PJL-44

Un segno nell’anima

Spogliarsi da ogni tipo di sovrastruttura per guardare all’altro e nell’altro con occhi diversi e autentici.

Una performance che ha lasciato un segno nell’anima di chi vi ha preso parte. Un’esperienza quasi catartica. Perché spogliarsi della maschera sociale, lasciarsi andare e mettersi a nudo di fronte all’altro può provocare anche questo. Gioia o pianto liberatorio che sia, non si è però soli ad esternarlo, ma in due o forse più. E condividere può essere uno dei modi per prendere reale coscienza di ciò che siamo e di ciò che vogliamo veramente essere. È stata Maria José Arjona l’artefice di queste trasformazioni o liberazioni individuali, un’importante artista colombiana invitata a Lucca a partecipare a ottobre 2014 alla residenza internazionale organizzata dal Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art in collaborazione con prometeogallery di Ida Pisani e con il coordinamento di MVIVA. Un progetto ormai consolidato, giunto alla sua terza edizione, che ha visto alternarsi negli anni precedenti artisti thailandesi prima e coreani poi, tutti con il sostegno come main partner di Perini Journal, decisamente sensibile e attento al mondo dell’arte e della creatività. “Perini Journal – sottolinea Maura Leonardi, caporedattrice del PJL – da sempre coniuga il mondo della carta con quello dell’arte, due mondi affini che grazie all’estro e alla sensibilità degli artisti trovano modo di esprimersi attraverso opere uniche dotate di anima”.
Andare all’essenza delle persone e delle cose. Questo ha voluto essere “Espiritu”, la performance curata da Maurizio Vanni e Ida Pisani, che si è tenuta all’interno della Ex Chiesa di San Matteo a Lucca. Una location non casuale, fortemente spirituale, impregnata dall’odore penetrante dell’incenso e volutamente spoglia, ma proprio per questo capace di dare profonde suggestioni interiori.
“Uno stato d’animo – sottolinea il co-curatore Maurizio Vanni –, una presa di posizione, una decisione perentoria, un racconto performativo che esalta la prepotenza dei sensi e del cervello destro. Questo è ‘Espiritu’. La dimensione spirituale è dentro di noi e noi siamo dentro la dimensione spirituale di tutte le cose”.
Concepita per essere totalmente interattiva, Maria José Arjona ha messo a punto una performance dove ha annullato il senso della vista per cercare un dialogo più puro e diretto con il pubblico. I quattro sensi restanti sono stati gli unici canali per la “percezione dell’altro”. “Svelare la forma dell’altro – spiega l’artista di Bogotà – percependolo nella sua forma più pura, non attraverso gli occhi, ma attraverso lo spirito. La performance vuole andare all’essenza delle cose, a quella sostanza che permette alle persone di stare insieme al di là dell’identità che è legata all’immagine”. Toccare, odorare, sentire e vivere la presenza del pubblico, che è diventato parte attiva e risorsa principale del lavoro, ha significato essere al centro di un’esperienza collettiva per “ritrovare se stessi attraverso l’altro”. 


Michela Cicchinè

 

 

Commenti:
Accedi o Registrati subito per pubblicare un commento
PERINI JOURNAL 44