PJL-42

La sicurezza degli apparecchi di sollevamento

Gli apparecchi di sollevamento: progettazione, collaudi, manutenzioni programmate e controlli periodici, riqualifica e valutazione della vita residua

Alessandro Mazzeranghi, Luca Belgero – MECQ S.r.l.


Gli apparecchi di sollevamento nel nostro settore sono talvolta trascurati; non per una scelta tecnica, non per negligenza ma per uno strano effetto psicologico. Lo raccontava un manager di uno dei più grandi costruttori di apparecchi di sollevamento del mondo, KONECRANES, una società finlandese che, per il luogo di origine, ha forte competenza proprio nel settore dei carroponte da cartiera. Diceva che in molti paesi del mondo gli apparecchi di sollevamento, per la loro semplicità costruttiva (talvolta solo apparente) e per il fatto che non appaiono come apparecchi di processo, sono “sottovalutati”.


In realtà nel nostro settore, se censiamo i carroponte di un ciclo produttivo completo, ne troviamo alcuni che sono assolutamente indispensabili al processo, la cui fermata può causare la interruzione di parte o di tutta la produzione. Nella maggior parte dei casi lo scarico delle bobine da macchina continua avviene tramite carroponte così come il carico delle bobine sugli svolgitori delle macchine da rotoli … se uno dei carroponte citati resta fuori servizio per un tempo considerevole le difficoltà create alla produzione sono considerevoli.


Voi direte: ma i carroponte sono macchine robuste, perché mai si dovrebbero fermare? In verità ci sono alcune possibilità fra cui quelle che di seguito portiamo come esempio.

1. Errori iniziali di dimensionamento che fanno installare una macchina sottodimensionata rispetto al tipo di impiego che si deteriora rapidamente, inizia a richiedere più manutenzione del previsto sino ad essere sostituita. 2. Mancanza di manutenzione programmata che causa il deterioramento di parti meccaniche e/o elettriche e/o di comando rendendo il funzionamento del mezzo imprevedibile e facendo aumentare a dismisura gli interventi su guasto.

3. Mancati controlli periodici e verifiche di legge che oltre a dare gli stessi effetti della mancanza di manutenzione possono anche comportare la fermata della macchina da parte degli organi di controllo dello stato che operano nel settore della sicurezza sul lavoro.

4. Uso del mezzo oltre la vita prevista dal fabbricante che, a un certo punto, porta la macchina a operare fuori dai limiti del progetto strutturale; a parte eventuali interventi degli organi dello stato, sussiste un ovvio ma remoto rischio di collasso della macchina a fatica.

Ora è ovvio che se privilegiamo il punto di vista della sicurezza delle persone, essere superficiali nella gestione dei mezzi di sollevamento (facciamo rientrare in questo discorso non solo i carroponte ma anche le funi, le brache, le catene, i bilancini ecc.) è decisamente poco prudente visto che la perdita del carico (della bobina, per esempio) è uno degli eventi che in uno stabilimento tissue possono generare i danni più gravi, inclusa la morte… quindi ci sembra naturale richiamare l’attenzione su questo aspetto.


L’obiettivo della corretta gestione degli apparecchi (e delle attrezzature) di sollevamento. In sostanza l’obiettivo è quello di mettere in atto tutte le precauzioni e le azioni che consentano di garantire che al momento dell’uso un apparecchio o una attrezzatura di sollevamento si trova in perfetto stato di conservazione, almeno per tutti gli aspetti che hanno rilevanza per garantire la sicurezza delle persone.

Ci permettiamo di elencare brevemente alcuni esempi di “obiettivi specifici”.

1. l’apparecchio deve essere strutturalmente integro, ovvero deve apparire nelle condizioni iniziali di progetto. Non ci devono essere deterioramenti quali cricche nelle saldature, usure di elementi costruttivi (perni, per esempio), deformazioni permanenti, quanto meno per tutti quegli elementi che partecipano alla funzione di sostenere il carico.

2. Non devono essere danneggiati elementi di movimento quali ruote, pulegge ecc. che potrebbero provocare una mancata guida del carico o dell’intero mezzo.

3. I sistemi di sicurezza come i freni del sollevamento e della traslazione, devono essere integri e funzionare correttamente.

