PJL-46

Imparare ad apprendere per migliorare la conoscenza e la comunicazione personale

Quando diciamo che “non si finisce mai di imparare” ci riferiamo non solo alla nostra naturale curiosità per le cose nuove ma anche all’esigenza di adeguare la nostra preparazione professionale, aggiornandola per interagire efficacemente con gli altri, elaborando le nuove esperienze di lavoro.

Claudia Braatz


Niccolò, un giovane studente, mi guarda con grandi occhi curiosi, ascolta attentamente ciò che gli spiego sul passaggio delle informazioni dalla memoria a breve a quella a lungo termine, sui ritmi e sulle pause dei tempi di apprendimento e sulla necessità di ripassare più volte ciò che è stato studiato. Alla fine Lorenzo constata: “ma allora è tutto sbagliato come facciamo di solito!” No, non è tutto sbagliato. Ma tante abitudini di studio e di memorizzazione sono poco efficaci. Ci affaticano. Ci fanno perdere la concentrazione, ci annoiano e ci fanno stancare ancora di più. Qual è allora il segreto di un metodo efficace di apprendimento? Quando si vanno a cercare i singoli meccanismi che determinano l’apprendimento ci si accorge che si tratta di un processo piuttosto complesso e delicato, e che più fattori devono essere presi in considerazione: così si impara più velocemente e si ricorda meglio.


VEDIAMO QUALI SONO QUESTI SINGOLI FATTORI. Il primo riguarda le esigenze fisiologiche fondamentali: il rispetto per il giusto riposo per il corpo e la mente e una corretta alimentazione erano precetti che già gli antichi, greci e romani, raccomandavano (“mens sana in corpore sano”!). Importanti sono anche la qualità dell’ambiente, mantenere una corretta postura, rispettare il giusto alternarsi dei tempi che si dedicano all’apprendimento e al riposo. Possono sembrare banali ma spesso già qualche piccola modifica è sufficiente per produrre cambiamenti positivi.

Il secondo elemento importante è capire qual è il proprio canale d’apprendimento preferito. Le teorie di programmazione neurolinguistica (PNL) distinguono tre diversi tipi di canale: il visivo, l’auditivo e il cinestetico. Di solito ne preferiamo uno, al massimo due di questi canali per imparare qualcosa di nuovo. Ci viene naturale ricorrere al nostro canale pre-ferito e in situazioni di stress o quando abbiamo poco tempo per apprendere cose nuove, questo rappresenta una scelta veloce e utile. Ma se impariamo a rinforzare anche gli altri canali e a “giocare” con i vari approcci allora le nostre prestazioni miglioreranno.

Un tipo “visivo” ha bisogno del supporto grafico sulla lavagna o sullo schermo: fa fatica a ricordare ciò che ha soltanto ascoltato, per esempio, in una conferenza. Per un auditivo ascoltare e confrontarsi a voce con gli altri invece è un metodo perfetto. Un tipo cinestetico è portato a intervenire attivamente, perché le lunghe esposizioni teoriche lo stancano. Un cinestetico, per esempio, di solito preferisce prendere appunti da sé.

Davo lezioni individuali di lingua a un dirigente cinestetico. Usavo come lavagna un clipboard con fogli di carta che gli consegnavo alla fine di ogni lezione. Ma ciò nonostante, e anche se rubava un po’ di tempo, mi diceva sempre “devo scrivere da me, così ricordo meglio”. Ed era perfettamente vero. 


LE TECNICHE MNEMONICHE. Il terzo fattore riguarda le tecniche mnemoniche. Sono tecniche specifiche per imparare a memoria. Con i primi Campionati mondiali di memoria negli anni novanta, iniziate dal cognitivista inglese Tony Buzan, queste pratiche hanno trovato una divulgazione più ampia, anche se alcune risalgano a secoli indietro. La tecnica degli antichi greci, i “loci”, con la quale gli elementi da ricordare vengono associati a specifici luoghi fisici, aiuta a memorizzare informazioni in sequenza, per esempio una procedura particolare che va sempre eseguita nello stesso modo. Le visualizzazioni sono molto utili per ricordare vocaboli, termini specifici e nomi. Fanno si che si possa ricordare il nome del nuovo collaboratore, del relatore della conferenza appena ascoltata o di un nuovo prodotto con un nome impronunciabile. La trascrizione fonetica permette di ricordare “file” di numeri senza sbagliare grazie alla traduzione in parole.


POI C’È LA TECNICA DELLE MAPPE MENTALI che oltre alla memorizzazione di un contenuto elaborato serve per rendere visibile un brain-storming, per prendere appunti senza smettere di ascoltare. Sostituiscono gli elenchi puntati in maniera molto più efficace: ordinano le idee e aiutano a distribuire compiti e mansioni.

Le mappe mentali sono rappresentazioni grafiche dove concetti complessi e articolati vengono ordinati gerarchicamente in forma ramificata rendendone più facile la memorizzazione visiva e favorendo quindi la possibilità di richiamarli alla mente.

Per costruirle si parte dal centro del foglio dove si riporta l’argomento principale. Procedendo per rami e cerchi concentrici, si riportano verso la periferia del grafico gli elementi correlati di importanza decrescente. In questo modo si possono cogliere con un colpo d’occhio le diverse parti del problema, le loro relazioni e la loro importanza.

