LEE & MAN PAPER ha intrapreso un programma molto ambizioso volto a dimostrare che il bambù è un’ottima fibra per realizzare prodotti in carta tissue. L’azienda sta aggiungendo due nuove macchine tissue all’anno ed entro la fine del prossimo anno ne avrà a disposizione almeno otto. Contemporaneamente, lavora a quello che spera possa diventare il più importante brand di tissue a base di bambù nel mondo: Hanky!
Hugh O’Brian
Se siete interessati alle potenzialità della fibra di bambù per produrre tissue, potreste salire su un aereo diretto a ChongQing, Cina, non lontano da Chengdu. Qui, infatti, la più vasta operazione al mondo di fabbricazione tissue a base di bambù è at-tualmente in piena espansione.
Lee & Man Paper, uno dei principali produttori mondiali di cartone per imballaggi ondulati, sta installando macchine tissue a un ritmo impressionante nel suo stabilimento di ChongQing: due impianti sono stati avviati nel 2014, due nel 2015, altri due partiranno nel 2016 e infine due nel 2017. Tutte le macchine provengono da fornitori di rilievo, tra cui Valmet, Voith e Kawanoe, e vengono installate in una fabbrica ultramoderna proprio accanto al gigantesco stabilimento di cartone da imballaggio.
UN LUNGO PERCORSO. Ma il viaggio per arrivare sin qui è stato lungo per Lee & Man Paper. «Verso il 2005-06 producevamo solo cartone da imballaggio,» spiega Raymond Lee, Presidente del gruppo Lee & Man Paper. «Però pensavamo di diver-sificare la produzione cartaria per un migliore equilibrio e avevamo un paio di possibilità: il tissue oppure le carte da stampa e da scrittura.»
All’epoca il tissue sembrava un affare troppo piccolo in termini di volumi e capacità rispetto all’enorme capacità del cartone da imballaggio di cui disponeva Lee & Man, pari a 5 milioni di tonnellate annue. Per questo si decise di esplorare le carte da stampa, a condizione che l’attività fosse in grado di gestire le proprie materie prime.
Continua Raymond: «Non volevamo produrre un tipo di carta qualsiasi senza avere il controllo completo sulle materie pri-me, ossia sulle fibre, poiché se avessimo importato pasta destinata al mercato, come molti altri produttori di carte da stampa e da scrittura, non avremmo avuto alcun vantaggio specifico. Equivaleva a fare quello che facevano tutti.»
Così si costruì una piccola fabbrica di pasta a base di fibra di bambù per alimentare una macchina che producesse carta da stampa e da scrittura. A Chongqing, Cina occidentale, si trovano vaste risorse di bambù che cresce in modo piuttosto spon-taneo e che nessuno utilizza.
Può trattarsi di intere foreste di bambù o semplicemente di bambù che cresce su terreni non utilizzabili per altri scopi, come gli appezzamenti troppo ripidi per potervi piantare colture alimentari. Raymond racconta che il bambù abbonda in quell’area e che a loro veniva data la possibilità di costruire una fabbrica di pasta in grado di sfruttare tale risorsa.
UN INIZIO PIUTTOSTO COMPLICATO. Una cosa tira l’altra e nel 2007 l’azienda ha avviato una linea da 100 000 tonnellate annue di pasta di bambù, ma al momento di ordinare e installare una macchina per carte da stampa, è arrivata la crisi finanziaria del 2008. Raymond dice che questo ha riportato la loro totale attenzione al business di sempre, il cartone da imballaggio. Si può dunque affermare che il primo sforzo pionieristico con la linea di pasta di bambù ha certamente incontrato delle difficoltà iniziali.
«La crisi finanziaria ci ha costretto a chiederci cosa volevamo veramente. Abbiamo deciso di lasciar perdere la carta da stampa e da scrittura e di rimanere fedeli al cartone da imballaggio.
Quanto alla linea, abbiamo deciso di limitarci a produrre pasta di bambù e di venderla sul mercato per vedere di recuperare parte del nostro investimento. Proprio quello che abbiamo fatto per un paio d’anni, senza grande successo, ma anche senza particolari perdite.»
NEL 2011, LA PASTA DI BAMBÙ HA VISSUTO UN ALTRO INIZIO TITUBANTE, quando Lee & Man Paper ha deciso di produrre pasta per dissoluzione, considerato che il prezzo della stessa era quasi raddoppiato in brevissimo tempo. Questo, però, ha richiesto un raddoppio della capacità di pasta fino a 200 000 tonnellate annue. Sfortunatamente, i prezzi della pasta per dissoluzione sono scesi drasticamente l’anno successivo e, nonostante il raddoppio della capacità, anche il progetto corrispondente è stato abbandonato.
Bisogna dire che queste investimenti apparivano contenuti rispetto all’enorme flusso di cassa generato dal settore del cartone da imballaggio, dunque l’azienda non è mai stata a rischio. Col senno di poi, si potrebbe parlare di sforzi creativi di diversificazione tesi a trarre dei vantaggi che Lee & Man Paper pensava di avere.
GUADAGNARE IN LOCO CON IL TISSUE A BASE DI BAMBÙ. Dopo il succedersi di questi scenari, Raymond dice che l’azienda è ritornata al tissue poiché percepiva i vantaggi dati dai costi della pasta come pure da quelli dell’energia. Con una produzione di tissue ubicata presso lo stabilimento di ChongQing, poteva contare sugli enormi vantaggi dell’infrastruttura, specie per l’energia da vapore. Un altro fattore che ha portato l’azienda a riconsiderare il tissue è stato che la pasta di bambù di Lee & Man Paper veniva usata con successo dai produttori locali di tissue, che ci stavano guadagnando denaro.
