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Water

La vita dell’uomo è profondamente legata all’acqua. Il nostro istinto di sopravvivenza dovrebbe suggerirci che l’acqua e con essa tutte le risorse naturali che abbiamo trovato sulla Terra sono preziose, limitate. Ci è consentito di usarle ma non ci appartengono e siamo tenuti a conservarle per chi verrà dopo di noi.

Nico Zardo


In una delle scene iniziali di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrik, due gruppi di nostri antenati, rappresentati come grossi scimmioni, si contendono il controllo di una pozza d’acqua. In un primo incontro chi si agita e grida di più riesce a prevalere e caccia via gli avversari. In un secondo momento, forse a distanza di moltissimi anni, quando la scena si ripete, uno degli ominidi, preoccupato dall’intenzione di predominio sull’acqua di un avversario, reagisce colpendolo con un osso di animale. Il suo gesto violento viene imitato dai compagni che percuotono anch’essi il corpo del malcapitato il quale si accascia a terra senza vita. L’interpretazione della scena, è che uno dei primi scontri mortali tra ominidi abbia avuto come oggetto del contendere l’acqua.

(https://www.youtube.com/watch?v=ypEaGQb6dJk) 

ll motivo non è difficile da individuare. L’uomo, composto egli stesso al 70% di acqua, ha un rapporto particolare e profondo con l’acqua per l’assoluta necessità di mantenersi in vita. Senza mangiare si può sopravvivere due, tre settimane, ma senza bere, si resiste solo pochi giorni…


COSMOGONIE, RITI, MITI, LEGGENDE che si sono tramandati nei millenni in tutte le culture, indicano l’acqua come il principio essenziale di ogni creazione. È fondamento di ogni forma vivente, elemento onnipresente in ogni parte della Terra. Le storie che si sono alimentate attorno a fiumi, sorgenti, gorghi, pozzi, cisterne si collegano spesso a presenze misteriose e a forze occulte. Il mito della grande sete dei defunti, diffuso in una vasta zona euroasiatica, attribuendo ai morti una struggente nostalgia per la vita, sembra rivelare una sorta di memoria per il carattere primordiale dell’acqua.


TALETE DI MILETO (VI sec. AC) che conosceva la cultura egiziana e dell’area mesopotamica, considerava l’acqua l’archè, il principio e lo fa in virtù di osservazioni empiriche sull’importanza dei processi generativi. Il filosofo greco è il primo, nella tradizione filosofica occidentale, a spiegare l’origine del cosmo con una sostanza concreta come l’acqua.

Nella cultura cristiana spesso le acque miracolose si riconducono ai culti di sant’Agnese, della Madonna, o ancora di qualche santo. Nei pozzi di due cittadine francesi, ad esempio, un tempo vennero calati i corpi di due santi martiri, san Valeriano e san Bausango, cosicché la loro acqua acquistò capacità curative. Attraverso queste credenze vicine al popolo, la Chiesa cercò di cristianizzare nel tempo le fonti già oggetto di culti pagani.

L’acqua è un elemento trasversale, fluido, mutevole, unico nella sua capacità di assumere diversi stati: liquido, solido gassoso e differenti forme: neve, pioggia, ghiaccio, vapore, aria, in grado di riversarsi in ogni parte della terra, nella natura e nella storia.


QUANDO L’UOMO DIVENNE STANZIALE (più di 10000 anni prima della nostra era), fu grazie all’addomesticamento dell’acqua che, incanalata in condotti o raccolta in bacini, poté rendere produttivi l’attività agricola e l’allevamento. Dalle valli del Tigri e dell’Eufrate, dell’Indo e del Nilo si svilupparono modelli di civiltà di straordinaria opulenza. L’eccedenza di quanto prodotto liberò l’uomo dai bisogni immediati e gli consentì di dedicarsi al commercio, all’artigianato, ai viaggi alle arti. La città giardino di Babilonia nel VI millennio a.C. poteva vantare un gigantesco sistema d’irrigazione che distribuiva acqua su 800.000 ettari, mentre i famosi giardini pensili erano innaffia-ti con un numero di canali così grande che nessuno riusciva a numerarli.

Dove non era possibile prendere acqua da sorgenti e fiumi, in particolare nelle aree desertiche l’uomo cercò di raccoglierla con le foggare o qãnat: un sistema ingegnoso costituito da una serie di pozzi allineati che drenano le acque sotterranee e pluviali, raccolte poi da un canale sotterraneo che le collega tutte e conduce l’acqua al villaggio o alle oasi.


