Ombre sul recente sviluppo a causa del conflitto tra Russia e Ucraina. L’Europa orientale, Russia compresa, è composta da 21 Paesi e si estende su un’area vastissima che va dalla costa dell’Oceano Pacifico a est fino ai confini con Austria e Germania a ovest, dal Mar Glaciale Artico a nord fino al Mediterraneo a sud.
Esko Uutela, EU Consulting/RISI
Nell’Europa orientale vive il 44% circa di tutta la popolazione europea, ma il consumo di tissue dell’area rappresenta solo il 22% del totale. Ciò significa che il potenziale di sviluppo è ancora alto e infatti l’andamento degli ultimi tempi è stato positivo, se si pensa che nel 2000 il consumo di tissue dell’Europa orientale rappresentava meno del 12% del consumo europeo totale. Ci sono, però, alcuni Paesi che sono ancora agli inizi dello sviluppo nel settore tissue. Il consumo pro capite di tissue dell’Europa orientale si è attestato sui 5,6 kg nel 2015, appena il 35% della media dell’Europa occidentale, pari a 16 kg. Le differenze tra i vari Paesi sono comunque sostanziali: in Slovenia il consumo pro capite di 15,6 kg ha quasi raggiunto i livelli dell’Europa occidentale; anche Ungheria, Croazia, Estonia, Polonia, Lituania e Repubblica Ceca hanno superato i 10 kg pro capite (figura 1). La Moldavia, con meno di 1 kg, è il Paese che registra il consumo pro capite più basso, così come Georgia e Ucraina sono nella fascia inferiore, con 2 kg o poco più (figura 1).
RUSSIA E POLONIA SONO I MERCATI DEL TISSUE PIÙ IMPORTANTI DELL’EUROPA ORIENTALE, con una quota del 54% del consumo dell’area, seguiti da quelli di Ungheria, Romania, Repubblica Ceca e Ucraina. Questi ultimi quattro Paesi rappresentano oltre tre quarti dell’intero consumo di tissue dell’Europa orientale (figura 2). Moldavia e Macedonia sono in assoluto i mercati più piccoli, rispettivamente con 3.000 tonnellate e 5.000 tonnellate di consumo di tissue nel 2015.(Figura 2)
IL CONSUMO DI TISSUE NELL’EUROPA ORIENTALE È CRESCIUTO A UN TASSO MEDIO ANNUALE DEL 6,1% TRA IL 2005 E IL 2015. Bielorussia, Albania, Montenegro e Russia hanno evidenziato i tassi di crescita relativa più rapidi mentre in Moldavia, Slovenia, Lettonia e Bosnia-Erzegovina il settore tissue ha registrato solo una modesta espansione (tabella 1). Nel complesso, il volume del mercato regionale è cresciuto di circa 830.000 tonnellate negli ultimi dieci anni, fornendo alle aziende del tissue buone opportunità di investire in capacità produttiva supplementare. (Tabella 1) In qualche misura, il consumo di tissue segue lo sviluppo economico in Europa orientale, tuttavia con piccole variazioni da un anno all’altro. La relazione non è così stretta ed è più importante osservare il trend di crescita piuttosto che confrontare i singoli anni. Durante il 2009, anno della grande recessione, in Europa orientale il PIL è crollato del 6,5%, il consumo di tissue ovviamente di meno, dell’1,4%. Nel 2010 il consumo ha recuperato rapidamente e ha continuato a crescere anche nel biennio 2011-2012. Ciò nonostante, dal 2011 in gran parte dei Paesi dell’Europa orientale la situazione economica è stata difficile e la crescita del PIL inferiore al 2,0% annuo, arrivando a far registrare un segno meno nel 2015. La debole crescita economica ha influenzato negativamente anche il consumo di tissue negli ultimi tre anni mentre la produzione è cresciuta in modo massiccio a seguito degli investimenti decisi durante la ripresa del 2010-2011 (figura 3). Le importazioni nette della regione sono diminuite di circa 100.000 tonnellate, passando dal picco di 136.000 tonnellate del 2012 a 37.000 nel 2015. Le tensioni politiche tra l’Occidente e la Russia, con relative sanzioni economiche e finanziarie conseguenti alla crisi ucraina, hanno influenzato negativamente l’economia, non solo in Russia e Ucraina, ma anche nei Paesi con importanti relazioni commerciali con la Russia, come la Bielorussia, i Paesi baltici e la Bulgaria. Qui di seguito vengono illustrati alcuni degli sviluppi più recenti sui principali mercati (figura 3).