Così, nel 2013 il tissue ha avuto luce verde nel momento in cui si è deciso di installare due macchine Kawanoe da 15 000 tonnellate ciascuna, ordinando quasi contemporaneamente un crescent former Voith. L’idea era quella di vedere quale delle due tecnologie di formazione, Kawanoe o crescent, era più adatta per il bambù.
O GRANDE O NIENTE. Le macchine Kawanoe sono state avviate nel 2014, vendendo bobine madri ai converter cinesi con un successo immediato, spiega Raymond, a un prezzo decisamente più alto della pasta destinata al mercato. Era tutto ciò di cui avevano bisogno per avere la conferma che Lee & Man Paper doveva entrare nel tissue dall’ingresso principale. «Quando si parla di diversificazione, la mia filosofia è la seguente: o si fa in grande o non ne vale la pena. Per questo, quando abbiamo avviato le macchine giapponesi, abbiamo acquisito molta fiducia. È stato così che sono andato avanti e ho ordinato immediatamente più crescent former.» Gli ordini si sono succeduti come segue: 2 Kawanoe ordinate nel 2013, 1 Voith e 1 Valmet nel 2014, altre 2 Valmet nel 2015 e 2 Voith sempre nel 2015.
LA SCOMMESSA DI UN MARCHIO FORTE.
Lo scopo di tutta questa attività è chiaramente quello di aprire la strada e aprirsi al mondo con la realizzazione di prodotti tissue a base di fibra di bambù. Il 70-75% della fibra usata per il tissue Lee & Man proviene dal bambù, il resto è un mix di cellulosa di legno duro e dolce. Basandosi sull’esperienza acquisita fin qui, Raymond ha fiducia nel successo dell’azienda.
«In un certo senso si potrebbe dire che, dal momento che per alcuni anni abbiamo venduto pasta di bambù ai produttori di tissue, il tissue a base di bambù non era qualcosa di sconosciuto per noi. E alcuni buyer cinesi compravano già tissue a base di bambù senza conoscerlo veramente. Quello che ci proponiamo è uno sforzo consapevole per promuovere il nostro nuovo brand quale fibra sostenibile.»
«IL SUO NOME È HANKY e intendiamo impiegare molto tempo e denaro per promuoverlo come marchio premium, al primo posto per il tissue ricavato dal bambù. Il nostro bambù è una fibra sostenibile certificata FSC. Si tratta di un aspetto importante perché l’atteggiamento della Cina rispetto all’ambiente è notevolmente cambiato negli ultimi anni. La fibra di bambù per la produzione di carta non comporta alcun problema qui in Cina e questo è un fatto molto positivo. Certo, anche la fibra riciclata appare come una buona scelta ecologica, ma francamente la Cina ha dovuto affrontare notevoli aspetti di sicurezza del prodotto di recente, dunque la fibra riciclata per un prodotto destinato all’igiene è assolutamente fuori discussione. E poi il prodotto non ha la stessa qualità di quello a base di fibre di bambù o di legno.»
IN RITARDO, MA CON I METODI PIÙ AVANZATI.
Un’altra strategia che Lee & Man Paper adotterà sul mercato cinese del tissue sarà quella di enfatizzare il suo estremo livello di automazione e pulizia del processo produttivo. Come già detto, la popolazione cinese è molto sensibile agli aspetti di sicurezza del prodotto e questo è importante per un prodotto igienico come il tissue. Probabilmente, dunque, Lee & Man Tissue sfrutterà le proprie risorse di automazione e pulizia nella sua campagna di marketing.
Nell’insieme, con il programma di investimenti compreso tra il 2014 e il 2017, Raymond Lee stima di spendere circa 250-300 milioni di dollari per portare la capacità di tissue a 320 000 tonnellate annue. E sebbene non sia certo, il ritmo d’investimento è probabilmente destinato a continuare alla stessa velocità o anche di più, secondo il gradimento del mercato rispetto al tissue a base di bambù.
Operare in Cina, un mercato del tissue generalmente in rapida espansione, costituisce un grande vantaggio. Inoltre, l’ubicazione nella Cina occidentale significa che il tasso di crescita del mercato del tissue è ancora più alto, se si pensa all’attuale livello di consumo, molto basso.
«CREDO VI SIA CERTAMENTE SPAZIO DI CRESCITA,» conclude Raymond. «Forse non sarà così veloce come negli ultimi anni, ma dovremmo stare tranquilli per i prossimi 10. E io voglio veramente raggiungere questo obiettivo, portando Lee & Man Tissue a essere un big del tissue, specie del tissue a base di bambù.»
«Devo aggiungere che siamo un’azienda estremamente prudente quando si tratta di rischi finanziari, dunque non faremo alcuna scommessa spericolata. Ci assumeremo piuttosto un rischio calcolato per crescere e diversificare, per equilibrare il nostro business incentrato sul cartone da imballaggio.»
«A oggi la qualità del prodotto è eccellente e stiamo migliorando costantemente a ogni passo che facciamo sulla curva di ap-prendimento. Credo che la Cina sarà un grande mercato per noi, ma vogliamo esplorare anche i principali mercati di espor-tazione, come gli Stati Uniti. Ho incontrato personalmente alcuni buyer USA, che hanno apprezzato il prodotto e dimostrato grande interesse. Dobbiamo solo fare uno sforzo comune per aumentare la consapevolezza del tissue a base di bambù e dei suoi tanti aspetti positivi. Ci arriveremo presto.»
STAY TUNED!. Se siete interessati al tissue ricavato dal bambù, Lee & Man Paper è un’azienda da tenere d’occhio. E, come riportato all’inizio di questo articolo, forse anche voi vorrete programmare presto un viaggio con destinazione Chongqing, Cina. *