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Lee & Man Paper: crescere rapidamente nel tissue con un occhio alla fibra di bambù

Uno dei più importanti produttori al mondo di cartone per scatole ondulate, Lee & Man Paper, nel 2014 ha fatto il suo ingresso nel mercato cinese del tissue, guardando al settore dei prodotti di consumo come un buon modo per diversificare i propri interessi e ampliare il raggio d’azione. In questo progetto, un ruolo cruciale spetta alla pasta di bambù.

Hugh O’Brian


Perini Journal ha incontrato di recente Raymond Lee, Presidente della Lee & Man Paper di Hong Kong, per saperne di più sul loro ingresso nel mercato del tissue. Lee & Man Paper è un’azienda a conduzione familiare avviata dal padre di Raymond Lee, Lee Wan Keung Patrick, nato in Cina, ma vissuto a lungo in Canada e a Hong Kong. La società Lee & Man venne costituita nel 1975, inizialmente incentrata sulla creazione e la realizzazione di borse. L’attività ebbe molto successo, così, nei primi anni 90, quando Raymond si stava laureando presso la University of British Columbia, Canada, fu fondata la Lee & Man Paper per sfruttare le possibilità di crescita che la Cina offriva.


RAYMOND LEE RACCONTA: “Onestamente, non sapevamo proprio nulla di carta all’epoca, ma producevamo borse e ci rendevamo conto che in Cina era difficile trovare un buon cartone da imballaggio per scatole ondulate. Abbiamo costituito la società nel 1994 con mio padre nel ruolo di Presidente e me come CEO. Ci sono voluti quattro anni per avviare lo stabilimento, nel 1998, inaugurato a Dongguan con due macchine continue da 40.000 tonnellate/anno ciascuna. Tanto per dare un’idea di confronto, oggi siamo a oltre 7.000.000 di tonnellate l’anno! Per noi gli anni del vero boom sono stati tra il 2000 e il 2008, durante i quali abbiamo sicuramente lavorato duro per espanderci, ma siamo stati anche molto fortunati a essere sul mercato in quel preciso momento”.


NESSUNA CONOSCENZA DEL PROCESSO PRODUTTIVO DELLA CARTA. Raymond ammette senza tanti problemi che all’inizio non sapevano proprio nulla di produzione della carta e che hanno imparato tutto con la pratica. Continua Raymond: “Tuttavia, nel 1998 potevi ancora permetterti di sbagliare e continuare a guadagnare, ma oggi il livello del settore in Cina è talmente migliorato che ormai il margine di errore è ridottissimo. Il personale ha un’ottima formazione, la tecnologia e le attrezzature sono avanzatissime e la concorrenza è diventata decisamente più forte”. Dopo l’avvio del primo stabilimento nel 1998, Lee & Man Paper ha aperto il suo secondo sito di produzione a Jiangsu, vicino a Shanghai, nel 2003. Nel 2006 è stata la volta di Chongqing, regione occidentale della Cina, mentre nel 2013 è toccato a Jiangxi, Cina centrale.


ATTENZIONE A DENARO, PRESTITI E CRISI. Due anni fa, Lee & Man Paper ha fatto il punto sul suo futuro e si è resa conto che la Cina si trasformerà probabilmente da un’economia di investimenti per una produzione rivolta all’export in un’economia basata sui consumi, che poi è un’evoluzione naturale di qualsiasi economia. Ciò avrà un potenziale impatto sulla produzione di cartone da imballaggio di Lee & Man Paper poiché la gran parte delle esportazioni del paese avviene a mezzo scatole. Raymond dice che circa il 60% di quest’attività in Cina è legata al settore food and beverage, con sicure prospettive di espansione, ma l’altro 40% è rappresentato da packaging per prodotti elettronici, scarpe e abbigliamento, per la gran parte esportati. La conclusione è che una parte di quest’attività produttiva è destinata a scomparire.

“Siamo molto attenti ai nostri investimenti e piuttosto conservatori sul piano fiscale; in sostanza, ci siamo autofinanziati la crescita ed è per questo motivo che abbiamo i margini di profitto più alti nel settore del cartone da imballaggio. Non prendiamo in prestito denaro perché non vogliamo lavorare per le banche bensì vogliamo che queste lavorino per noi. Ma molti imprenditori in Cina non hanno mai sperimentato una recessione economica e non hanno idea di che cosa si provi”.


IL TISSUE APPARE LA SCELTA GIUSTA. Dopo aver analizzato i possibili mercati su cui entrare, nel 2014 Lee & Man Paper ha scelto il tissue, avviando una capacità produttiva contenuta di circa 50.000 tonnellate annue con due piccole macchine tissue Kawanoe e aggiungendone altre tre con l’acquisto di piccole fabbriche locali. Il tutto è avvenuto nello stabilimento di Chongqing, ovest della Cina, parallelamente alla produzione cartone da imballaggio e a una linea di pasta di bambù da 200.000 tonnellate/anno che Lee & Man Paper aveva avviato qualche anno fa. “Abbiamo scelto Chongqing perché lì avevamo già la linea, piuttosto grande, per la pasta di bambù.

