PJL-41

Acqua, acqua ovunque e non una goccia da bere

Peter Gleick ha speso gran parte della sua carriera, lunga oltre 25 anni, a studiare e influenzare le problematiche dell’acqua in tutto il mondo.

Dopo il suo dottorato di ricerca in idrologia e climatologia, nel 1986 ha pubblicato uno dei primi articoli sull’impatto dei mutamenti climatici sulle risorse idriche e oggi è ampiamente riconosciuto come uno degli esperti più autorevoli al mondo in materia di acqua. Perini Journal lo ha incontrato nel suo ufficio presso il Pacific Institute di Oakland, California.


Perini Journal


Gli scienziati stimano che dell’acqua presente sulla Terra meno del 3% è costituito da acqua dolce, il resto è acqua salata e solo l’1% dell’acqua dolce è accessibile, considerato che l’altro 2% è racchiuso nelle calotte di ghiaccio o nelle profondità del sottosuolo. Di conseguenza, la semplice molecola H2O - una delle materie più essenziali per la vita su questo pianeta - è una risorsa molto limitata, oltre che fonte di preoccupazioni, regolamentazioni e conflitti nell’arco dei millenni.

Il Pacific Institute, fondato nel 1987, si propone di trovare soluzioni applicate al mondo reale per problemi come la scarsità d’acqua, la distruzione dell’habitat, i mutamenti climatici e l’ingiustizia ambientale. Con sede a Oakland, California, svolge attività di ricerca, pubblica rapporti, raccomanda soluzioni e collabora con decisori, gruppi di advocacy e cittadini per cambiare le politiche di gestione dell’acqua.


PJ: Pensa che oggi l’acqua sia diventata un tema più caldo in tutto il mondo?

PG: Non vi è dubbio che l’acqua è sempre più importante per un numero sempre più ampio di persone su tutto il pianeta. In generale, vi è una maggiore consapevolezza sui temi dell’acqua oggi e uno sforzo maggiore per risolvere i problemi idrici.

Ma la storia dei conflitti per l’acqua risale a migliaia di anni fa. Abbiamo una cronologia delle controversie per l’acqua sul nostro database www.worldwater.org, il quale riporta scontri che risalgono all’antica Mesopotamia. Centinaia di contese si sono verificate a causa dell’acqua e sembra che il rischio di conflitti legati all’acqua sia aumentato negli ultimi anni.


PJ: Quali pensa siano le sfide più importanti che dobbiamo affrontare in relazione all’acqua?

PG: Penso che le sfide decisive in materia di acqua siano quattro. In primo luogo, il fatto che 800-900 milioni di persone sulla Terra non hanno accesso a risorse di acqua potabile sicura. Si tratta di 1/7 della popolazione mondiale e credo che ciò sia assolutamente inaccettabile nel 21° secolo. Oltre a questo, circa 2,5 miliardi di persone, più di 1/3 del mondo, mancano di servizi igienici sicuri, il che provoca malattie come colera, dissenteria e altre malattie legate all’acqua.

In secondo luogo, stiamo andando incontro a ciò che noi definiamo “peak water”, il picco dell’acqua. Analogamente al picco del petrolio, significa che stiamo raggiungendo il limite della quantità di acqua che possiamo attingere dai nostri fiumi, laghi e dal sottosuolo. Quindi dobbiamo trovare altri modi per utilizzare l’acqua di cui disponiamo in modo più efficiente. In termini di risorsa, l’acqua si distingue tra “rinnovabile” e “non rinnovabile”. L’acqua rinnovabile riguarda la gran parte dell’acqua presente oggi nel mondo, come quella dei fiumi. Il fatto è che abbiamo raggiunto un picco di prelievo in molti grandi fiumi del mondo. Stiamo attingendo all’intero flusso del fiume Colorado negli Stati Uniti e lo stesso sta avvenendo per il Fiume Giallo in Cina e il Nilo in Egitto. Possiamo anche pensare di prelevare più acqua da questi sistemi, ma non ce n’è.

L’acqua non rinnovabile è quella delle acque sotterranee provenienti dalle falde acquifere, pompata troppo velocemente per poter ripristinare le riserve in modo naturale. È un po’ la stessa cosa del petrolio: una volta esaurita la quantità limitata che si trova nelle profondità del terreno, dobbiamo trovare altre fonti. Nelle zone di Cina, India e Stati Uniti occidentali stiamo pompando una quantità eccessiva delle nostre acque sotterranee. Secondo alcune stime, circa il 40% della produzione alimentare mondiale è basata sull’impiego di acqua non rinnovabile, una situazione sicuramente insostenibile. Tale connessione cibo-acqua è un punto molto importante e abbiamo bisogno di soluzioni urgenti per poter continuare a produrre cibo con risorse idriche limitate per una popolazione mondiale in crescita.

La terza sfida dell’acqua è legata ai mutamenti climatici. La comunità scientifica e ogni accademia scientifica nazionale sul pianeta concorda sui mutamenti climatici in corso, di cui gli esseri umani sono responsabili. La sfida sta nel capire quale sarà l’impatto dei mutamenti climatici sull’acqua, quali saranno i costi e quali opzioni potranno contribuire a ridurre tale impatto.

