavano dove i Padri non potevano e le nostre cose assai meglio si dichiarano con lettere in questo regno che con parole, per il grande vigore che le loro lettere tengono".

 

Carta cinese. Al primo contatto con i libri cinesi, e durante i primi esercizi di calligrafia, Ricci verificò che la carta impiegata in Cina era delicata e porosa, meno resistente di quella usata in Europa e che si riusciva a scrivere soltanto sopra un lato del foglio. Anche le tecniche di scrittura erano diverse. I cinesi usavano il pennello per scrivere, a differenza degli europei che all'epoca impiegavano penna d'oca, calamo, cannucce, strumenti con punte "ruvide" che avrebbero facilmente potuto bucare una carta non opportunamente trattata. La carta che Ricci osservava ed imparava ad usare era stata una delle tante importanti invenzioni cinesi. Secondo quanto tramandato, i metodi di fabbricazione della carta sarebbero stati inventati dall'ufficiale di corte Cai Lun nell'anno 105 d.C., durante la dinastia Han (202 a.C. 220 d.C.), utilizzando le fibre dell'albero del gelso, scarti di canapa e reti da pesca. In realtà, recenti scavi archeologici effettuati nella provincia Gansu suggerirebbero che la carta era in uso in Cina da più di un secolo prima. I cinesi riuscirono a custodire il segreto della fabbricazione della carta fino a quando, nel settimo secolo,i monaci buddisti li diffusero in Giappone. Nell'ottavo secolo, grazie alla cattura di alcuni cartai cinesi dopo la vittoria araba del 751 a Talas nel Kyrgyzstan, le tecniche di realizzazione della carta si propagarono nel mondo islamico e nell'undicesimo secolo si diffusero in Europa. In Cina la carta trovava largo impiego. Ricci, constatò con stupore che era usata per realizzare cappelli, scarpe, vestiti, coperte, aquiloni, per confezionare bustine di tè e per creare oggetti ornamentali. In Cina era diffusa da secoli anche la carta moneta, introdotta per la prima volta in epoca Tang (618-907), con larghissimo anticipo rispetto all'Europa. La carta moneta non serviva soltanto per transazioni commerciali, ma anche per rendere omaggio agli ufficiali dell'amministrazione imperiale, che ricevevano in dono, in occasioni particolari, banconote infilate in bustine di carta colorata. Una curiosità. Già dal sesto secolo in Cina si impiegava la carta per usi igienici. Usi impropri erano sconsigliati, se è vero che nel 589 l'ufficiale imperiale Yan Zhitui scrisse che non avrebbe mai impiegato, a quello scopo, pagine di testi contenenti brani dei classici della filosofia. Le cronache riportano che nell'anno 1393, durante il regno dell'imperatore Hongwu, vennero prodotti 720.000 fogli di carta igienica per la corte imperiale, 15.000 dei quali, di colore giallo e profumati, per la famiglia imperiale.

 

Le opere più note. Ricci incominciò a scrivere in cinese non appena potè padroneggiare il mandarino. La sua prima e più famosa opera, il Trattato sull'amicizia, dedicata al principe Kang Yi fu redatta a Nanchang nel 1595, rispondeva pienamente allo spirito dell'adattamento culturale. Vi erano elencate massime dei pensatori dell'antichità greca e romana e di padri della Chiesa scelte per dimostrare ai cinesi che l'amicizia, virtù celebrata dal confucianesimo, era altrettanto valorizzata anche in Europa. Più ambizioso Il vero significato del Signore del Cielo, tradizionalmente noto come il Catechismo.

Fu pubblicato nel 1603 per convincere i letterati cinesi che il confucianesimo era compatibile con il cattolicesimo e conteneva un'idea di Dio coincidente con il Dio cristiano. Tra i lavori scientifici, il più famoso è il Trattato Elementare di geometria ovvero la traduzione dei primi sei capitoli degli Elementi di Euclide nella versione latina di Cristoforo Clavio, realizzata nel 1607 da Ricci in collaborazione con l'autorevole membro dell'amministrazione imperiale Xu Guangqi.

Grazie alla xilografia, le opere di Ricci ebbero una larga distribuzione tra letterati cinesi. I suoi planisferi con la Cina la centro, di cui preparò quattro diverse edizioni, si diffusero anche in Giappone e nel Sud Est Asiatico.

 

Attualità di Ricci. Ricci si era recato in Cina per convertire i cinesi alla sua religione, ma il suo progetto non si realizzò come le autorità gesuite avevano sperato. Alla morte di Ricci i battezzati erano circa duemila, un numero esiguo su una popolazione di 200 milioni di abitanti. Ma il gesuita era soddisfatto del suo lavoro di pioniere. Aveva sempre affermato di preferire la qualità delle conversioni anche se a scapito della quantità. Inoltre poteva vantare, tra i convertiti, personalità di spicco della burocrazia imperiale, come Paolo Xu Guangqi e un altro importante collaboratore per le traduzioni scientifiche, Leone Li Zhizao.

 

Anche se pochi cinesi avevano aderito alla religioneoccidentale, l'opera di Ricci acquistò un significato che andava oltre l'evangelizzazione. L'interpretazione ardita del pensiero confuciano, l'opera di insegnamento scientifico, gli insegnamenti etici, il rispetto verso i mandarini e le capacità di dialogo furono apprezzate e valorizzate dai cinesi, che ancora oggi citano Li Madou come amico della Cina. Così è giusto ricordare oggi il gesuita maceratese, accorto mediatore culturale; il suo approccio tollerante verso una cultura diversa resta straordinariamente attuale.

 

Michela Fontana, giornalista scientifica e scrittrice, ha vissuto in Cina dal 1999 al 2010. È autrice di Matteo Ricci: un gesuita alla corte dei Ming (Milano, Mondadori, 2008), tradotto in inglese e francese. La versione francese ha ricevuto il Grand Prix de la Biographie Politique, 2010. È anche autrice di Matteo Ricci gesuita scienziato umanista (Roma, De Luca, 2010), del testo dello spettacolo teatrale Matteo Ricci un gesuita scienziato alla Corte dei Ming, coprodotto dal Festival della scienza di Genova (2008) e dalla Fondazione Giorgio Cini; ha anche scritto Percorsi calcolati (Recco, Le mani, 2006), vincitore nel 1998 del Pirelli Award per la divulgazione e Cina la mia vita a Pechino (Recco,Le Mani, 2008).

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