RUSSIA. Il mercato russo del tissue, il più grande dell’Europa orientale, ha avuto un importante andamento positivo fino a poco tempo fa, quando le tensioni politiche hanno cominciato a far sentire i loro effetti anche in campo economico a seguito dell’embargo commerciale di alcuni beni dall’Occidente. Il tasso di crescita del consumo di tissue è stato del 10% circa l’anno tra il 2005 e il 2012, ma poi è sceso al 6,8% nel 2013, al 4,8% nel 2014 e al 3,2% nel 2015, mantenendo comunque un segno positivo, nonostante la crisi economica dell’ultimo anno. Questi tassi di crescita dimostrano che il settore del tissue continua a fare progressi nel Paese, ma lo sviluppo è stato drasticamente rallentato dalla situazione economica e dall’indebolimento del potere di acquisto. Il consumo pro capite di tissue in Russia è ancora relativamente basso, appena 3,8 kg nel 2015, il che conferma l’elevato potenziale di sviluppo. La recessione ha incrementato l’interesse per i marchi del distributore, proposti anche da piccole catene regionali. Nel complesso, il mercato retail della Russia è ancora piuttosto frammentato, il che rappresenta di solito un limite per la penetrazione di tali marchi. Secondo i nostri calcoli, la quota di marchi del distributore per i prodotti tissue ha sfiorato il 20% nel 2015. Le statistiche A.C. Nielsen evidenziano quote di volume superiori addirittura al 30% in alcune regioni metropolitane. Nel 2014 la Russia ha registrato circa 160.000 tonnellate di nuova capacità per il tissue, con un incremento del 30% circa di quella esistente. Data la debole crescita della domanda, il mercato non è stato in grado di assorbire facilmente tale incremento e la situazione domanda/offerta ha finito per creare un eccesso di capacità. Tuttavia, il forte deprezzamento della valuta russa in contemporanea ha favorito i produttori interni contro le importazioni di tissue. Nel biennio 2011-2012 la Russia ha raggiunto il picco dell’import con circa 95.000 tonnellate di prodotti tissue mentre nel 2015 le quantità si sono dimezzate. La valuta debole ha reso competitive le esportazioni russe, che hanno registrato un notevole aumento, principalmente verso Kazakistan, Ucraina e Bielorussia e di recente anche verso la Polonia. Nel 2015 la bilancia commerciale con l’estero era in pareggio per il tissue; nei primi mesi del 2016, il calo dell’import e l’aumento dell’export sono proseguiti, dunque si prevede che nel corso dell’anno l’export prevarrà nettamente. POLONIA. Il consumo di tissue in Polonia ha fatto registrare una sorprendente crescita media annuale dell’8% circa dal momento del suo ingresso nella UE, avvenuto nel 2004. In particolare, la penetrazione degli asciugatutto nelle case polacche e i continui movimenti tra carta igienica monovelo e multivelo sono stati estremamente rapidi, contribuendo all’impennata dei volumi. Ciò nonostante, negli ultimi anni la crescita del mercato ha ovviamente subito un rallentamento, segnalando che la fase più intensa di penetrazione di altri prodotti, come gli asciugamani, è finita e che il mercato sta mostrando segni di graduale maturazione. Il consumo pro capite di tissue in Polonia è già relativamente alto, circa 12 kg nel 2015, il che conferma che il mercato è piuttosto ben sviluppato. Anche la quota di marchi del distributore è alta, mediamente tra il 60% e il 70%, a seconda del prodotto. La collocazione geografica della Polonia al confine con l’Europa occidentale fa sì che il commercio estero rappresenti una parte importante del settore tissue. La Polonia ha importato circa 230.000 tonnellate di tissue nel 2015, esportandone 340.000. Gli scambi con la Germania hanno un ruolo particolarmente importante. La Polonia ha attirato gli investimenti di molte aziende straniere, come ICT (Tronchetti), Metsä Tissue, Sofidel, WEPA e Fripa. Lo stabilimento ICT di Kostrzyn, al confine tedesco, con le sue tre grandi macchine tissue è di gran lunga il più importante della Polonia. Metsä Tissue ha completato la fase di riorganizzazione ed espansione del suo stabilimento di tissue un paio di anni fa. Sofidel ha annunciato un nuovo progetto di espansione con una grande PM NTT in Polonia e anche WEPA installerà una seconda PM presso il suo stabilimento di Piechowice.