CON IL CONTROLLO DELL’ACQUA, propiziata dalle relative divinità, la vita sociale si ampliò favorendo lo sviluppo della civiltà urbana. Per necessità militari e per difendersi dalla malaria si crearono acquedotti che da sorgenti sicure portavano il prezioso liquido all’interno della città. Le fontane divennero elementi essenziali e la costruzione dei condotti idrici s’imposero come architetture sempre più impegnative e importanti. Nel II secolo d.C Roma era servita da 11 acquedotti con una rete di condotti principali che superava 500 chilometri e una portata che poteva raggiungere i 500.000 metri cubi al giorno. Facendo conto che la capitale imperiale giunse a superare il milione di abitanti, il sistema idrico garantiva una dotazione di 500 litri al giorno per ogni abitante, che è il consumo medio pro capite di una metropoli moderna come Milano!

Lo storico greco Strabone scriveva nella sua Geografia: “La quantità d’acqua che viene condotta nella città è talmente grande che attraverso la città e nei canali sotterranei scorrono veri e propri fiumi e quasi ogni casa ha condutture e serbatoi propri e possiede fontane che zampillano in abbondanza”.


CON IL DECLINO DELL’IMPERO e le invasioni barbariche che tagliarono gli acquedotti, molte fontane si seccarono e per attinge l’acqua di dovette tornare al fiume. La vena moralizzatrice del cristianesimo si oppose all’ideale pagano di rapporto edonistico con i bagni e le terme bollandolo come peccato, aumentando quindi l’allontanamento dell’uomo dall’acqua.

Oltre ai pozzi, durante l’alto Medioevo le chiese maggiori disponevano di una fonte d’acqua dove i fedeli potevano rinfrescarsi e compiere le abluzioni prima di accedere all’edificio sacro. Nei borghi medioevali cinti da mura per difesa e privi di fognature per mancanza di acqua corrente, tutti i generi di rifiuti finivano nelle strette strade creando condizioni igieniche critiche e grandi rischi di malattie. A Parigi, prima del XVI secolo, l’unico obbligo per chi scaricava le urine fuori dalla finestra era di gridare “Attenti all’acqua!”.


MENTRE LA CHIESA CON LA CONTRORIFORMA, perseguendo la sua fobia per la nudità, contrasta qualsiasi pratica igienica, i monaci nelle campagne mantengono il loro ruolo di detentori del sapere, iniziato nel V secolo, e perfezionano con un saggio uso dell’acqua pratiche d’irrigazione (in particolare in Lombardia) utili allo sviluppo dell’ agricoltura.

La diffusione dei mulini idraulici moltiplica per 40 la produttività della forza umana e a partire dalla fine del VII secolo verranno impiegati, oltre che per la macina di cereali, per l’industria tessile, per la lavorazione dei metalli e, dal XIII al XVIII secolo per la fabbricazione della carta. Ed è sempre l’acqua a dare un grande impulso al progresso dell’uomo quando prima con la forza del vapore, poi con l’energia idroelettrica viene utilizzata per muovere macchine utensili, navi e treni in ogni angolo del Pianeta.


ALLA FINE DEL XIX SECOLO L’UOMO STABILISCE UNA NUOVA RELAZIONE CON L’ACQUA. Con i confort della modernità e la nozione di potabilità propiziata dagli studi di Pasteur conquista un rapporto con l’igiene che consente una socializzazione urbana a scala di metropoli.

L’acqua ai giorni nostri, non è per tutti: secondo Water.org il 10% della popolazione del pianeta non ha accesso ad acqua potabile e il 1/3 non dispone di servizi igienici. Ogni 90 secondi un bambino muore a causa di malattie legate all’acqua.

Queste tragiche statistiche sottolineano che l’acqua è vitale per la sopravvivenza della specie umana. La sua crescente importanza si impone poi perché, a fronte di una sua quantità limitata, l’aumento della popolazione la rende ancora più preziosa: in tante aree scarseggia e sta diventando motivo di scontro in molte regioni del nostro Pianeta.

Il nostro istinto di sopravvivenza dovrebbe suggerirci che l’acqua e con essa tutte le risorse naturali che abbiamo trovato sulla Terra sono preziose, limitate. Ci è consentito di usarle ma non ci appartengono e siamo tenuti a conservarle per chi verrà dopo di noi. *



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