PJL-45

La memoria della carta

Pino Guzzonato Nato nel 1941, vive e lavora sulle colline di Tretto di Schio, in provincia di Vicenza. Nella sua casa-laboratorio ha sperimentato per molti anni le più differenti tecniche artistiche. Ma è con la carta che ha trovato quell’intesa profonda che gli consente di tradurre la materia in poesia.

Ferena Lenzi


In Pino Guzzonato, sperimentazione che necessita di ipotesi, intuizione, piglio curioso e contaminazione che implica libertà, autenticità e sguardo-bambino, si fondono nella creazione della carta, materia di cui sono fatte le sue opere: paglia, panni, petali, foglie di tè, canapa si trasformano, come dalle mani di un demiurgo, in carte a mano su cui lievi poggiano parole, storie, melodie. Le carte di Pino offrono l’esperienza di superfici porose e il profumo di cellulosa, di pasta di cenci e di legno; mentre filigrane si distendono allo sguardo in controluce e impronte scolpiscono moderni fossili. La materia segue un processo biunivoco di trasformazione attraverso l’opera artistica di Pino, che Ermanno Olmi ha riconosciuto «conformato alle voci delle creature che non pronunciano parole ma si esprimono attraverso il colore dei prati e il profumo dell’aria».


NON STUPISCE PERCIÒ CHE L’ARTISTA ABBIA DEPUTATO L’EX FALEGNAMERIA DI ACQUASALIENTE, sulle colline del Tretto, nel Comune di Schio (Vicenza), lasciata per decenni ai soli canti degli uccelli del bosco e al fragore del ruscello, a luogo attorno cui costruire il suo laboratorio-atelier e, senza soluzioni di continuità, la casa. Il toponimo evoca la potenza, contrapposta al principio di gravità, delle risorgive che sgorgano dalle viscere della terra, ma Acquasaliente non è solo una località isolata, immersa in una fitta vegetazione ad alto fusto.

È una infatti essa stessa dimensione che induce, in virtù di una segreta forza di attrazione tra persone speciali e luoghi singolari, a uno stato di straniamento quasi nostalgico, chiunque vi giunga. Focolare e spazio creativo appaiono del tutto compenetrati della natura circostante, immutata eppure in movimento e così le carte di Pino si mescolano a camaleonti, corvi e guerrieri scolpiti in acciaio e ferro, a opere di granito e pietra vulcanica, ad abachi e sfere e colonne di plexiglass mentre le macchine dell’antico opificio rimangono a testimoniare l’industriosità di altri tempi.



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PERINI JOURNAL 45