UNGHERIA. L’Ungheria è tra i più avanzati mercati del tissue in Europa orientale, con un consumo pro capite di 12,6 kg nel 2015, che la colloca in cima alla classifica, seconda solo alla Slovenia nella regione. Si tratta di un mercato interessante anche per il fatto che c’è un unico, grande stabilimento di tissue sul territorio (c’è anche un’altra fabbrica, ma è molto piccola) come pure per il ruolo strategico dei converter nel sistema di fornitura. La presenza di vari, importanti converter significa anche che oltre metà delle importazioni ungheresi di tissue riguarda le bobine madri. I converter vendono sia brand che marchi privati e alcuni di loro lavorano anche come subfornitori di grandi multinazionali, come SCA, Kimberly-Clark e WEPA. La quota di marchi del distributore è alta, oltre 70%, solo nel segmento asciugatutto mentre in quello della carta igienica è inferiore al 50% poiché i brand dei converter locali detengono una posizione forte. La caratteristica più recente di questo mercato sono state le acquisizioni. Nel 2015, l’unico, importante stabilimento di tissue, Higi Papirsoft, è stato acquistato dall’azienda serba Drenik, la quale l’ha soffiato senza fare troppo rumore al maggiore converter locale, Vajda Papir. Sofidel ha recentemente consolidato la sua posizione nel Paese acquisendo il segmento consumer tissue di Forest Papir nel primo trimestre del 2016. Ancora più recente l’acquisizione del piccolo converter di tissue AfH, Bokk Papir, da parte dell’italiana Lucart Group, avvenuta a fine maggio 2016. Non ci sorprenderebbe assistere a ulteriori acquisizioni di converter.
ROMANIA. In termini di popolazione, con i suoi 22 milioni di abitanti circa, la Romania è il quarto Paese dell’Europa orientale. Tuttavia, va ricordato che circa un decimo della popolazione lavora all’estero e non può essere annoverato fra i consumatori, se non durante le vacanze. Il consumo di tissue in Romania evidenzia un buon trend di crescita, seppure variabile, mentre il consumo pro capite, pari a 5,8 kg nel 2015, rientra nella media dell’Europa orientale, ma è decisamente lontano dal livello medio UE. Nel 2015, il consumo della Romania è stato lo stesso dell’Ungheria, dunque con una terza posizione a pari merito nel mercato della regione. La Romania conta vari stabilimenti di tissue, ma alcuni di questi, piccoli e vecchi, con tecnologie obsolete, sono stati chiusi di recente. Il Pehart Tec Group, ora di proprietà della società polacca di private equity, Abris Capital, è l’azienda più importante e di recente ha avviato una seconda PM nuova presso il suo stabilimento di Dej. Grazie a questo gruppo e al suo export di bobine madri, la Romania è diventata un importante esportatore negli ultimi anni. Il Gruppo Sofidel, italiano, che possiede uno stabilimento, è secondo nel Paese in termini di capacità produttiva con la sua fabbrica di Comceh, ma a livello di mercato nazionale occupa la prima posizione per la vendita di prodotti tissue trasformati.