4. Gli avvisatori di sicurezza (luci, cicalino ecc.) devono funzionare correttamente.

Non procediamo oltre: check list su questi argomenti si trovano senza difficoltà in rete.

Proponiamo piuttosto a chi legge di provare a pensare quali potrebbero essere le conseguenze per le persone presenti se fra gli esempi fatti sopra ci fosse qualcosa che non funziona come dovrebbe: il carico cade? La macchina non si ferma? Il carrello del carroponte deraglia e cade a terra?

Sono brutti incidenti, e se ci sono persone esposte in quella zona i danni possono risultare gravissimi.


La buona prassi per la corretta gestione degli apparecchi (e delle attrezzature) di sollevamento.

Questo articolo vuole sensibilizzare su un aspetto che tutti noi che operiamo nel tissue tendiamo a sottovalutare. Quindi anche parlando di buone pratiche vorremmo mostrare come non sia poi così complesso tenere sotto controllo la situazione, a patto di organizzarsi un minimo, perché le azioni da mettere in atto sono alcune e fra loro diverse per logica e per finalità. Solo un insieme armonizzato di azioni preventive consente di garantire che il mezzo adoperato dal collega “non può rompersi o guastarsi in modo pericoloso”.

Facciamo quindi un elenco ragionato, che forse non sarà esaustivo, ma che vuole dare un indirizzo su come è opportuno organizzare questo aspetto:

1. Acquisto: per ordinare un carroponte non bisogna solo indicare la portata massima ma anche il tipo di impiego; questo perché il numero di cicli e il carico a cui questi cicli sono effettuati è un parametro indispensabile per il progettista. Purtroppo alcuni costruttori non etici non chiedono queste informazioni e propongono mezzi con la portata massima richiesta ma sottodimensionati rispetto all’impiego, e così facendo vanno ad apparire più concorrenziali. Questa piccola truffa viene ancora oggi messa in atto da alcuni.

2. Collaudo: sebbene la macchina venga certificata dal costruttore è bene partecipare al collaudo e capirne il significato, specialmente in relazione alle prove di carico durante le quali è fondamentale misurare la freccia del carroponte (alcuni però non lo fanno). Attenzione, un mezzo che sotto carico presenta una inflessione eccessiva potrebbe essere fermato da un organo di controllo dello stato e declassato ad una portata massima inferiore.

3. Controlli: dei controlli non distruttivi (visivi, magnetoscopici, con liquidi penetranti, di buon funzionamento) devono essere eseguiti periodicamente anche in funzione della intensità d’uso del mezzo.

La prassi è: non meno di una volta all’anno, non più di sei volte all’anno salvo casi particolarissimi di altri settori (acciaierie).

4. Verifiche obbligatorie per legge: dipendono, ovviamente, dalla legislazione nazionale ma in ogni caso devono essere considerate attività in aggiunta a quelle descritte al precedente punto.

5. Verifica poliennale (per i carriponte la normativa tecnica dice di farla ogni 10 anni): si tratta di un controllo tecnico molto approfondito tramite controlli non distruttivi di dettaglio (comprende anche le spessimetrie della struttura per rilevarne eventuali deterioramenti), prova di carico, rifacimento a posteriori dei calcoli strutturali di esercizio del mezzo e permette di dire quanta parte è stata consumata (al momento della verifica) della vita progettata del mezzo, e quindi consente di stimare una vita residua. In pratica consente di prolungare, legittimamente e con un sostegno tecnico ineccepibile, la vita del mezzo che altrimenti, senza questa verifica, andrebbe considerata esaurita.


Conclusioni. Abbiamo parlato di buona prassi, ovvero di cose che, anche indipendentemente dagli obblighi di legge, devono essere fatte per garantire che i mezzi di sollevamento (avrete notato l’enfasi che abbiamo posto sui carroponte, ma non scordatevi i bilancini o le attrezzature più semplici) che vengono utilizzati siano in perfetto stato, ovvero per evitare di esporre le persone a rischi gravissimi e assolutamente inutili.

Aggiungiamo, nel concludere, che la organizzazione cui accennavamo, oltre a garantire l’aspetto tecnico e la corretta programmazione temporale, dovrà anche preoccuparsi di raccogliere le evidenze dei controlli fatti; ovviamente per avere traccia dell’impegno aziendale in caso di successive contestazioni da parte di qualunque soggetto che ne abbia diritto. *



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