Le geometrie metalliche di Byun Sook-Kyung indagano le leggi e le energie dell’universo per scoprire nuove dimensioni.
Indagare la natura per rileggere il proprio quotidiano e scoprire nuove dimensioni. È così che l’artista coreana Byun Sook-Kyung usa la scultura per riscrivere e tradurre elementi di natura in plastiche sintetiche e fortemente allusive che scandagliano il concetto di essenza, verità interiore e percezione dell’assoluto. Il metallo diventa sotto le sue mani uno strumento docile e duttile che assume forme imprevedibili, frutto di una sintesi personale di percezioni del dato fenomenico.
Il desiderio di conoscenza e auto conoscenza la spingono ad attingere direttamente dal suo vissuto e dalla natura che la circonda. Il suo è uno sguardo attento sul mondo, che unito a curiosità, sensibilità, profondità di pensiero e intraprendenza artistica, la portano a trasformare un oggetto ordinario in qualcosa di straordinario e stimolante per intraprendere un viaggio di scoperta nel cuore delle cose. Una semplice ragnatela diventa il pretesto per indagare le leggi non scritte dell’universo e per individuare le energie che regolano gli equilibri tra tutte le cose.
È proprio una ragnatela guardata all’alba, dopo una notte insonne passata a pensare ad alcune sue opere, che conduce Byun a creare strutture geometriche basate sull’unione degli opposti. Per l’artista coreana, la ragnatela rappresenta l’architettura della natura, una struttura pressoché perfetta che, seppur leggera e potenzialmente vulnerabile agliagenti atmosferici, diventa vitale e sempre differente in relazione agli elementi accanto ai quali è tessuta. Le linee della tela con la loro concentricità e le loro geometrie otticamente perfette sono riprodotte instrutture metalliche che regolano il ritmo di fruizione con i loro aggetti e contrasti cromatici, di luce e di superficie, alterando la relazione trafinito e infinito. Byun arriva così a creare lavori che vanno oltre il finito e oltre ciò che solitamente definiamo in modo superficiale realtà.
Quello che a prima vista sembra un lavoro astratto, lontano da ogni riferimento figurativo, si trasforma davanti ai nostri occhi in un puzzle cosmico: un mosaico dell’essere nel quale ogni tessera, pur essendo in sintonia con le altre, risponde a una sensazione specifica e sembra esistere in funzione della successiva.
Le opere di Byun non traducono la natura, ma la aprono, la scavano, la studiano, la sintetizzano e la emancipano attraverso passioni emotive e cerebrali, attraverso segni certi e forti, per mezzo di colori metallici che tagliano la forma, ma al tempo stesso danno origine a intriganti e misteriose aperture interdimensionali. Quella di Byun è una passione vera per l’arte e per la vita, per la materia e per la natura: una passione aperta alle emozioni con la consapevolezza di essere solo una piccola parte dell’universo, ma importante per contribuire alla sua stessa esistenza.
Maurizio Vanni e Michela Cicchinè