REPUBBLICA CECA. La Repubblica Ceca, confinante con l’Ungheria, è il secondo mercato interessante dell’Europa centro-orientale, con un’industria del tissue un po’ debole. L’unico, piccolo stabilimento del Paese è stato per anni in procedura di insolvenza, operando dunque con uno scarso utilizzo della capacità produttiva. Il mercato è tradizionalmente dominato dalle fabbriche slovacche, ma è stato sempre molto aperto e il tissue viene importato da molteplici fonti, con un numero di fornitori incredibilmente elevato. La quota di marchi del distributore è elevata nei segmenti fazzoletti e asciugatutto, un po’ di meno nella carta igienica. In quanto mercato relativamente grande, con oltre 100.000 tonnellate annue, il Paese è stato adocchiato da varie società per eventuali investimenti, ma, fino a poco tempo fa, nessun progetto era stato ancora realizzato. Attualmente è in corso un progetto per un piccolo stabilimento, che prevede una piccola PM tissue realizzata in Cina, ma la società non ha parlato molto delle sue intenzioni né è chiara la data di avvio; probabilmente la PM sarà in funzione per la fine del 2016. È stato annunciato un ulteriore progetto per uno stabilimento di tissue più grande, ma non siamo in grado di verificare l’affidabilità di questa notizia.
UCRAINA. Ancora nel 2014, l’Ucraina era il quarto mercato piùimportante dell’Europa orientale per il tissue, ma di recente i consumi hanno risentito dell’annessione della Crimea da parte della Russia nonché della guerra ai confini orientali del Paese. Stando alle nostre informazioni, il consumo di tissue è calato del 10% circa nel 2014, ancora di più nel 2015, 12-13%. Anche il consumo pro capite è diminuito e non ha superato i 2,4 kg nel 2015. Vi sono alcuni stabilimenti di tissue nel Paese, tra cui Kyiv Cardboard and Paper Mill, di proprietà dell’Austrian Pulp Mill Holding, ma in pratica appartenente a un oligarca locale che intende espandersi in Russia. È presente anche un importante converter con rilevanti attività di export nei Paesi vicini. La situazione in Ucraina continua a essere difficile e alcune zone del suo territorio orientale sono economicamente isolate, anche per quel che riguarda il tissue.
PAESI BALCANICI. L’area europea orientale della penisola balcanica comprende i Paesi dell’ex-Yugoslavia - Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Kosovo, Montenegro e Macedonia più l’Albania. Per quel che riguarda il tissue, non possiamo separare il Kosovo dalla Serbia, dal momento che questa non fornisce informazioni sul commercio estero con il Kosovo e la gran parte del tissue usato in Kosovo proviene dalla Serbia. La Croazia e la Serbia sono i mercati più importanti mentre il Montenegro, l’Albania e la Macedonia sono quelli più piccoli. Nel suo insieme, il mercato della regione indica volumi pari a 180.000 tonnellate, ma, essendo suddiviso tra i vari Paesi, è difficile operare con efficacia a causa di tale frammentazione. La Slovenia registra il consumo pro capite più elevato (15,6 kg nel 2015), seguita dalla Croazia con circa 12 kg a testa. Gli stabilimenti sono relativamente pochi nella regione, guidati da Paloma in Slovenia, Drenik in Serbia e la fabbrica di Banja Luka in Bosnia-Erzegovina, di proprietà dell’azienda slovacca SHP Group. Anche Violeta, un converter che opera in Bosnia-Erzegovina e in Croazia, appartiene ai principali fornitori di tissue della regione. Non esistono fabbriche di tissue in Albania, Croazia, Kosovo, Macedonia e Montenegro. L’unico progetto di espansione annunciato è un rebuild di Drenik in Serbia.
