“Tu vedi lunge gli oliveti grigi che vaporano il viso ai poggi, o Serchio, e la citta’ dell’arborato cerchio, ove dorme la donna del Guinigi”. Gabriele D’Annunzio
“Come si fa a dire della Toscana ?
è quasi impossibile, ci vorrebbe tutta una vita”.
Mario Tobino
Franca Severini
La Toscana è una regione dell’anima, Lucca uno dei suoi gioielli più preziosi. Esiste in questa parte d’Italia una vocazione innata alla bellezza che si manifesta sottoforma di innumerevoli esempi, dalla musica, all’arte, alla natura che, da sola, esalta questa terra famosa nel mondo e che raggiunge primati di eccellenza in fatto di biodiversità e indici di aree verdi presenti.
La vegetazione spontanea occupa in Toscana spazi assai estesi: i boschi, in particolare, coprono 654.000 ettari, il 14% del patrimonio forestale italiano. Lucca risulta al primo posto della classifica stilata da Ecosistema Legambiente fra le 102 città italiane prese in considerazione per il verde urbano fruibile con 53 metri quadrati a disposizione di ogni cittadino.Modena è al secondo posto con il 37 metri quadrati.
Il verde, gli alberi, sono intesi non soltanto come ornamento e ossigenazione, ma anche per l’importanza del loro contributo alla qualità della vita di ognuno di noi e alla struttura stessa del territorio. Un albero in città? Ecco cosa significa:
• 30 Kg di CO2 assorbita ogni anno da una pianta con diametro di 25-30 cm, rilasciando ossigeno per la vita di 10 persone
• 20 gli alberi in grado di annullare le emissioni annue di Co2 di un’automobile
• 70/80% la riduzione del rumore ottenibile con fasce di vegetazione lungo le strade
• 25% è la percentuale di emissioni di Co2 che dipendono dalla deforestazione nel mondo
• più 15% l’incremento del valore economico degli immobili circondati da verde
• 10/50% di risparmio energetico per riduzione delle spese per aria condizionata in presenza di verde urbano
• 190 specie di uccelli di cui 83 di grande interesse conservazionistico, che trovano rifugio nelle città italiane
• 42.000 Euro il valore “globale” di un albero urbano (pianta matura di 50 anni, secondo la American Forestry Association).
(Dati da Dossier Lipu “Gli Alberi nelle Aree Urbane” pubblicato sul Corriere della Sera nel febbraio 2010)
La biodiversità toscana è tra le più ricche dell’intero bacino del Mediterraneo, dall’Arcipelago delle isole alle Alpi Apuane sono numerosi gli ambienti da preservare, che possono essere riassunti con questi numeri: 74 habitat di interesse comunitario, 914 specie di flora e fauna di elevato valore conservazionistico su un totale di 3250 specie di flora, 84 di mammiferi, 421 di uccelli, 19 di anfibi, 22 di rettili, oltre 60 di pesci ed un ricchissimo patrimonio di invertebrati.
Eccellenti in biodiversità sono le zone toscane dell’Arcipelago e le Alpi Apuane, i tratti del crinale appenninico dalla Lunigiana al Pistoiese, al Parco della Maremma, a quello di Migliarino e San Rossore Massaciuccoli, alla Laguna di Orbetello, al Monte Argentario, al Padule di Fucecchio, ai Monti della Calvana, al Lago di Burano, all’Alpe della Luna, al Sasso di Simone e Simoncello in provincia di Arezzo, alla Val di Merse e al Monte Labbro sull’Amiata grossetana.
Tra questi luoghi esistono però alcune eccellenze: secondo una recente rilevazione statistica, l’area toscana ampia circa 10 chilometri quadrati più ricca di biodiversità è una superficie in provincia di Lucca e a cavallo con quella di Massa Carrara che comprende il Lago di Porta a sud e le pendici delle Apuane a nord. Quest’area può essere definita l’ARCA della Toscana, con ben 139 specie diverse e che è localizzabile intorno alla cittadina di Montignoso. *
Un tempo gli alberi avevano occhi
Un tempo gli alberi avevano occhi,
posso giurarlo,
so di certo
che vedevo quando ero albero,
ricordo che mi stupivano
le strane ali degli uccelli
che mi sfrecciavano davanti,
me se gli uccelli sospettassero
i miei occhi,
questo non lo ricordo piu’.
Invano ora cerco gli occhi degli alberi.
Forse non li vedo
perche’ albero non sono piu’,
o forse,
chissa’,
solo a me m’era parso
e gli alberi sono ciechi da sempre…
Ma allora perche’
quando mi avvicino
sento che
mi seguono con gli sguardi,
in un modo che conosco,
perche’, quando stormiscono e occhieggiano
con le loro mille palpebre,
ho voglia di gridare –
Cosa avete visto?...
Ana Blandiana
da Ottobre, Novembre, Dicembre, 1972
Lago di Porta: storia dell’area
L’area del lago che oggi si estende per 159 ettari, fu un’importante zona militare e di transito; stretto tra le colline e le paludi costiere, divenne un passaggio quasi obbligato per i viandanti che qua erano costretti a pagare dazi e pedaggi. Una porta di ferro fatta costruire dal nobile Beltrame “là ove il lago si univa al monte”, ha dato il nome all’area. In epoca medioevale il luogo era attraversato dalla via Francigena; nei pressi della porta diversi edifici, tra cui la chiesina S.Maria e l’Albergo-Osteria di Porta che dava ospitalità a viandanti e pellegrini. Fin dal XIV secolo il lago viene ricordato per l’ottima qualità e l’abbondanza di pesce; i territori adiacenti erano indicati con nomi specifici a seconda dell’uso che ne veniva fatto: i prati o prata erano destinati al pascolo del bestiame; i pagliareti alla raccolta di fieno, falasco, giunchi ed altre specie palustri; i campi alla coltivazione di cereali, olivo, pioppo, vite, gelsi e alberi da frutto.