Una direttrice vendite, dopo aver “messo in mappa” il suo lavoro, si rende conto come può distribuire meglio le aree di competenza fra i suoi collaboratori e trova nuove connessioni all’interno delle sue attività. In pratica la mappa l’ha aiutata a “tirar fuori” le soluzioni che conosceva già ma che la rappresentazione grafica ha reso evidenti.

Tony Buzan, nel 2012, ha scritto nell’introduzione al suo libro “Le mappe mentali per il mondo del lavoro”: “Per migliorare il nostro modo di lavorare e fare business, e per farlo nel modo più efficiente possibile, dobbiamo trasformare un infinito numero di frammenti di informazione in qualcosa dotato di senso. In altre parole, dobbiamo usare la nostra intelligenza per elaborare le informazioni. Per farlo dobbiamo sapere come usare il nostro cervello in maniera efficace (come usare la memoria e pensare creativamente, ad esempio) ed è a questo punto che entrano in scena le Mappe Mentali.” (Tony Buzan/ Chris Griffiths: Mappe Mentali per il mondo del lavoro, 2012)


LE MAPPE MENTALI SI ADATTANO A TANTISSIMI AMBITI.

Luisa, una studentessa al secondo anno universitario viene a trovarmi un lunedì mattina per fare il test per individuare qual è il suo canale preferito. Racconta che il giorno seguente ha un esame e che pensa di non essere in grado di passarlo perché ha avuto solo 15 giorni per studiare 4 libri. Avendo poco tempo, concordiamo di rimandare il test a un secondo tempo e, invece, di cominciare subito con le mappe mentali. Spiego la costruzione e l’uso delle mappe e fornisco qualche consiglio pratico su cosa fare nel resto della giornata. Il pomeriggio a casa Giulia fa quattro mappe, una mappa per ogni libro. Dopo le appende, fa dei confronti e le impara a memoria. La sera ha cura di non stancare ulteriormente la mente e di rilassarsi il più possibile. La mattina dopo va all’esame, un po’ scettica. Riesce a passare l’esame con un voto di 24/30. Leggendo aveva già studiato, ma non se ne era resa conto e le mappe hanno fatto chiarezza nella sua mente.


SILVIA HA LAVORATO COME ASSICURATRICE PER PIÙ DI 25 ANNI presso un agenzia. Per vari motivi decide di operare come libera professionista e amplia il suo portfolio di polizze con quelle di altre compagnie assicurative. Nasce il desiderio di conoscere a memoria anche queste polizze. Anche lei inizia subito dalle mappe mentali. Quando viene alla seconda lezione dice: “Ma è un metodo geniale! Inizialmente volevo fare una mappa completa per ogni polizza, poi mi sono accorta che aveva molto più senso riportare solo le differenze visto che conosco la materia profondamente. Con le mappe vedo tutto a colpo d’occhio e scrivendo ho notato dei particolari che prima non avevo pienamente presente.”

Piero, fa il rappresentante, e usa le mappe per prendere appunti durante conferenze di aggiornamento: “Prima era tutto un caos di frecce, asterischi e cancellature. Con la mappa non mi spaventano più i salti tra i vari argomenti, non perdo il filo e posso aggiungere dettagli anche in un secondo tempo.” 


LE MAPPE MENTALI SONO UNO STRUMENTO MOLTO VERSATILE. La loro struttura aperta e semplice è facile da imparare. Esercitano l’uso della fantasia che è alla base di ogni problem solving. Esse riescono, nell’era digitale in cui tutti siamo immersi, a far emergere le informazioni davvero importanti da grandi quantità di informazioni.

Per studiare bene bisogna variare le singole tecniche. Variarle porta leggerezza. Nei casi più felici ci riporta all’età prescolastica in cui si imparava semplicemente giocando.


DOPO CHE SI SONO PRODOTTE LE MAPPE, le visualizzazioni e gli altri supporti mentali si deve avere cura di trasferire le informazioni acquisite dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.

Così ben equipaggiati siamo pronti per entrare nel circolo virtuoso tra Concentrazione – Memoria – Rilassamento. Se sono ben concentrato lavorerò meglio, le mie prestazioni miglioreranno e i nuovi input entreranno facilmente nella mia memoria. Sarò capace di richiamare le informazioni immagazzinate quando mi servono. Questo mi rilassa e con un rilassamento più profondo si ottiene una concentrazione migliore che a sua volta mi farà ricordare prima e meglio.

Se la concentrazione iniziale è troppo bassa bisogna stimolare l’interesse e collegare maggiormente i contenuti della formazione alla vita reale di chi apprende. Se la concentrazione è “troppo alta”, cioè quando c’è troppa agitazione, bisogna diminuirla e tornare indietro ver-so il punto ottimale: il famoso flow. Questo termine, che è stato coniato dallo psicologo ungherese Mihály Csíkscentmihályi nel 1975, sta per attenzione continua, focalizzazione sull’obiettivo, motivazione intrinseca. Uno stato beato in cui si è completamente assorbiti dal proprio compito e ci si dimentica perfino dei bisogni fisiologici. Con un po’ di esercizio si può imparare come raggiungere e mantenere questo stato molto proficuo di concentrazione. *


Per informazioni sulle “Mappe mentali” potete contattare Claudia Braatz , specializzata nell’insegnamento di tecniche e strumenti per aumentare l’efficacia comunicativa, in tecniche di memoria, mappe mentali e metodologie di apprendimento. claudia.ina.braatz@gmail.com



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