La tela violata. Fontana, Manzoni, Castellani, Bonalumi, Burri, Scheggi, Simeti, Amadio e l’indagine fisica della terza dimensione*
Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, Lucca 5 marzo – 19 giugno 2016
Circa cinquanta tele di otto artisti che a partire dagli anni Cinquanta hanno rivoluzionato il modo di fare arte andando al di là della superficie pittorica. Nasce proprio seguendo questo percorso di ricerca artistica la mostra “La tela violata. Fontana, Manzoni, Castellani, Bonalumi, Burri, Scheggi, Simeti, Amadio e l’indagine fisica della terza dimensione”, che dal 5 marzo al 19 giugno 2016 sarà visibile nelle sale del Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art. L’evento organizzato dal museo lucchese è prodotto da MVIVA in collaborazione con Spirale d’Idee.
L’esposizione prende in considerazione il movimento artistico dello Spazialismo con particolare attenzione a Azimuth, rivista fondata da Piero Manzoni e Enrico Castellani che coinvolgeva intellettuali, critici d’arte e artisti nel dibattito su cosa rappresentasse l’arte, e Azimut, spazio espositivo fondato sempre da Manzoni e Castellani, in collaborazione con Agostino Bonalumi. Azimut/h hanno avuto una eco e un effetto domino quasi inimmaginabile per mezzo di una dirompente sperimentazione e una dissacrazione degli strumenti del fare arte che attribuiva allo spettatore un ruolo del tutto inedito: quello di completare il lavoro dell’artista chiamato a violare la tela. La genesi di questa rivoluzione percettiva si può ritrovare nel manifesto per l’Arte integrale di Lucio Fontana. Il primo Manifesto dello Spazialismo (1946) di Fontana proponeva una nuova arte che avrebbe dovuto essere caratterizzata dallo studio fisico della materia, del colore e del suono in movimento, del ritmo che poteva scaturire da un lavoro nuovo sul palinsesto pittorico.
L’obiettivo era di superare i limiti bidimensionali della tela per creare uno spazio che fosse, al tempo stesso, fisico e concettuale.
Lo Spazialismo ha ispirato le generazioni successive formando i presupposti che hanno portato molti artisti a basare la propria proposta artistica sul superamento dei confini dell’opera, sulla violazione della tela, sulla necessità di ridiscutere i tempi e i modi del dipingere, sul bisogno di rivedere il ruolo stesso del pittore e dello spettatore. Per questi artisti, il supporto diventa l’anima di tutto il lavoro, l’elemento portante e definitivo, la tesi e l’antitesi, la scoperta di uno spazio nuovo che la tecnica tradizionale non avrebbe potuto favorire.
La mostra, in linea con i presupposti di Azimut/h, vuole indagare quegli artisti che hanno avuto il coraggio di violare la tela per riscrivere la storia, costruendo su di essa qualcosa di inatteso e rivoluzionario basato sull’utilizzo reale dello spazio, sull’indagine del tempo e sull’analisi del ritmo delle strutture. L’intento di questi artisti era di dare forma inedita a energie nuove che vibravano nel mondo, in un momento dove la presa di coscienza dell’esistenza di nuove forze e inedite necessità portava a considerare gli strumenti tradizionali in modo altro, trasformando la tela da palinsesto a struttura portante e base di accadimenti.
Maurizio Vanni