PAESI BALTICI. Estonia, Lettonia e Lituania consumano insieme circa 60.000 tonnellate di tissue l’anno. L’Estonia ha il consumo pro capite più alto, circa 12 kg, seguita dalla Lituania, mentre la Lettonia è nettamente dietro. Ciascuno di questi mercati è piuttosto piccolo, il che limita l’interesse dei principali operatori globali in questa regione. Nei Paesi baltici vi è un unico stabilimento di tissue, Grigeo Grigiškes, Lituania, ampliatosi di recente e con notevoli attività di export. Anche le importazioni dai Paesi vicini, come Finlandia, Svezia, Polonia e Russia, hanno un ruolo importante in termini di concorrenza. Si prevede che Grigeo proseguirà il suo aggressivo percorso di espansione.
BULGARIA. La Bulgaria è entrata nella UE nel 2007, un fatto che ha sorpreso non pochi spettatori, considerate le circostanze del momento. Il consumo di tissue della Bulgaria è cresciuto di recente piuttosto rapidamente e oggi, con i suoi 7,5 kg pro capite, è sopra la media regionale. In Bulgaria hanno sede quattro importanti operatori in grado di produrre oltre il fabbisogno del Paese, dunque oggi la Bulgaria è a tutti gli effetti un esportatore. Nikopol Group ha aggiunto di recente una nuova PM; per il resto, non sono annunciati ulteriori progetti.
SLOVACCHIA. La Slovacchia è tradizionalmente annoverata tra i produttori di tissue in Europa ed è uno dei principali esportatori della regione. I due operatori che hanno sede nel Paese con tre stabilimenti (Metsä Tissue e SHP Group) occupano una solida posizione nella regione, ma il mercato nazionale è molto aperto e le importazioni hanno un ruolo importante. Sorprende che nessuno degli operatori nazionali abbia una posizione dominante sul mercato e che la quota dei marchi del distributore sia tra le più alte d’Europa (per gli asciugatutto oltre l’80%). Non sono previsti ulteriori progetti di espansione al momento in Slovacchia.
PRINCIPALI FORNITORI DELLA REGIONE. L’industria del tissue in Europa orientale è relativamente frammentata: le dieci aziende più importanti non rappresentano più della metà circa della capacità totale della regione. La capacità produttiva dei fornitori principali è inferiore al 10%, dunque il consolidamento è minore rispetto all’America Settentrionale o all’Europa occidentale (figura 4). Il gruppo italiano ICT (Industrie Cartarie Tronchetti) ha preso il posto di Metsä Tissue quale maggiore fornitore dopo aver avviato la terza PM nello stabilimento di Kostrzyn a fine 2015. Tuttavia, va detto che la fabbrica polacca di ICT è un grande esportatore verso la Germania, dunque solo una parte della sua produzione è destinata ai consumatori dell’Europa orientale. SCA gestisce due stabilimenti con tre macchine tissue in Russia, il che le conferisce la terza posizione in termini di capacità installata. Syassky, Russia, ha avviato di recente una nuova PM in sostituzione di una vecchia macchina, guadagnando così la quarta posizione, appena sopra l’azienda slovacca SHP Group, proprietaria di ECO Invest. Abris Capital, società polacca di private equity, è sesta nella classifica della capacità produttiva delle aziende. Ha comprato l’azienda rumena MG Tec Group e sembra stia cercando nuove acquisizioni nella regione. La società ha vinto la gara per la privatizzazione della slovena Paloma a fine 2015, ma si è recentemente ritirata per ragioni sconosciute; probabilmente ha trovato qualcosa di più interessante dell’acquisizione di Paloma. Con Paloma, Abris Capital sarebbe andata a occupare la terza posizione più importante. STG Group in Russia, Kyiv Cardboard and Paper Mill in Ucraina, Paloma e Sofidel (con due stabilimenti in Polonia e Romania) completano la top ten dei principali fornitori.
