PJL-35

Verba volant, scripta manent

Mentre le parole dette possono essere dimenticate, ciò che è scritto diventa documento che tutti possono leggere e ritrovare. Nel lungo processo di definizione delle norme che l'uomo si è dato nel corso della sua Storia, la carta scritta ha superato il tempo della memoria del singolo individuo e ha aiutato a diffondere e perfezionare le leggi fondamentali della convivenza.

Nico Zardo

L'accordo su decisioni importanti che interessano più individui, gruppi di persone o nazioni viene sancito con una stretta di mano, una votazione o la firma di un documento "ufficiale" scritto su un foglio di carta. A quel foglio è affidato il compito di testimoniare la volontà di comportamento di due o di milioni di persone. La Storia insegna che quel "documento" è spesso il risultato finale di un lungo percorso durante il quale sono stati analizzati e dibattuti punti di divergenza o modalità di intesa, avvenimenti cruenti come conflitti armati, interessi commerciali, questioni di confine geografico ma molto più spesso di pensiero.

Il confronto tra le parti che devono raggiungere un accordo non è mai semplice, richiede volontà di comprendere gli altri, disponibilità a sacrificare qualcosa che ci appartiene per un bene comune. La base indispensabile per una trattativa è il riconoscimento di una pari dignità delle parti, l'analisi corretta dei fatti e dei motivi dell'intesa, la considerazione di precedenti convenzioni che spesso costituiscono la base su cui costruire un futuro concordato. Ogni documento di accordo è basato sul precedente dal quale trae forza logica e sostanza storica. La parola scritta in questo caso riassume e rappresenta le regole di convivenza, gli obblighi, in breve: i diritti e i doveri ai quali attenersi.

 

Gli atti costitutivi delle democrazie occidentali traggono origine da documenti comuni, i più importanti dei quali sono: la Magna Charta Libertatum (1215), la Costituzione degli Stati Uniti (1787), la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino (1789) elaborata nel corso della Rivoluzione francese, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948).

La Magna Charta è un documento scritto in latino dove sono raccolte le concessioni che il re inglese Giovanni Senzaterra fu costretto a fare il 15 giugno 1215 ai feudatari del suo Regno. La contesa nasce per il fatto che il monarca inglese, volendo riconquistare i territori appartenuti al suo Casato (i Plantageneti) in terra francese, fece guerra a Filippo II, re di Francia. Per finanziare l'operazione impose una forte tassazione ai suoi baroni che denunciarono pubblicamente l'arbitrarietà dell'operazione. In seguito all'esito negativo della battaglia di Bouvines Re Giovanni perse la guerra, i baroni si ribellarono e subordinarono il rinnovo dell'obbedienza al sovrano a una serie di concessioni che costituiscono il contenuto della Magna Charta.

Nel documento, una copia del quale si trova nella cattedrale di Salisbury, sono riportate alcune concessioni (libertates) che limitano il potere assoluto del sovrano. Tra le più significative: il divieto di imporre nuove tasse ai vassalli senza l'approvazione di un consiglio del regno formato da rappresentanti dei conti, dei baroni e della gerarchia ecclesiastica; garanzie per gli uomini liberi di non essere imprigionati senza regolare processo, nel quale doveva essere riconosciuta una proporzionalità della pena rispetto al reato; l'abolizione del dominio assoluto del re sulle foreste e delle relative multe per i trasgressori; la concessione di libera circolazione ai mercanti di paesi non in guerra con il re; la standardizzazione delle misure utilizzate in commercio per la vendita di vino, birra e grano; l'istituzione di una commissione di baroni che doveva vigilare sul rispetto degli impegni presi sottoscrivendo la Charta.

La Magna Charta fu promulgata nella forma definitiva nel 1216 da Enrico III (succeduto a Giovanni Senzaterra) e ripetutamente modificata negli anni successivi.

I principi di libertà personale rimasero inapplicati fino all'approvazione da parte di Carlo I Stuart del Petition of Right nel 1628. Successivamente a questo si sviluppò il principio dell'Habeas Corpus che sancisce l'illegittimità di ogni detenzione che non sia conseguente a un giudizio, o a un'accusa motivata (Habeas Corpus act, 1679).