Scherzando, potremmo dire che la nostra macchina tissue è in realtà il nostro essiccatore per cellulosa. La pasta di bambù è eccellente e il tissue che ne ricaviamo è di ottima qualità, un business decisamente interessante, così stiamo pensando di espandere un po’ la capacità produttiva del bambù. La domanda di tissue a base di bambù c’è, sia in Cina sia sui nostri mercati di esportazione, e siamo entusiasti di poter sviluppare questo ramo della nostra attività”.


IL SUCCESSO A SORPRESA DEL BAMBÙ. Sebbene oggi il tissue a base di bambù sia uno dei temi hot della scena mondiale, Raymond afferma che sono capitati nel settore per puro caso. “Abbiamo costruito la linea per la pasta di bambù nel 2006, quando stavamo pensando di produrre carte da stampa e da scrittura per diversificare la produzione di cartone da imballaggio. Poiché c’era tanto bambù che cresceva vicino allo stabilimento di Chongqing, abbiamo deciso di provarlo. Ancora una volta non sapevamo bene cosa stavamo facendo quando abbiamo iniziato questa linea nel 2008.

Poi è arrivata la crisi economica del 2009. Così, invece delle carte da stampa e da scrittura, ci siamo limitati a produrre pasta destinata al mercato per parecchi anni”. “Alla fine, il nostro desiderio di diversificare la gamma con prodotti di consumo, unito al fatto che avevamo già la linea della pasta di bambù, ci ha portato alla scelta sensata di realizzare prodotti in tissue a base di bambù con macchinari moderni. Non avevamo proprio idea che sarebbe stato un tema tanto caldo, ma ha funzionato davvero bene per noi. Anche la tempistica è stata perfetta, specie per la regione occidentale della Cina, dove la tecnologia è ancora molto arretrata, con stabilimenti di tissue che contano centinaia di dipendenti. Nel lungo termine non continuerà così e questo per due motivi: anzitutto è una questione di igiene, poi ci sono i costi della manodopera, che prima non rappresentava un problema in Cina mentre ora sta assumendo rapidamente importanza”.


LA MIGLIORE TECNOLOGIA OGGI PER COMPETERE DOMANI. Raymond considera automazione e tecnologia lo strumento chiave che Lee & Man Paper utilizzerà sia per contenere i costi sia per stare al passo con i concorrenti più grandi già affermati sul mercato. “La nostra filosofia si basa sull’installazione della migliore tecnologia possibile oggi per poter competere domani. Sappiamo che i costi della manodopera sono in aumento, sappiamo che anche la richiesta di qualità è in aumento e infine sappiamo di dover essere efficienti. La manodopera sta diventando uno dei fattori di costo più importanti, in realtà. La nostra strategia punta all’impiego di una tecnologia modernissima interamente automatizzata, tanto per i processi di fabbricazione e trasformazione della carta quanto per i magazzini, così da contenere l’organico.

Vogliamo giocare d’anticipo, sia sul piano della tecnologia che della produzione, proprio perché sappiamo di essere indietro, considerato il nostro recente ingresso nel mercato del tissue.» A Chongqing è stata avviata una nuova macchina Voith nel mese di luglio mentre una nuova macchina Valmet entrerà in funzione il prossimo anno. Lee & Man Paper sta lanciando un nuovo marchio di tissue in Cina e il prodotto sarà sul mercato quest’estate. Così, all’inizio del prossimo anno, il 2016, Lee & Man Paper potrà contare su 180.000 tonnellate di capacità produttiva totale per il tissue con le due nuove macchine e quelle pre-esistenti.


QUAL È LA PROSSIMA MOSSA NEL TISSUE? «Non vorrei sembrare troppo fiducioso,» dichiara Raymond, «ma il piano è quello di fare la stessa cosa nello stabilimento di cartone da imballaggio di Jiangsu, cioè installare macchine tissue e alimentarle con pasta di bambù. Francamente, avendo ora una capacità produttiva di 7.000.000 di tonnellate per il cartone da imballaggio, che presto diventeranno 8.000.000, non vogliamo perdere tempo con numeri piccoli nel tissue: vogliamo crescere velocemente! Entro un paio di anni pensiamo di poter raggiungere un milione di tonnellate di capacità per il tissue, se il nostro esperimento con questa formula funziona.

Lo annunciamo pubblicamente a tutti i nostri azionisti.» Sebbene si tratti di un mercato competitivo, Raymond Lee ritiene che vi sia molto spazio per occuparvi un posto da buon concorrente nel settore del tissue, tanto più che molte piccole fabbriche di tissue altamente inquinanti sono in fase di chiusura e altre ne seguiranno in futuro. “Le aziende destinate a sopravvivere sono quelle di grandi dimensioni, rispettose dell’ambiente, con prodotti tissue di qualità elevata e tecnologia competitiva. Credo che, grazie al duro lavoro e agli investimenti intelligenti, sarà un buon affare per noi, anche se sono perfettamente consapevole che non sarà facile come quando abbiamo iniziato col cartone da imballaggio, un’epoca in cui le persone stavano solo aspettando che in Cina venisse prodotto cartone di qualità. Ma abbiamo tutti gli elementi al posto giusto per avere successo nel tissue e, mantenendo a fuoco l’obiettivo, sono sicuro che ci riusciremo”.



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