DOMANDA/OFFERTA: PROSPETTIVE. L’attuale e persistente tensione politica tra Russia e Ucraina nonché le sanzioni economiche e commerciali recentemente prorogate dalla UE contro la Russia gettano alcune ombre sulle prospettive a medio termine della regione. I Paesi dell’Europa centro-orientale ne sono poco influenzati mentre per Russia, Ucraina e Bielorussia bisogna attendere fino al 2018-2019 per la ripresa economica, a condizione che ci si impegni a trovare un modo di alleviare la crisi. Per l’intera Europa orientale, non prevediamo un aumento del consumo di tissue oltre il 4% annuo per il 2016-2017, con una successiva accelerazione fino al 5% annuo. Per il decennio 2015-2025, l’incremento medio della domanda dovrebbe aggirarsi sul 4,6% l’anno. Nel 2015, sono state avviate sei nuove macchine, tra cui una PM di larghezza doppia (ICT, Polonia), tre PM di larghezza standard in Bulgaria e Polonia (tabella 2). Ci sono state anche un paio di dismissioni di PM vecchie e inefficienti. Nel 2016 sono previsti soltanto tre nuovi start-up di PM, due dei quali sono già in corso. W. Lewandovski ha sostituito la sua PM in Polonia con una nuova, ma la capacità produttiva è rimasta piuttosto bassa; anche la russa Syassky ha sostituito la sua PM3, ma in questo caso la capacità è raddoppiata. La terza PM è una piccola macchina cinese installata presso lo stabilimento di un nuovo operatore della Repubblica Ceca, ma le informazioni disponibili sull’avanzamento del progetto sono scarse. Drenik opererà un importante rebuild sulla sua PM1 di Belgrado, Serbia.
PER IL 2017-2018 SONO PREVISTI AL MOMENTO SOLO TRE PROGETTI COMMISSIONATI, di cui la PM WEPA di Piechowice dovrebbe essere il primo a essere realizzato (primo trimestre del 2017). Due macchine sono grandi PM di livello mondiale prodotte da note aziende Sofidel installerà per prima in Europa orientale una PM con tecnologia NTT di Valmet. L’Arkhbum Tissue Group avvierà un progetto nuovo di zecca con una grande PM Andritz in Russia; sebbene l’azienda dica che sarà completato per la fine del 2017, è probabile che la data di avvio sarà prorogata al 2018, considerato l’eccesso di capacità della Russia. Anche la polacca Velvet CARE sta pensando di investire in una seconda, grande PM, ma non vi sono ancora annunci ufficiali in merito. Un altro nuovo progetto è stato annunciato per la Repubblica Ceca, ma è ancora nella fase preliminare. Dopo la recessione del 2009, gli investimenti in nuove capacità sono stati piuttosto scarsi nel biennio 2011-2013 in Europa orientale, ma sono tornati a salire nel 2014 e il cambio di passo nella capacità produttiva (tenendo conto delle curve di apprendimento) ha raggiunto un nuovo picco nel 2015, quando molti degli investimenti 2014 sono stati completati a fine anno, influenzando così la situazione della capacità produttiva più nel 2015 che nel 2014. La nuova situazione della capacità produttiva rimarrà ai livelli elevati di circa 160.000 tonnellate anche nel 2016, ma poi scenderà un po’ fino a 120.000 tonnellate nel 2017. Come si svilupperà poi, dipende in larga misura dal numero di nuovi progetti che verranno a crearsi. (Figura 5)
LO SFRUTTAMENTO DELLA CAPACITÀ PRODUTTIVA NON È MAI STATO ALTO IN EUROPA ORIENTALE. Un numero relativamente basso di investimenti ha contribuito a incrementarlo nel 2012-2014, ma la nuova ondata di investimenti da fine 2014 in avanti e la bassa crescita dei consumi hanno ridotto l’operatività nel 2015, un trend che continuerà anche nel 2016 e 2017 (figura 5). Le prospettive a medio termine di domanda/offerta non sono molto rosee, in parte a causa dei continui problemi politici con la Russia, ma nel lungo termine si prevede un miglioramento, considerato che il potenziale di crescita per i mercati del tissue dell’Europa orientale è ancora alto. *
Per contattare Esko Uutela, Principal, Tissue, EU Consulting/RISI: Tel.: +49-8151-2919, cellulare: +49-172-852 4447 o e-mail: euutela@risi.com.