 

Il vento della Storia dovrà soffiare fino alla guerra di liberazione delle colonie americane dalla corona inglese per trovare nuovi importanti riconoscimenti di libertà dell'individuo presenti nella Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America, ratificata a Filadelfia il 4 luglio 1776 e poi alla sua Costituzione definita nel 1787 ed entrata in vigore nel 1789. Venendo meno i vincoli che legavano le tredici colonie americane alla corona Inglese si creò un vuoto di autorità di riferimento che venne sostituita con i principi illuministici che andavano affermandosi in quegli anni.Con la Costituzione, gli Stati Uniti stabiliscono che l'autorità politica e di governo è del popolo (We the people) che esercita questo diritto attraverso suoi rappresentanti. La struttura di governo prevede tre branche di potere, esecutivo, legislativo e giudiziario che attraverso un controllo reciproco, garantiscono un equilibrio di gestione della cosa pubblica. È vero che "scripta manent" ma anche la migliore delle leggi può essere perfezionata. Per questo la Costituzione americana dal 1791 ha subito emendamenti in diciassette occasioni: i primi dieci costituiscono la Carta dei Diritti degli Stati Uniti e prevedono le garanzie fondamentali del cittadino.

 

Il 14 luglio 1789, nello stesso anno in cui negli Stati Uniti entrava in vigore la loro Costituzione, in Francia all'indomani della Rivoluzione, l'Assemblea Nazionale Costituente dava incarico a una commissione di redigere la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Il documento, basato su un testo del marchese di La Fayette, viene discusso in Assemblea a fine agosto, sottoscritto da re Luigi XVI il 5 ottobre e inserito come preambolo nella Carta costituzionale del 1791. I principi della Dichiarazione sono destinati a influenzare profondamente il corso della Storia dell'Occidente. Si afferma che tutti gli uomini sono uguali e la sovranità democratica risiede nella Nazione (diversamente da prima dove si affermava che i sovrani regnavano per... diritto divino), che nessuno può essere torturato o ridotto in schiavitù; che la legge deve essere uguale per tutti; che nessuno può essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato e si stabilisce la presunzione di innocenza dell'imputato; viene affermata la libertà di opinione, di espressione e di culto; si afferma che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche secondo la capacità contributive dell'individuo (anche il clero che precedentemente era esentato).

 

Oggi potrebbe considerasi come una cosa inconcepibile ma sia nella Costituzione americana che nella Dichiarazione francese, quando si parlava di uguaglianza tra tutti gli "uomini" non si consideravano le donne. Il diritto al voto, come riconoscimento di pari dignità civile delle donne, verrà riconosciuto in Inghilterra nel 1918, negli Stati Uniti nel 1920 (XIX emendamento) in Francia e in Italia nel 1945, dopo lunghe battaglie femministe. Malgrado gli sbandierati principi di uguaglianza, la tratta degli schiavi continuava tranquillamente a essere un pilastro dell'economia delle nazioni occidentali. Gli Stati Uniti la abolirono formalmente nel 1865 con il XIII emendamento e la Società delle Nazioni, organismo, nato dopo la Prima Guerra Mondiale per favorire la pace globale, si battè fattivamente e mise definitivamente fuori legge la schiavitù con un'apposita delibera nel 1926. Oggi le Nazioni Unite stimano in 2,7 milioni le vittime della tratta di esseri umani nel mondo, di cui l'80% è costituito da donne e bambini.

 

Ed è giusto dalle Nazioni Unite, che il 10 dicembre 1948, viene promossa la Dichiarazione universale dei diritti umani.

Il documento nato sull'onda delle forti emozioni per le atrocità commesse durante la Seconda Guerra Mondiale, raccoglie i principi fondamentali di uguaglianza tra tutti gli esseri umani espressi dalla Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti, dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino redatta durante la Rivoluzione Francese e i successivi arricchimenti utili a definire una comune base di convivenza pacifica condivisa dagli stati membri. A Parigi nella sua presentazione del 1° articolo, Eleanor Roosevelt, presidente della commissione che ha preparato il documento, afferma: "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza." La Dichiarazione é diventata la base delle carte costituzionali di molte nazioni e rappresenta un importante riferimento nella definizione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, confluita poi, nel 2004, nella Costituzione Europea.

La storia insegna che non è sufficiente scrivere una buona legge per garantire una volta per tutte rapporti rispettosi dei diritti altrui, ma senza un primo accordo scritto, che tutti possono leggere, discutere, modificare se necessario, non sarebbe possibile affermare e migliorare i valori della convivenza civile.

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