Senza dubbio, alcune delle conseguenze più importanti saranno legate all’acqua. Un pianeta più caldo significa più evaporazione e un ciclo idrologico più intenso. La richiesta di acqua da parte del mondo agricolo crescerà parallelamente all’aumento delle temperature. I mutamenti climatici provocheranno cambiamenti nei processi di disgelo nonché negli intervalli e nell’intensità delle precipitazioni. Insomma, come se non bastasse, le sfide già difficili in materia di acqua e sua distribuzione sulla Terra saranno rese ancora più complesse dai mutamenti climatici.

L’ultima sfida riguarda l’aspetto politico dell’acqua e il rischio di conflitti legati a questa preziosa risorsa. L’acqua attraversa i confini e non è rigidamente convogliata all’interno di questo o quel paese. La metà delle terre emerse del pianeta si trova in quello che noi definiamo un bacino fluviale internazionale, il che significa che la pioggia cade sul terreno e scorre in un fiume condiviso da due o più paesi. Dobbiamo imparare a gestire pacificamente queste acque condivise. Pertanto, vi sono tutta una serie di sfide intorno all’acqua e molto lavoro da fare.


PJ: Guardando all’industria della pasta e della carta, come la vede?

PG: Si tratta di un settore a uso intensivo di acqua, che dimostra un grande interesse nel cercare di capire l’impiego di quest’acqua e lo scarico dei reflui che ne derivano, il tutto da un punto di vista della sostenibilità. I rapporti sulla sostenibilità sono tanto diffusi oggi quanto i rapporti finanziari. A tale proposito, noi lavoriamo con le aziende per aiutarle a valutare, capire e migliorare l’utilizzo dell’acqua. Stiamo incontrando realtà all’avanguardia, che si preoccupano del rischio aziendale connesso all’acqua.


PJ: Qual è il rischio legato a una carenza di acqua o alla reputazione di un’azienda in caso di contaminazione?

PG: Le aziende più lungimiranti intendono ridurre i rischi idrici che si trovano ad affrontare come pure vogliono capire come le loro attività potrebbero esserne influenzate. Quindi, anche in assenza di regolamentazione, auspicano una riduzione del loro impatto. Una parte del nostro lavoro include la collaborazione con imprese innovative al fine di contenere la loro catena di approvvigionamento e ridurre l’uso delle risorse naturali, acqua compresa.

L’industria delle bevande lo ha imparato molto presto, quando l’opposizione locale ha costretto alla chiusura di alcuni impianti in India, un costo enorme, sia in termini economici che di reputazione. Di conseguenza, per l’industria della pasta e della carta, caratterizzata da un uso intensivo di acqua, è certamente opportuno cercare di prevenire questi rischi e lavorare per mitigarli. Si tratta di un atteggiamento molto più diffuso di quanto non fosse 20 anni fa, il che dimostra una più ampia comprensione dei problemi idrici.


PJ: Ha l’impressione di fare progressi in relazione ai temi dell’acqua?

PG: Sì, credo che stiamo esercitando una certa influenza. La maggior parte delle persone ora capisce che non risolveremo il problema limitandoci a costruire nuove dighe e nuovi serbatoi, piuttosto dobbiamo migliorare la gestione delle risorse idriche per una migliore efficienza. Infatti, l’utilizzo di acqua negli Stati Uniti, che per lungo tempo è aumentato parallelamente alla crescita demografica ed economica, negli ultimi decenni si è stabilizzato. Effettivamente utilizziamo meno acqua oggi di 30 anni fa, anche se la nostra popolazione e l’economia sono cresciute. Si tratta di un cambiamento notevole nel modo di pensare e di agire. La buona notizia è che esistono soluzioni intelligenti ed efficaci che possono ancora essere implementate. *


  • il Delta del Mississippi. Come cantava Paul Simon nella sua meravigliosa Graceland, “The Mississippi Delta was shining like a National guitar”, il delta del Mississipi risplendeva come una chitarra Nazionale. (Image: USGS/NASA)
  • Dr. Peter Gleick, uno dei massimi esperti mondiali in materia di politiche idriche
  • il fiume Nilo fotografato da un satellite (foto: USGS / NASA)
  • zone di scarsità idrica fisica ed economica. Fonte: IWMI 2007
  • Cambiamenti relativi su vasta scala del deflusso annuale per il periodo 2090-2099 rispetto al periodo 1980-1999. Nota: i valori rappresentano la media di 12 modelli climatici nell’ambito dello scenario SRES A1B. Le aree bianche indicano dove meno del 66% dei 12 modelli concordano sul segno del cambiamento, le aree tratteggiate indicano dove più del 90% dei modelli concordano sul segno del cambiamento. Fonte: Bates et al. 2008
  • il delta del fiume Mackenzie, il più lungo del Canada (2,635 miglia), fotografato, con colori alterati, dal satellite Terra della NASA utilizzando la strumentazione ASTER. Foto: NASA/ASTER
Commenti:
Accedi o Registrati subito per pubblicare un commento
PERINI JOURNAL 41